mercoledì 19 settembre 2012

La sorpresa dei gentili di Svezia. Stampa e pubblico increduli per il volto della Chiesa cattolica emerso dalle due giornate del Cortile (Ulf Jonsson)


Stampa e pubblico increduli per il volto della Chiesa cattolica emerso dalle due giornate del Cortile

La sorpresa dei gentili di Svezia

di Ulf Jonsson*

Due giornate indimenticabili di rispettoso dialogo tra credenti e non credenti. Con queste parole si potrebbe sintetizzare l'incontro del Cortile dei gentili che si è tenuto a Stoccolma il 13 e 14 settembre, grazie alla collaborazione tra Pontificio Consiglio della Cultura, Ambasciata di Svezia presso la Santa Sede e due istituzioni locali, l'Accademia Reale delle Scienze e l'organizzazione giovanile Fryshuset.
«Il mondo con e senza Dio» è stato il tema dell'incontro. I due principali promotori, il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, cardinale Gianfranco Ravasi, e l'ambasciatore di Svezia presso la Santa Sede, Ulla Gudmundson, hanno reso l'evento un'esperienza gratificante per tutti i partecipanti. Nel corso della sua permanenza in Svezia, il cardinale Ravasi ha incontrato il ministro della Cultura svedese, Lena Adelsohn Lijeroth, il ministro degli Affari Civici, Stefan Attefall, e l'arcivescovo della Chiesa luterana di Svezia, Anders Wejrd.
L'evento centrale di giovedì 13 si è svolto nella sede di una delle istituzioni intellettuali svedesi più prestigiose, l'Accademia Reale Svedese delle Scienze, che ha tra i suoi compiti di scegliere i vincitori del premio Nobel. Il livello intellettuale dei dibattiti è stato notevole. Sette rappresentanti molto noti della vita scientifica e culturale svedese hanno incontrato il cardinale Ravasi per un dibattito pubblico della durata di tre ore su tre temi centrali: cosa significa credere o non credere? Esiste una realtà non materiale? Che cos'è un essere umano?
Nel suo intervento introduttivo, il cardinale ha affermato che qualche volta scienza e religione hanno avuto difficoltà a raggiungere relazioni reciproche armoniose, ma che ciò non è la regola. Ci sono modi diversi per arrivare a conoscere la realtà: le scienze naturali, pur essendo un cammino prezioso verso la conoscenza, non sono l'unico. Anche espressioni culturali come la letteratura, il cinema e l'arte possono dischiuderci prospettive esistenziali della realtà, ha sottolineato il porporato, citando autori svedesi come Stig Dagerman, Per Olof Enqvist e Torgny Lindgren. Ha poi proseguito affermando che attraverso gli incontri del Cortile dei gentili la Chiesa esce, per così dire, dal santuario per incontrare quanti non condividono la sua fede, non per convertire, ma per promuovere un dialogo rispettoso. «Sono impaziente -- ha concluso -- di ascoltare ciò che avete da dire qui in Svezia, poiché il vostro è uno dei Paesi più secolarizzati al mondo, e anche un Paese multietnico e pluralistico». Il secondo intervento introduttivo è stato pronunciato da Georg Klein, professore di biologia e autore di numerosi libri. Cresciuto in una famiglia ebrea laica, è ateo sin dall'età di quindici anni. Klein ha spiegato come in gioventù i suoi numi domestici fossero Dante, Bach e Rilke e che li apprezza ancora oggi, sebbene testimonino cose nelle quali non crede più.
A questi interventi, è seguito un lungo dibattito. Un passaggio molto interessante si è avuto con il confronto tra Ulf Danielsson, docente di astrofisica, e Ingemar Ernberg, docente di biologia. Entrambi atei, si sono trovati d'accordo sul fatto che tuttora non conosciamo i limiti cognitivi delle scienze naturali e che ancora non abbiamo la risposta a molte domande scientifiche fondamentali. «Non sappiamo veramente che cos'è la vita -- ha detto Ernberg -- e non possiamo formulare alcuna definizione per descriverla». Secondo Danielsson, invece, «potremmo essere capaci di spiegare come ha