sabato 22 settembre 2012

Medio Oriente, luoghi dimenticati. Per i media valgono di più le piazze dello scontro che quelle del dialogo (Pastormerlo)


MEDIO ORIENTE

Luoghi dimenticati

Per i media valgono di più le piazze dello scontro che quelle del dialogo

Emilio Pastormerlo - direttore “L’Araldo Lomellino” (Vigevano)

Stessa regione, quel Medio Oriente sempre in ebollizione, Stati confinanti, piazze vicine ma diverse. Immagini che sono passate nei giorni scorsi nei Tg, una accanto all’altra, immagini differenti, se pur di una stessa regione, se pur con gli stessi problemi.
Immagini di scontri, di assalti alle ambasciate americane, di morte e di distruzione, immagini di piazze colme di gente in preghiera, di celebrazioni religiose, d’incontro, in Libano con Benedetto XVI
Parlando di Medio Oriente, il più delle volte, non si pensa che in quella terra ci siano anche cristiani. Si pensa solo ai mussulmani, alle “primavere arabe” connotate forse più d’incognite che di certezze e poi, all’improvviso, ci si accorge che ci sono migliaia di cristiani, certamente in minoranza, ma non per questo una realtà robusta nel panorama mediorientale. Una realtà spesso emarginata, con pochi diritti e sempre in pericolo, ma anche una realtà concretamente presente in quella martoriata situazione sociale. Pensiamo alle scuole, pensiamo agli orfanotrofi, pensiamo alle tante opere di carità sostenute proprio da quei cristiani che spesso non si vedono e che forse molti non sanno nemmeno esistano. 
Il viaggio del Papa ha consentito, almeno per un giorno, che questi cristiani uscissero dalle loro catacombe, forse non scavate sotto terra, ma rese tali dalle culture e dai conflitti di oggi. Catacombe spesso create anche dal mondo occidentale, quel mondo culturale e mass-mediale cui spesso dà fastidio mostrare tanti cristiani in preghiera, mostrare una presenza più incisiva e più forte degli stessi numeri. 
Allora non c’è solo la “primavera araba”, ma c’è una realtà “socio-culturale araba”, alla quale appartengono diverse culture e diverse religioni, tra le quali i cristiani. 
Se si facesse il conteggio dei minuti di “passaggio” televisivo delle due “piazze” mediorientali, nei giorni scorsi, quella degli scontri e quella dei cristiani in preghiera con il Papa, certamente di gran lunga vincerebbe la prima. Forse è più appetibile televisivamente, ma forse la seconda è anche più scomoda culturalmente e politicamente. 
Così i cristiani vengono semplicemente coinvolti quando si attribuisce alle religioni tutte le cause dei conflitti nel mondo e quindi anche in Medio Oriente, mentre vengono ignorati quando si parla del loro ruolo di pace e di dialogo, quando si parla delle tante opere di carità che assicurano in quella terra (grazie anche al sostegno delle tante comunità occidentali di riferimento), quando si parla di famiglie abbandonate a se stesse, di bambini cui non è nemmeno garantita la scuola. 
C’è indubbiamente un Medio Oriente che non ci è dato conoscere. La visita di Benedetto XVI ci ha aperto qualche finestra. Il nostro impegno è quello di continuare a seguirlo, anche a riflettori spenti.

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