venerdì 21 settembre 2012

Fedeltà alla Chiesa e nuova evangelizzazione. In Giordania la plenaria della Conferenza dei vescovi latini nelle Regioni arabe (O.R.)

In Giordania la plenaria della Conferenza dei vescovi latini nelle Regioni arabe

Fedeltà alla Chiesa e nuova evangelizzazione


Amman, 20. «Oggi, nell'ambito dell'Anno della fede, che sottolinea il cinquantesimo anniversario del Vaticano II, noi abbiamo bisogno di una fede solida, caratteristica dei martiri». È quanto ha sottolineato monsignor Fouad Twal, Patriarca latino di Gerusalemme e presidente della Conferenza dei vescovi latini nelle Regioni Arabe (Celra) nell'aprire l'assemblea plenaria riunita ad Amman, in Giordania, che si è tenuta fino a giovedì 20 settembre. All'ordine del giorno una riflessione dell'Instrumentum Laboris sulla Nuova evangelizzazione e l'Esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente.

Secondo il Patriarca latino di Gerusalemme, «la vera sfida lanciata dai due sinodi (quello dedicato alle Chiese in Medio Oriente e alla Nuova evangelizzazione, ndr) alle Chiese orientali, alle Chiese apostoliche del Medio Oriente, è quella della fedeltà a Cristo e alla Chiesa che egli ha fondato, quella della loro comunione e della loro testimonianza».
Certo l'annuncio del Vangelo si presenta più complesso. Le profonde e rapide trasformazioni sociali hanno indebolito lo spirito critico, affievolendo i principi etici e morali e il senso del sacro. «La nostra missione -- ha sottolineato monsignor Twal -- è chiamata a misurarsi coi cambiamenti dovuti al progresso che si traducono in una cresciuta diffidenza nei confronti di ciò che ci è stato trasmesso, o addirittura in una indifferenza totale a ciò che la Chiesa propone. Questa missione della Chiesa è compito di ogni battezzato».
Per essere testimoni credibili e coerenti della nuova evangelizzazione, il Patriarca latino di Gerusalemme ha indicato quattro prospettive di azione cristiana personale e comunitaria. Innazitutto «riscoprire la fede della prima comunità cristiana»: ripartire da Gerusalemme; tornare alla Parola di Dio incarnata e alle sorgenti apostoliche. Quindi «chiarire la nostra percezione dei cambiamenti nella società che sollecitano il nostro modo di credere». Ed ancora «analizzare gli strumenti che abbiamo a disposizione per la trasmissione della fede; questi non poggiano che sulla forma e il contenuto: quel che conta è saperli utilizzare». Quarta prospettiva «conoscere bene il nuovo contesto (la Primavera araba) nel quale siamo invitati ad annunciare la nostra fede»; «l'Instrumentum Laboris -- ha ricordato il presidente della Conferenza dei vescovi latini nei Paesi Arabi -- ci presenta sette nuovi scenari che noi dobbiamo prendere in considerazione ed aver presente per poterci muovere: la carenza dei sacerdoti, il fallimento dei regimi comunisti, il risveglio del fanatismo, la politica, l'economia, i mass media, la nostra minoranza».
In questo orizzonte, ha concluso il Patriarca Fouad Twal, «non è sufficiente fare soltanto qualche “ritocco” alla nostra attività pastorale; sappiamo bene come in ogni diocesi ci siano sfide specifiche: ripiegamenti delle comunità, contaminazione secolare dei laici, scristianizzazione delle élites, tentazione dell'emigrazione, senza contare i problemi dovuti alla presenza minoritaria dei cristiani e del rapporto con l'Islam, il conflitto israelo-palestinese». Occorre per affrontare, con l'intelligenza della fede, la nuova evangelizzazione, tener sempre presente «i rapporti che esistono tra il Vangelo e la via dell'uomo». In questo quadro, l'approfondimento della dottrina sociale della Chiesa gioca «un ruolo irrinunciabile» nel cammino della nuova evangelizzazione, come anche un'attenta predicazione, la pietà popolare (in particolare il culto mariano), l'educazione cattolica, il rilancio dell'insegnamento della religione nelle scuole. Si tratta insomma, come sovente ribadisce Benedetto XVI, di riaffermare la complementarietà tra la fede e la ragione.
Nella prima giornata della plenaria, dopo il saluto di benvenuto del Patriarca Fouad Twal, seguito dalle parole del nunzio apostolico in Siria, l'arcivescovo Mario Zenari, si è svolta una tavola rotonda, dedicata allo scambio di informazioni sulla situazione dei Paesi arabi che compongono la Celra e le loro diocesi. Particolare attenzione è stata dedicata all'Instrumentum laboris sulla Nuova evangelizzazione, seguito da risposte circa i problemi giuridici posti dalla Congregazione per la dottrina della fede. I presuli si sono soffermati anche su ciò che è necessario custodire della visita di Benedetto XVI in Libano. Un viaggio «sotto il segno della fraternità e del dialogo», in una terra dove convivono pacificamente tre religioni monoteiste che hanno fatto del dialogo uno stile di vita. Un esemplare modello, questo, di convivenza per il Medio Oriente e il mondo.
Sempre mercoledì si è svolta una visita all'Università americana di Madaba , seguita da un pellegrinaggio al monte Nebo col tema: «Uno sguardo di fede e di speranza per il futuro». Infine, una preghiera di suffragio per tutte le vittime delle sofferenze nei Paesi arabi.

(©L'Osservatore Romano 21 settembre 2012) 

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