avuto inizio l'universo, ma non abbiamo la minima idea del perché le cose esistono». Dal canto suo la poetessa Ylva Eggehorn, cristiana credente, ha commentato che la fede si occupa delle imponderabilia della vita, ovvero delle cose che non possono essere misurate o pesate, ma che comunque continuano a essere una fonte di significato per la nostra vita. A tali domande non si potrà mai trovare una risposta scientifica. Lo scrittore P. C. Jersild, ateo impegnato, ha però risposto che la mancanza di conoscenza scientifica non implica che vi sia spazio per le risposte religiose. E, formulando il commento più critico contro la religione di tutto l'incontro, ha contestato la Chiesa cattolica per le sue opinioni sulle questioni etiche riguardo alle origini della vita umana.
Il secondo incontro centrale, venerdì 14, si è tenuto presso la sede di Fryshuset, l'organizzazione giovanile di Stoccolma fondata dallo svedese Anders Carlberg, il centro più grande in Europa in cui giovani provenienti da contesti sociali problematici imparano a utilizzare la loro energia in modo costruttivo e creativo. I temi discussi in questa giornata sono stati di natura più pratica, come il ruolo della religione nella società civile e come contrastare la violenza e i conflitti fra i diversi gruppi etnici e religiosi. Tra i partecipanti al dibattito vi erano anche tre rappresentanti dei giovani: un cristiano, un musulmano e un ateo.
Nell'intervento introduttivo di venerdì, il cardinale Ravasi ha riflettuto, tra l'altro, sulla terminologia che viene utilizzata per descrivere le persone invitate a dialogare con la Chiesa nel Cortile dei gentili. Ha spiegato che, di fatto, spesso questi non vogliono essere definiti atei, bensì «umanisti laici».
È poi intervenuto Thomas Hammarberg, già Alto commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, che ha espresso il suo apprezzamento per le iniziative come il Cortile dei gentili, necessarie per dissipare pregiudizi e prevenire conflitti tra i diversi gruppi religiosi. In questo senso ha ricordato una serie d'importanti sforzi compiuti dalla Chiesa cattolica per aiutare a rafforzare il rispetto dei diritti umani nel mondo. Ha inoltre raccontato di essersi incontrato con Giovanni Paolo II per due lunghe conversazioni su come promuovere i diritti umani a livello globale. Inoltre ha espresso la sua stima per Benedetto XVI e per i suoi preziosi pronunciamenti relativi alla situazione degli immigranti rom in Italia. Hammarberg si è però dichiarato non del tutto soddisfatto del ruolo svolto a questo riguardo dai leader religiosi cattolici e delle altre confessioni. Inoltre ha manifestato il suo dissenso rispetto ad alcune posizioni della Chiesa cattolica, come quelle sul tema della salute riproduttiva.
Le successive due ore di dibattito hanno coperto un ampio spettro di questioni riguardanti il ruolo della religione nella società civile. Una critica è giunta dalla giovane musulmana Fazeela Zaib, che ha contestato ai rappresentanti dei gruppi degli umanisti laici e degli atei di essere oppressivi nei confronti delle donne. «Le organizzazioni di atei -- ha affermato -- sono tanto antifemministe quanto qualsiasi gruppo religioso. Basti considerare che i loro leader sono tutti uomini», ha detto al leader dell'organizzazione svedese degli umanisti laici e atei, Christer Sturmark, che è rimasto piuttosto stupito.
Una testimonianza commovente di fede cristiana l'ha offerta nel pomeriggio del 14 settembre Anders Carlberg, fondatore dell'organizzazione Fryshuset, il quale ha spiegato di credere in Dio perché sperimenta la forza della fede nella propria vita. «Quando cerco di servire i giovani emarginati che vengono a Fryshuset per trovare aiuto, riesco a sentire che Cristo è presente in mezzo a noi. Il momento in cui si sente maggiormente questa forza è quando si assistono le persone bisognose. Colui che ha detto che gli ultimi saranno i primi in quei momenti è presente».
