lunedì 9 gennaio 2012

Nuovi cardinali sotto il segno dell'italianità e, di più, sotto il segno della curia romana (Bevilacqua)

Nel prossimo concistoro 7 italiani su 22. C'è Betori

Ratzinger si rafforza con nuovi cardinali

di Andrea Bevilacqua

La restaurazione della chiesa per Papa Ratzinger parte da Roma. Spiccano i nomi di sette cardinali italiani nell'elenco delle ventidue nuove berrette rosse che il Papa ha annunciato voler creare nel concistoro indetto per il 28 febbraio prossimo. Nuovi cardinali sotto il segno dell'italianità e, di più, sotto il segno della curia romana, dunque. Moltissimi i fedeli del segretario di stato Tarcisio Bertone che porta i «suoi» all'interno del collegio che in caso di conclave elegge il Pontefice.
Oltre ai sette italiani – l'arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, e i capi dicastero della curia romana Filoni, Bertello, Versaldi, Calcagno, Coccopalmerio, Vegliò – ci sono cinque europei, due spagnoli e gli arcivescovi di Utrecht, Berlino e Praga. In tutto sono dieci gli esponenti della curia romana, un numero consistente se si pensa che un anno fa, nel concistoro del 2010, dieci furono gli italiani su 24 nuovi cardinali. Sono italianità e curialità il carattere che il Papa vuole imprimere al collegio cardinalizio? E se sì, perché? In Vaticano giurano che Ratzinger non pensa al suo successore. Che non è nelle sue corde immaginare il prossimo conclave e in qualche modo cercare di indirizzarlo. Eppure c'è chi fa notare che se un conclave si svolgesse dopo il 18 novembre prossimo il peso degli italiani verrebbe fuori naturalmente. E che, naturalmente, i voti si dividerebbero tra il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, e il cardinale Gianfranco Rravasi, capo del «ministero» della cultura. Tra gli italiani, comunque, spicca il nome di Betori. Facendo un'eccezione alla regola non scritta che vuole che non si crei un cardinale laddove ve ne sia uno che non ha ancora compiuto gli 80 anni, il Papa ha voluto invece concedere la porpora all'ex segretario generale della Cei. La presenza in diocesi dell'arcivescovo emerito, cardinale Ennio Antonelli, è stata valutata come non ostativa visto anche il nuovo incarico che ricopre come presidente del pontificio consiglio per la famiglia. Il prossimo 18 febbraio l'Asia avrà soltanto due porpore (l'indiano Alencherry, arcivescovo maggiore dei Siro malabaresi e il vescovo di Hong Kong John Tong Hon). Le Americhe quattro (il brasiliano Braz de Aviz, l'arcivescovo di New York Dolan, quello di Toronto Collins e il gran maestro dell'ordine equestre del santo sepolcro di Gerusalemme, lo statunitense O'Brien). Non c'è invece nessun africano.

© Copyright Italia Oggi, 7 gennaio 2012 consultabile online anche qui.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Scusate, ma Ravasi papabile no, per pietà!

Jacu

Anonimo ha detto...

Jacu sono con te,per carità,sarebbe autolesionismo!

Anonimo ha detto...

San Vincenzo di Lérins diceva che “Dio alcuni papi li dona, altri li tollera, altri ancora li infligge”. Papa Benedetto è un dono straordinario. Speriamo che il successore (il più tardi possibile per carità!), non rientri in una nelle altre due categorie.
Alessia

Anonimo ha detto...

Tra Angelo Scola e Ravasi è meglio un terzo: Angelo Comastri.

Anonimo ha detto...

Mi sembra di pessimo gusto pensare a successore di Papa Benedetto, per me insostituibile. Ma tant'è ... Il card. Comastri mi ha delusa. Il card. Ravasi pure.
Alessia

SERAPHICUS ha detto...

Ragazzi, mai dimenticare: chi nel conclave entra Papa, esce cardinale. Dunque... sono tutte chiacchiere inutili.