martedì 4 settembre 2012

Roma. Aperto il 23.mo Congresso mariologico internazionale: bilanci dal Vaticano II a oggi


Roma. Aperto il 23.mo Congresso mariologico internazionale: bilanci dal Vaticano II a oggi 

Si è aperto questo pomeriggio con una celebrazione nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore, il 23°Congresso mariologico mariano internazionale. In occasione del 50.esimo anniversario dell’inizio dei lavori conciliari, il tema di studio sarà “La mariologia a partire dal Concilio Vaticano II. Ricezione, bilancio e prospettive”. Ampia la partecipazione di studiosi docenti e cultori di mariologia provenienti da tutti i continenti. Ben 16 i gruppi di lavoro linguistici. “Dopo circa cinquant'anni possiamo oggi valutare con serena oggettività la portata epocale del capitolo VIII della Lumen gentium, che ha dato sviluppo alla ricerca mariana trasformandola in pianta feconda di fiori e di frutti”, ha detto il card. Angelo Amato, presidente della Congregazione per la Cause dei Santi nell’intervento d’apertura. Adriana Masotti ha chiesto a padre Vincenzo Battaglia, presidente della Pontificia Accademia Mariana Internationalis, che organizza il Congresso, se dal Concilio sia emersa una comprensione particolare di Maria: 

R. – Il Concilio Vaticano II, con il capitolo VIII della Lumen Gentium, ha voluto sottolineare soprattutto il posto e il ruolo della missione di Maria nella storia della salvezza, il ruolo della Vergine Maria come figlia prediletta del Padre, come Madre del Figlio di Dio, Gesù Cristo - sua discepola fedele, lo ha accompagnato nella sua missione - e ancora la Vergine Maria nel mistero della Chiesa come Madre innanzitutto, poi anche come modello della Chiesa, modello per quello che sono le autentiche virtù cristiane.

D. – Questa sottolineatura veniva a correggere qualche altra visione di Maria precedente?

R. – Questa sottolineatura ha aiutato il popolo di Dio a sentirla più presente: madre ma anche sorella, madre che accompagna, che sta con la Chiesa, che sta con l’umanità.

D. – Oltre a un bilancio della mariologia a partire dal Concilio, argomento del vostro Congresso è anche guardare alle prospettive. Che cosa può dirci a questo riguardo? C’è ancora da capire di più, da approfondire su Maria?

R. – Certamente, c’è ancora da approfondire di più. Tra le altre piste da percorrere ancora, c’è da approfondire sempre di più il dialogo ecumenico, il dialogo multiculturale, anche all’interno della Chiesa. E la Mariologia lo può favorire, a partire dalle varie sensibilità culturali - europea, asiatica, africana - pensiamo all’America del Nord e all’America Latina. Siccome ci sono tantissime tradizioni mariane, in questo senso ciò che è importante è anche utilizzare al meglio queste tradizioni. Oltretutto, ci sono anche tematiche, come per esempio il ruolo della donna, che possono essere ben illuminate a partire proprio dalla mariologia. Ho fatto un paio di esempi, ma se ne potrebbero fare altri.

D. – Il Concilio Vaticano II ha rilanciato anche il dialogo ecumenico. Sappiamo che Maria non ricopre lo stesso ruolo in tutte le confessioni cristiane, ad esempio tra gli anglicani. Come si colloca la Madre di Cristo in questo contesto? E’ ancora un ostacolo o è un ostacolo ormai superato?

R. – Alla luce di quanto è avvenuto nell’ambito dei dialoghi in campo ecumenico, possiamo dire con grande soddisfazione che Maria è sempre di più Madre dell’unità, perché i dialoghi ecumenici recenti hanno messo in luce quale sia l’attenzione e la crescente intesa che c’è tra le varie confessioni cristiane attorno alla Vergine Maria. Davvero, sempre più c’è questac apertura e allora la Vergine Maria aiuta e aiuta i discepoli del suo Figlio, tutti i cristiani, anche sulla strada dell’incontro sempre più intenso tra di loro. Lei, con la sua presenza, apre cammini di unità e di incontro.

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