lunedì 24 settembre 2012

La prolusione del card. Bagnasco nelle approfondite sintesi di Salvatore Izzo

BAGNASCO: CRISI MORDE, BISOGNA CONSENTIRE A MONTI DI SALVARE IL PAESE
Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 24 set. 

La crisi economica continua a mordere l'Italia, dove "la vita della gente e' gia' segnata in modo preoccupante", ed "e' chiaro interesse di tutti che il Governo votato dal Parlamento adempia ai propri compiti urgenti, e metta il Paese al riparo definitivo da capitolazioni umilianti e altamente rischiose". 
Lo afferma il cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanente, sottolineando che l'anomalia rappresentata dal gabinetto tecnico presieduto da Mario Monti si spiega con il fatto che "in una congiuntura particolarmente acuta, la classe politica ha ritenuto proprio dovere fare un passo indietro rispetto alla conduzione del governo del Paese".
"Nel frattempo, la politica - suggerisce il presidente dei vescovi italiani - deve riempire operosamente la scena arrivando a riforme tanto importanti quanto attese".
Secondo il cardinale Bagnasco, "la strada aperta davanti a noi resta in pericolosa pendenza o se si vuole in forte salita, in base alle scelte che vengono fatte e alla volonta' popolare di assecondarle o meno". 

Siamo in presenza, spiega, di "una crisi" che "non e' congiunturale ma di sistema, e la durata nel tempo, nonche' gli scenari internazionali, hanno ormai dimostrato che riveste una complessita' e profondita' tali da non poter essere affrontata con 'formule' facili o peggio propagandistiche, ne' oggi ne' domani".
In questa situazione "neppure e' possibile - ragiona il presidente della Cei - un affronto puramente nazionale che prescinda da quel contesto europeo e mondiale che, pur presentando vischiosita' e particolarismi, sarebbe illusorio e suicida sottovalutare. E nel quale bisogna saper stare con competenza e autorevolezza riconosciuti".


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BAGNASCO: VALORI NON NEGOZIABILI TUTELANO ANCHE CHI NON CREDE


Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 24 set. 

Il fatto che i cosidetti valori non negoziabili, cioe' quelli che la Chiesa esorta a difendere senza compromessi, "siano iscritti nel Vangelo, non diminuisce la legittimita' civile e lo spessore di laicita' di chi vi si riconosce". Lo sottolinea il cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanente. 
"Oggi - rileva il porporato - c'e' una gran voglia di introdurre nuovi 'diritti', legati a sensibilita' emergenti. 
Per questo occorre un acuto discernimento, da esercitare negli ambiti nei quali si affermano 'gli interessi piu' vitali e delicati della persona, li' dove hanno luogo le scelte fondamentali inerenti il senso della vita e la ricerca della felicita'".
"Tali ambiti - osserva Bagnasco citando una recente riflessione di Benedetto XVI - non sono separati ma profondamente collegati, sussistendo un evidente continuum costituito dal rispetto della dignita' trascendente della persona umana, radicata nel suo essere immagine del Creatore e fine ultimo di ogni giustizia sociale autenticamente umana'".
Secondo il presidente della Cei, dunque non c'e' nessuna contrapposizione tra i valori 'non negoziabili' e quelli che rappresentano il portato dell'esperienza e la riserva del diritto, e che ovviamente non si dovrebbero nemmeno essi "liquidare e mercanteggiare".
Ed infatti, assicura il cardinale Bagnasco, "sulla salvaguardia della dignita' degli embrioni, come dei migranti che avventurosamente varcano il mare alla ricerca di una vita migliore, la Chiesa e' vigile ed e' impegnata, ricordando a tutti il monito" di Dio a Caino: 'che ne e' di tuo fratello?'. 

"Affrontare - ad esempio - in senso umanitario il fenomeno delle carrette del mare e' un obbligo di civilta', a cui concorrono l'operosita' delle Diocesi e della Caritas, anche se ulteriori soluzioni recettive dovranno essere presto assunte, a fronte di nuove disposizioni". 

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BAGNASCO: VARARE LE DAT PER ESCLUDERE ACCANIMENTO E EUTANASIA


Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 24 set. 

Quanti considerano irrinunciabile il valore della vita attendono oggi "il varo definitivo, da parte del Senato, del provvedimento relativo al fine vita, le Dichiarazioni anticipate di trattamento". 
Lo afferma il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Rappresenta questo, spiega nella prolusione al Consiglio Episcopale permanente riunito da oggi a Roma, "un ultimo passo da compiere, se non si vuole che un'altra legislatura si chiuda con un nulla di fatto, nonostante un grande e proficuo lavoro svolto a difesa della vita umana nella sua inderogabile dignita': com'e' noto, si esclude ogni accanimento, ma anche ogni forma, palese o larvata, di eutanasia, e si promuove quel 'prendersi cura' che va ben oltre il doveroso 'curare'".
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BAGNASCO: RICONOSCERE UNIONI DI FATTO AVREBBE CONSEGUENZE NEFASTE


Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 24 set. 

