domenica 2 settembre 2012

Accanimento terapeutico, Avvenire: deformazioni e strumentalizzazioni dei fatti (Izzo)

MARTINI: AVVENIRE, DEFORMAZIONI E STRUMENTALIZZAZIONI DEI FATTI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 3 set. 


Il quotidiano della Cei, Avvenire, condanna "le polemiche suscitate da certi opinionisti e da taluni politicanti" riguardo alla decisione del cardinale Carlo Maria Martini che si rinunciasse ad ogni forma di accanimento terapeutico. "Non riesco a capire - scrive il direttore, Marco Tarquinio - come si possano compiere, senza vergogna, simili deformazioni di fatti e verita'". "Dico solo - aggiunge Tarquinio - che i tentativi di stravolgere e strumentalizzare in chiave antiecclesiale il senso delle ultime ore terrene del cardinale Carlo Maria Martini mi ricordano amaramente quelli operati addirittura contro il beato Papa Giovanni Paolo II. Che squallore, e che ingiusti e tristi (questi si') accanimenti. Ma la consapevolezza di cio' che vale e la speranza illuminata dalla fede in Gesu' Cristo sono assai piu' grandi".
"Neppure di fronte alla morte di una personalita' eminente, il cardinale Carlo Maria Martini, testimone appassionato e credibile di un profondo amore alla vita propria e di tutti coloro che incontrava nel suo ministero culturale, magistrale e pastorale, si sono fermati i soliti innescatori di baruffe mediatiche, sempre alla caccia di presunte incoerenze tra l’insegnamento ufficiale della Chiesa in materia morale e le posizioni personali di alcuni suoi membri", scrive anche lui su Avvenire il sacerdote medico don Roberto Colombo, ordinario di genetica all'Universita' Cattolica.    Secondo lo scienziato, "paragonare la lucida e umanissima decisione del cardinale e dei suoi medici di fronte all'ultima crisi parkinsoniana, di meta' agosto, che ha segnato il breve epilogo della sua esistenza terrena (circa due settimane), segnato dalla 'incapacita' a deglutire cibi solidi e liquidi', come affermato dal suo medico curante, con le scelte del padre di Eluana Englaro o di Piergiorgio Welby e' una operazione strumentale priva di ogni realistico riferimento clinico ed etico". "L'arcivescovo emerito di Milano - infatti - soffriva di una malattia neurodegenerativa, quella di Parkinson, che gli ha consentito di idratarsi e nutrirsi ordinariamente per via orale fino a poco prima della sua morte. La libera accettazione dell'ineludibile avvicinarsi della morte gli ha fatto chiedere, come fece anche il beato Giovanni Paolo II (che soffriva di una patologia simile), che non si procedesse a manovre di posizionamento di sonde per l’alimentazione enterale o ad altri interventi sproporzionati e incongruenti con la decisione di accogliere i tempi e i modi con i quali il Signore gli e' venuto incontro nell’ultimo, definitivo abbraccio. Per questo - spiega don Colombo - e' rimasto lucido fino all'ultimo e ha rifiutato ogni forma di accanimento terapeutico', come ha dichiarato il dottor Pezzoli". 

"Ben diversa di fatto, e opposta di valore, e' stata - conclude - la decisione arbitraria di sospendere l’idratazione e l'alimentazione di Eluana, da 17 anni in stato vegetativo persistente, una condizione patologica stazionaria che non l’aveva portata, sino a quel momento, alle soglie della morte. Non era in agonia ne' stava per entrarvi. La donna avrebbe continuato a vivere ancora per parecchio tempo (non possiamo sapere quanto) e, per il suo stato clinico, la nutrizione enterale era perfettamente appropriata, condizione necessaria per supportare la fisiologica necessità di acqua e cibo. Infine, la decisione venne presa da altri, non da lei stessa. Welby, invece, venne colpito all'eta' di 16 anni dalla distrofia muscolare di Becker, una malattia neuromuscolare a progressione generalmente assai piu' lenta della malattia di Parkinson. Su sua richiesta, il respiratore gli venne staccato 45 anni dopo, anche in questo caso non in prossimita' della morte (la vita di pazienti affetti da questa forma particolare di distrofia muscolare puo' durare a lungo). Una scelta di eutanasia volontaria, in un momento della propria malattia, che nulla ha a che vedere, ne' clinicamente, ne' moralmente, con la decisione di rinunciare a forme di accanimento terapeutico alle soglie della morte". 

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1 commento:

un passante ha detto...

che ci dice Tarquini dell'intervista testamento al Corriere, a proposito della baruffa mediatica? Se non si vogliono le baruffe mediatiche non li si vanno a cercare i media, ne' per lasciti testamentari ne' per informare il mondo del non avvenuto accanimento. I media di conseguenza fanno il loro mestiere, e uno di quelli e' arruffare per provocare discussione, pubblicare editoriali e vendere