Un altro passaggio toccante è stato quello che ha avuto come protagonista lo scrittore Per Wirtén, che ha spiegato di sentire come la mancanza di fede crei una sorta di vuoto esistenziale nella sua vita. «Appartengo a una generazione che ha lasciato Dio dietro di sé. Significa che si vive in una sorta di stanza esistenziale priva di spazio. Non voglio definirmi ateo, anche se non credo in Dio. È come nuotare in mare senza un orientamento finale. Sì, apprezzo la libertà di questa esperienza. Ma contiene anche una sorta di vuoto».
La Svezia è spesso considerata uno tra i Paesi più secolarizzati al mondo, e sotto molti aspetti ciò è vero. Sono in pochi ad andare in chiesa la domenica e la fede religiosa svolge un ruolo molto marginale nella vita civile e nel dibattito pubblico del Paese. Il Cortile dei gentili è stato quindi un evento straordinario nel contesto della società svedese. La fede discussa in pubblico -- a questo livello di eccellenza intellettuale e con così tanta apertura mentale -- è di fatto un evento insolito nel nostro ambiente scandinavo.
Si può solo essere grati del fatto che l'incontro si sia tradotto in un dibattito tanto rispettoso e gratificante tra credenti e non credenti. Tutti i partecipanti hanno potuto esprimere liberamente la propria opinione. E sono state fatte osservazioni critiche di diverso genere, ma nessuna in modo aggressivo. Non penso che qualcuno abbia lasciato i dibattiti sentendosi offeso, ma piuttosto con gioia e certamente con una serie di pronunciamenti interessanti e testimonianze personali notevoli su cui riflettere. Quanti fino ad allora avevano sperimentato la Chiesa cattolica soprattutto come istituzione docente, l'hanno potuta conoscere come ascoltatrice attenta degli altri.
I commenti sull'incontro nei media svedesi sono stati positivi. Sono iniziati con un'intervista molto favorevole e rispettosa al cardinale Ravasi, pubblicata dal principale quotidiano svedese «Dagens Nyheter» alcuni giorni prima dell'inizio dell'incontro. Durante i lavori, ho sentito un giornalista dell'azienda radiofonica di Stato svedese Sr commentare l'evento affermando che «è sorprendente ascoltare un dibattito sulla religione e la scienza a un livello intellettuale tanto elevato e con tanto rispetto verso la fede religiosa». Vale forse la pena ricordare inoltre che l'azienda televisiva di Stato svedese Svt, alcuni giorni dopo l'incontro, ha mandato in onda i dibattiti per intero: una maratona di quasi sei ore di trasmissione.
Lasciando Fryshuset, venerdì pomeriggio dopo la conclusione dell'incontro, ho colto l'occasione per ringraziare l'ambasciatore Ulla Gudmundson, primus motor dell'evento, e di congratularmi con lei per il successo avuto dall'iniziativa. L'ambasciatore Gudmundson, che di solito appare piena di energia, in effetti per un istante è sembrata un po' stanca. Ma anche molto soddisfatta. Entrambe le cose a buon motivo.

* Gesuita, Newman Institute (Uppsala)

(©L'Osservatore Romano 19 settembre 2012)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ha poi proseguito affermando che attraverso gli incontri del Cortile dei gentili la Chiesa esce, per così dire, dal santuario per incontrare quanti non condividono la sua fede, non per convertire, ma per promuovere un dialogo rispettoso...

NON PER CONVERTIRE....

Mah! rinuncio a capire, meglio non insistere.

Francesco ha detto...

Stiamo parlando della Svezia, un paese che ha rotto ogni legame con la cattolicità mezzo millennio fa. Già il solo fatto che degli atei si siano ritrovati a parlare di Dio mi sembra una cosa buona, poi chissà, solo Dio può convertire i cuori, non dimentichiamolo. E non dimentichiamo nemmeno l'apporto che la ragione può dare alla fede, ne parlava già l'Aquinate otto secoli fa.