domenica 23 settembre 2012

Il processo a Gabriele ed i tanti dubbi dei cronisti nel commento di Franca Giansoldati

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Interessante commento perche' ha il merito di riportare le parole di Lombardi.
Considerata l'esperienza degli altri sinodi, dubito che il processo potra' oscurare i lavori visto che i media non hanno considerato di striscio ne' il sinodo per l'Africa ne' quello sulla Parola di Dio ne' quello per il Medio Oriente e, al tempo, non c'erano ragione di occuparsi d'altro. Seguirono un po' di piu' il sinodo per l'Eucaristia.
Mi preoccupa piuttosto l'Anno della Fede...spero che in Vaticano si rendano conto che non e' possibile tirare troppo per le lunghe il procedimento.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

i giornalisti sono abituati ai "processi show" che si hanno in Italia, con imputati superstar, etc. etc. e tanto di "processi paralleli" sulle televisioni e sui giornali, e pertanto sono spiazzati di fronte alla riservatezza di questo processo; riservatezza che è garanzia per tutti: per gli imputati e per i testimoni. Incredibile che il giornalista definisca avvolto nel mistero il calendario delle udienze. Perchè nei tribunali italiani i calendari delle udienze li si conosce nel dettaglio in anticipo? No, perchè in ogni udienza potrebbero sorgere questioni nuove che richiedendo più tempo fanno fissare voilta per volta la data dell'udienza successiva. Perchè si deve definire misterioso il medesimo iter seguito in Vaticano? I giornalisti sono spiazzati di non poter inseguire gli imputati, i testimoni, di non poter intervistare avvocati e parenti; insomma ai giornalisti mancano tutti gli elementi per fare il processo parallelo e quindi sono in fibrillazione. La giustizia italiana ha solo da imparare e pure da imitare dalla riservatezza di questo processo. Gli imputati saranno giudicati dai magistrati. I giornalisti si rassegnino a riferire solo tale giudizio.

mariateresa ha detto...

mi permetto di aggiungere una cosa.
Qualche giornalista, di quelli che hanno invornito e strumentalizzato Gabriele, hanno l'interesse che si si sollevino polveroni e che non si prenda la cosa sul serio e questo per l'ottima ragione che sono coinvolti. Siccome fare abboccare le agenzie parlando male della Chiesa e della Santa Sede non è difficile , stiamo in campana.Stiamo i campana a non indignarci per interposta persona cadendo in qualche puffo costruito. Se contiamo quelli che sono stati messi in piedi in questi 7 anni ci addormentiamo meglio che con le pecore.
Occhio.
Non so se si faranno nomi. Io spero di sì e non solo quelli dei giornalisti , s'intende.Ma meglio dei soli nomi sarebbe bene ricostruire le circostanze per cui dei lazzaroni in mala fede campeggiano in Vaticano a sbafo della buonafede altrui (quando c'è) e facendo danni. E mai che vengano cacciati a calci nel popò.

Anonimo ha detto...

Come è possibile farsi illusioni dopo Ratisbona o dopo la Sapienza per dirne due. Ovvio che manipoleranno a loro piacimento e secondo la loro convenienza, specie se dovesse saltare fuori la responsabilità e il nome di uno dii loro, E la Santa Sede tacerà. Sarebbe interessante sapere il perché. Il Sig. Burke, Opus dei, dovrebbe essere una garanzia se pensiamo a Navarro Valls, eppure, al momento, una sua "benefica influenza" sui media vaticani non si è percepita. Segno, secondo me, che ci sono altre motivazioni. Forse è venuto meno un patto.
Alessia

Anonimo ha detto...

Il fatto che vi siano delle indagini ulteriori in corso è più che certo e si ricava direttamente dai provvedimenti di rinvio a giudizio dei due imputati di questo processo.

Che queste indagini ulteriori si svolgano nel più assoluto riserbo e nel rispetto del segreto istruttorio dipende dalla tutela della dignità delle persone, e segnatamente degli indigati, che si usa presso la Santa Sede. Certo questo è uno scorno per i giornalisti e per l' "opinione pubblica" (la quale altro non è, in sintesi, che la volontà dei cc.dd. poteri forti), abituati a fare i processi mediatici DURANTE le indagini, usandoli per i propri scopi, fregandosene delle diffamazioni che ne vengono fuori e giocando con la buona fama e la vita di chiunque.

Ottima partenza, probabilmente frutto anche del lavoro del Sig. Burke, col quale è da presumersi che tanto la Segreteria di Stato come il portavoce del Papa si coordinino prima di parlare dell'argomento.

Penso che il processo a Paoletto e all'altro durerà poco, visto che l'imputazione, ben definita per specifici reati, sembra supportata da prove e dichiarazioni schiaccianti.

Ma ce ne saranno altri. Non per il "divertimento" dei giornalisti. Spero che si riesca ad andare avanti così, cioè nell'unico modo (al quale forse siamo poco abituati) di amministrare bene la giustizia.