mercoledì 4 gennaio 2012

Novemila fedeli acclamano il Papa all'udienza generale. Benedetto XVI: il 2012 sia anno di pace. La Chiesa non è la luce, ma la riflette per diramare le nebbie (Izzo)

PAPA: 2012 SIA UN ANNO DI PACE, E I 9 MILA FEDELI LO ACCLAMANO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 4 gen.

"Di tutto cuore porgo a voi e alle vostre famiglie i miei affettuosi voti augurali: Dio, che nella nascita del Cristo suo Figlio ha inondato di gioia il mondo intero, disponga opere e giorni nella sua pace".
La prima Udienza Generale del 2012 si e' conclusa con queste parole di Papa Ratzinger.
I 9 mila fedeli presenti nell'Aula Nervi hanno risposto agli auguri con una straordinaria ovazione, in un clima di grande entusiasmo nelm quale e' stato ritmato a lungo il nome "Benedetto".

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PAPA: CHIESA NON E' LA LUCE, MA LA RIFLETTE PER DIRADARE NEBBIE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 4 gen.

Mentre "una nebbia fitta avvolge i popoli", alla Chiesa e a ciascun credente e' rivolto un "invito: lasciarsi illuminare dalla Luce di Cristo per diffonderla in tutto il suo splendore. E questo deve avvenire anche nella nostra vita personale".
Lo ha ricordato oggi Bendetto XVI all'Udienza Generale.
"La Chiesa non e' la Luce, ma riceve la Luce di Cristo e la accoglie", ha spiegato ai circa 9mila fedeli presenti, citando il Concilio Vaticano II. Per il Papa teologo e' questo il messaggio del Natale: "fermarsi a contemplare quel Bambino, il mistero di Dio che si fa uomo nell'umilta' e nella poverta', ma e' soprattutto accogliere ancora di nuovo in noi stessi quel Bambino, per vivere della sua stessa vita, per far si' che i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni, siano i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni".
Dobbiamo, ha scandito rivolto ai pellegrini che gremivano l'Aula Nervi, "manifestare la gioia, la novita', la luce che questa Nascita ha portato in tutta la nostra esistenza, per essere anche noi portatori della gioia, della novita', della luce di Dio agli altri".
In proposito il Pontefice ha fatto suo il monito di San Leone Magno: "riconosci cristiano la tua dignita', non ricadere nella condizione di un tempo con una condotta non degna". L'Epifania che stiamo per celebrare, ha spiegato, "e' un invito rivolto alla Chiesa, ma anche a ciascuno di noi, a prendere ancora piu' viva coscienza della missione e della responsabilita' verso il mondo nel testimoniare e portare la Luce nuova del Vangelo".
"Il nascondimento di Dio nella condizione umana, trova nell'Epifania - ha osservato Joseph Ratzinger - la sua manifestazione.
E la nostra reazione non puo' che essere di gioia: l'annuncio una grande gioia - del resto - apre e chiude il Vangelo. Nasce dallo stupore del cuore nel vedere come Dio ci e' vicino, come agisce nella storia, si abbassa fino all'uomo per innalzarci a se', diventa cosi' vicino da poterlo vedere e toccare". "Cielo e Terra - ha detto - si uniscono in quel Bambino bisognoso di tutto, Dio si unisce a quel che siamo noi. Cosi' la venuta di Cristo dirada le tenebre del mondo".
I Padri, ha rilevato il Papa, parlavano di un "mirabile commercio", cioe' dello scambio tra Dio che si e' fatto uomo e noi che siamo elevati a Lui, che "si attua nell'umanita' stessa di Cristo". Si realizza cosi', e' la conclusione di Benedetto XVI, "il sogno dell'umanita' di farsi Dio, ma non per la grandezza dell'uomo (come suggerito dal serpente nel paradiso terrestre) ma per l'umilta' di Dio". Dunque, "dobbiamo essere felici di essere uomini e vivere con fiducia e gioia".

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