I vescovi italiani invitano i politici e l'opinione punbblica a considerare "le conseguenze nefaste" che saranno causate dalle "apparenti avanguardie" che spingono per il riconoscimento. delle unioni di fatto, attraverso il quale, "al di la' delle parole, si vuol assicurare gli stessi diritti della famiglia fondata sul matrimonio, senza l'aggravio dei suoi doveri".
In realta', ricorda con forza il porporato, anche nella societa' attuale e' invece proprio la famiglia fondata sul matrimonio che "ha un ruolo chiave del tutto evidente", che "riversa centuplicato sull'intera societa' il suo benessere complessivo" e che "nell'attuale congiuntura, si rivela ancora di piu' come fondamento affidabile della coesione sociale, baluardo di resistenza rispetto alle tendenze disgregatrici, vincolo di coesione tra generazioni, non certo 'grumo' di relazioni come taluno vorrebbe definirla per liquidarla". 

"La gente - ammonisce il presidente dei vescovi italiani - non perdonera' la poca considerazione verso la famiglia cosi' come la conosciamo".
Non solo, per Bagnasco le unioni di fatto "sono sostanzialmente un'imposizione simbolica, tanto poco in genere vi si e' fatto ricorso la' dove il registro e' stato approvato", tanto che "si ha l'impressione che non si tratti di dare risposta a problemi reali, ai quali da sempre si puo' rispondere attraverso il codice civile esistente, ma che si voglia affermare ad ogni costo un principio ideologico, creando dei nuovi istituti giuridici che vanno automaticamente ad indebolire la famiglia". In proposito, Bagnasco contesta il fatto che "nell'opinione pubblica" la questione venga rappresentata "come contrapposizione tra una concezione laica del matrimonio e della famiglia e una concezione cattolica, con l'accusa che si vuole imporre allo Stato laico una visione confessionale". 

"Non e' cosi': si tratta invece - chiarisce - della dialettica tra diverse visioni 'laiche' dei diritti. Si parla, ad esempio, di 'liberta' di scelta' a proposito delle unioni di fatto; ma e' paradossale voler regolare pubblicisticamente un rapporto quando gli interessati si sottraggono in genere allo schema istituzionale gia' a disposizione".
Inoltre, rileva ancora il cardinale di Genova, "si dice che certe discipline giuridiche non impongono niente a nessuno, ma solo permettono di avvalersi di una norma da parte di chi lo desidera. In verita', e' la situazione complessiva a non essere piu' la stessa: infatti, a fronte di determinate leggi, si modifica il significato proprio dell'istituzione matrimoniale, il pensare sociale ne viene pesantemente segnato e, di conseguenza, l'educazione dei propri figli". 


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BAGNASCO: GIOVANI E LORO PRESENTE MAGRO SONO NOSTRO ASSILLO


Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 24 set. 

"I giovani sono il nostro maggiore assillo, i giovani e il loro magro presente". 
Usa parole accorate il cardinale Angelo Bagnasco, nel capitolo centrale della sua prolusione al Consiglio Episcopale Permanente, dedicato al tema delle nuove generazioni che vivono come sospese in attesa di qualcosa che forse non arrivera'. 
"Il precariato indica chiaramente - spiega - una fragilita' sociale, ma sta diventando una malattia dell'anima: la disoccupazione o inoccupazione sono gli approdi da una parte piu' aborriti, e dall'altra quelli a cui ci si adatta pigramente, con il rischio di non sperare, di non cercare, di non tentare piu'".
"La mancanza di un reddito affidabile - rileva il porporato - rende impossibile pianificare il futuro con un margine di tranquillita', e realizzare pur gradualmente nel tempo il sogno di una vita autonoma e regolare".
L'attuale condizione giovanile, denuncia il presidente della Cei, "e' il risultato di tante responsabilita' e di decenni di una cultura finta, che ha seminato illusioni e esaltato l'apparenza". 

"Ma sia chiaro - assicura - che la Chiesa e' vicina a questi giovani, li sente piu' figli che mai, anche se alcuni di loro la deridono o non si fidano".
Per i vescovi italiani, infatti, "e' intollerabile lo sperpero antropologico di cui i giovani, loro malgrado, sono attori". Siamo loro vicini - conclude Bagnasco - perche' non si spenga la speranza e non venga meno il coraggio". 


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BAGNASCO: PER COMBATTERE CRISI TERRITORI ACCETTINO SACRIFICI MOMENTANEI


Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 24 set. 

"Quando un distretto e' in allarme per la minacciata chiusura di un'importante industria e' il territorio a dover essere coinvolto: sara' allora piu' ragionevole chiedere ad una comunita' anche dei momentanei sacrifici collettivi attivandone ogni virtuosa energia". 
Lo afferma il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, per il quale "e' l'ora della solidarieta' lungimirante: ci vogliono - spiega nella prolusione al Consiglio Episcopale Permenente che si apre oggi - strateghi di ogni operosa convergenza piu' che guardiani severi di un'ortoprassi rigida solo nella misura in cui lo si vuole. 
Bisogna puntare - insisite il porporato - di piu' sulle comunita', sui territori, e con loro studiare caso per caso le soluzioni".
"Certo - ammette il cardinale di Genova - il clientelismo ha creato nel tempo situazioni oggi insostenibili", ma se da una parte "non e' possibile destrutturare gli ambiti territoriali in nome della concentrazione" e "nessuna comunita' oggi può pretendere che siano gli altri a pagare i propri punti di orgoglio", dall'altra "tutto questo non puo' avvenire a scapito del lavoro, sostegno vitale dei singoli e delle famiglie, nonche' di quel sudato patrimonio di professionalita' industriale che ha raggiunto livelli di eccellenza". 


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