domenica 23 settembre 2012

Siria, card. Bertone: difendere l'unità del Paese e "primavera araba" (Izzo)

SIRIA: BERTONE, DIFENDERE UNITA' PAESE E PRIMAVERA ARABA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 23 set. 

La Santa Sede esprime "tutta la sua preoccupazione per la guerra in Siria, che ha provocato quasi 30 mila morti". 
"E' una crisi complicata - ha detto il cardinale Tarcisio Bertone in un'intervista al quotidiano di Barcellona, 'La Vanguardia' - che non mette in pericolo solo la comunita' cristiana ma tutta la societa'". "E' importante - ha affermato il segretario di Stato - salvaguardare l'unita' del Paese" in cui tutti, comprese le minoranze, "abbiano un ruolo fondamentale per contribuire al bene della societa'".
Nell'intervista, Bertone ha rinnovato l'appello alla fine delle violenze, "da qualsiasi parte vengano", e a dare priorita' alla via del dialogo e della riconciliazione".
Rispondendo alle domande de "La Vanguardia", il cardinale Bertone si e' poi soffermato sulle prospettive della cosiddetta "primavera araba". 
Pur non essendoci piu' l'entusiasmo iniziale, ha osservato, i movimenti nel mondo arabo vanno visiti "piu' che come un rischio come un'opportunita' e una sfida". In molti dei cambiamenti che si vedono, ha ricordato il porporato salesiano, c'e' all'origine "un desiderio di maggiore giustizia e partecipazione alla vita politica". Elementi questi che, "non possono non incontrare una grande sintonia con i valori promossi dal cristianesimo", dalla dignita' della persona all'importanza della famiglia".
Il porporato si e' infine soffermato sulle violenze anticristiane in molti Paesi a maggioranza musulmana. 
La diminuzione della presenza cristiana in Medio Oriente, ha affermato, "non e' solo un danno per la Chiesa, ma per tutta la societa' come riconoscono pure molti musulmani". Per questo, ha ammonito, "la promozione della liberta' religiosa e' la migliore garanzia per il progresso della societa'". 
Come ha testimoniato la visita del Papa in Libano, da parte loro i cristiani, ha assicurato il segretario di Stato, saranno sempre "costruttori di pace e artefici di riconciliazione".

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