domenica 16 settembre 2012
Il Papa pellegrino di pace nel commento di Giacomo Galeazzi
IL PAPA CONTRO LA GUERRA
GIACOMO GALEAZZI
INVIATO A BEIRUT
"L'amore vinca l'odio, basta violenza verbale e fisica: chi uccide non è un vero credente", scandisce Benedetto XVI mentre da oriente soffia vento contrario. Due momenti scolpiscono il suo sabato da "pacificatore".
Nel palazzo presidenziale, dove Joseph Ratzinger gioca pure a nascondino coi nipotini del leader maronita Sleiman, il mufti sunnita Kabbani lo ringrazia per la condanna del film blasfemo su Maometto e quasi in lacrime gli assicura che "ogni attacco a un cristiano è contro l'Islam". Poi nella spianata di Baadba 25mila giovani ricevono il mandato papale: costruire coi coetanei musulmani un Medio Oriente senza guerra. "Non abbiate paura", li rincuora da nonno affettuoso, ben dosando parole e intessendo gesti e colloqui per alimentare amicizia. "Nell'immagine dell'altro si rispecchia Dio". Intorno il colpo d'occhio è straniante. I militari sono ovunque e i "Papa-boys" vengono passati al setaccio, poi, terminata questa Gmg in pieno incendio mediorentale, la movida del weekend inghiotte tutto e la musica "techno" ricava squarci di normalità nell'atmosfera carica di incertezza. La capitale mescola minareti e discoteche, hijab e minigonne, gigantografie del Pontefice ed insegne dei night. Intanto il blitz papale procede a passo spedito. Ricucito lo strappo di Ratisbona, Ratzinger si smarca anche dai cristiani pro-Assad e benedice la lotta ai dittatori. La morsa della sicurezza si allenta e, tra cortei a cavallo e danze tradizionali, il bagno di folla scioglie la tensione nelle vie di Beirut. "Con te il cielo scende in terra", cantano i fedeli al Papa che moltiplica gli incontri con le delegazioni e predica armonia a politici, leader religiosi, pellegrini. "Se vogliamo la pace difendiamo la vita, chi crede non può dare la morte", si schiera a difesa della "indispensabile" libertà religiosa nel trentennale del massacro di Sabra e Shatila. Sembra San Francesco che tende la mano al sultano, osserva un religioso del seguito. "Convivere è possibile, il male non è una forza anonima,passa attraverso l'uomo", incalza Benedetto XVI. In Siria i seguaci di Gesù e di Maometto si uniscano per fermare le armi e "superare i germi di divisione". Senza cristiani non esiste democrazia araba. "Aspettavamo un'autorità, abbiamo accolto un uomo di Dio", commentano le tv che mostrano il Papa acclamato nei suoi spostamenti o mentre pianta un piccolo cedro. Tanti contesti ma un unico filo conduttore: apertura alla religione, all'Islam, che in Libano si declina sunnita, sciita, alawita e druso, come i quattro capi musulmani che hanno ricevuto in dono dalle sue mani ognuno una copia autografa dell'esortazione "Ecclesia in Medio oriente".
© Copyright La Stampa, 16 settembre 2012
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