PAPA IN LIBANO:COME ARTIGIANO DI PACE PIANTA CEDRO CON SULEIMAN
Salvatore Izzo
(AGI) - Beirut, 15 set.
"L'artigiano di pace e' umile e giusto". Con queste parole Benedetto XVI ha commentato il gesto da lui compiuto nel giardino del Palazzo Presidenziale di Baabda dove - insieme al presidente Michel Suleiman ha piantato un cedro del Libano, "simbolo - ha detto - del vostro bel Paese".
"Vedendo questo alberello e le cure di cui avra' bisogno per fortificarsi fino a stendere i suoi rami maestosi, ho pensato - ha poi confidato Joseph Ratzinger - al vostro Paese e al suo destino, ai Libanesi e alle loro speranze, a tutte le persone di questa Regione del mondo che sembra conoscere i dolori di un parto senza fine".
"Ho domandato a Dio - ha continuato il Papa teologo - di benedirvi, di benedire il Libano e di benedire tutti gli abitanti di questa Regione che ha visto nascere grandi religioni e nobili culture. Perche' Dio ha scelto questa Regione? Perche' essa vive nella tormenta?
Dio l'ha scelta, mi sembra, affinche' sia esemplare, affinche' testimoni di fronte al mondo la possibilita' che l'uomo ha di vivere concretamente il suo desiderio di pace e di riconciliazione! Questa aspirazione e' inscritta da sempre nel piano di Dio, che l'ha impressa nel cuore dell'uomo". "I credenti - ha spiegato il Pontefice - hanno dunque oggi un ruolo essenziale, quello di testimoniare la pace che viene da Dio e che e' un dono fatto a tutti nella vita personale, familiare, sociale, politica ed economica".
"L'inoperosita' degli uomini dabbene- ha insisitito Papa Ratzinger - non deve permettere al male di trionfare. E il non far nulla e' ancora peggio". Il Papa teologo ha anche auspicato che le sue "riflessioni sulla pace, la societa', la dignita' della persona, sui valori della famiglia e della vita, sul dialogo e la solidarieta'", ribadite nel discorso di oggi, non rimangano "ideali semplicemente enunciati".
"Possono e devono - ha concluso - essere vissuti. Siamo in Libano ed e' qui che devono essere vissuti. Il Libano e' chiamato, ora piu' che mai, ad essere un esempio. Politici, diplomatici, religiosi, uomini e donne del mondo della cultura, vi invito dunque a testimoniare con coraggio intorno a voi, a tempo opportuno e inopportuno, che Dio vuole la pace, che Dio ci affida la pace".
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PAPA IN LIBANO:COSTRUIRE PACE IMPARANDO DA FAMIGLIE DIFESA VITA
Salvatore Izzo
(AGI) - Beirut, 15 set.
"In Libano, la Cristianita' e l'Islam abitano lo stesso spazio da secoli e non e' raro vedere nella stessa famiglia entrambe le religioni: se in una stessa famiglia questo e' possibile, perche' non dovrebbe esserlo a livello dell'intera societa'?".
Con questa domanda Benedetto XVI ha introdotto la sua riflessione sul ruolo della famiglia per la costruzione della pace, a cominciare dall'accoglienza e dalla difesa della vita in tutte le situazioni. "Se vogliamo la pace, difendiamo la vita: questa logica - ha osservato - squalifica non solo la guerra e gli atti terroristici, ma anche ogni attentato alla vita dell'essere umano, creatura voluta da Dio. L'indifferenza o la negazione di cio' che costituisce la vera natura dell'uomo impediscono il rispetto di questa grammatica che e' la legge naturale inscritta nel cuore umano".
"Nel disegno di Dio - ha ricordato il Pontefice teologo - ogni persona e' unica e insostituibile. Essa viene al mondo in una famiglia, che e' il suo primo luogo di umanizzazione, e soprattutto la prima educatrice alla pace". "Per costruire la pace - dunque -l'attenzione deve dunque portarsi verso la famiglia, al fine di facilitare il suo compito, per sostenerla cosi' e dunque promuovere dappertutto una cultura di vita".
"L'efficacia dell'impegno per la pace - ha sottolineato in proposito - dipende dalla concezione che il mondo puo' avere della vita umana".
"Per aprire alle generazioni di domani un futuro di pace, il primo compito - ha scandito Benedetto XVI - e' quello di educare alla pace per costruire una cultura di pace". E, ha rilevato, "l'educazione, nella famiglia o a scuola, dev'essere anzitutto educazione ai valori spirituali che conferiscono alla trasmissione del sapere e delle tradizioni di una cultura il loro senso e la loro forza".
"Lo spirito umano - sono ancora le parole del Papa nel discorso alle autorita e alle rappresentanze diplomatiche - ha il gusto innato del bello, del bene e del vero. E' il sigillo del divino, l'impronta di Dio in esso! Da questa aspirazione universale deriva una concezione morale ferma e giusta, che pone sempre la persona al centro". "Ma e' solo nella liberta' - ha chiarito Joseph Ratzinger - che l'uomo puo' volgersi verso il bene, perche' "la dignita' dell'uomo richiede che egli agisca secondo una scelta consapevole e libera, cioe' mosso e indotto personalmente dal di dentro, e non per un cieco impulso interno o per mera coazione esterna".
E in definitiva, quindi, "il compito dell'educazione e' di accompagnare la maturazione della capacita' di fare scelte libere e giuste, che possano andare contro-corrente rispetto alle opinioni diffuse, alle mode, alle ideologie politiche e religiose".
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