Nel 2011 tagliato il prestigioso traguardo dei cinque milioni di visitatori
Musei vaticani sold out
È stata superata la soglia oltre la quale la filosofia della tutela deve cambiare
Antonio Paolucci
I Musei Vaticani hanno superato il muro del suono dei cinque milioni di visitatori. Alla mezzanotte del 31 dicembre scorso risultavano entrati nei musei del Papa, nell’arco dell’anno 2011, 5.078.004 persone. Si tratta di un dato oggettivamente impressionante. Basti dire che gli Uffizi, la galleria d’arte antica più celebre e più frequentata d’Italia, riesce a ospitare in un anno “soltanto” un milione e mezzo di persone.
In Europa i Vaticani giocano il confronto con il Louvre (di gran lunga il museo più visitato con i suoi otto milioni e mezzo di biglietti staccati), con il British di Londra, con l’Hermitage di San Pietroburgo, con il Prado di Madrid.
Abbiamo detto e scritto innumerevoli volte che è sbagliato misurare l’importanza di una pubblica collezione d’arte sulla base del numero dei visitatori. Oltretutto questo tipo di valutazione grossolanamente “pop” contraddice quello che è il fondamentale carattere distintivo della storia artistica italiana che è testimoniata da un unico straordinario e affascinante “museo diffuso”. Un museo che sta agli Uffizi e a Palazzo Pitti, a Brera e a Capodimonte, ma è distribuito in ugual misura nelle piazze e nelle strade, nelle città e nei borghi rurali, all’ombra di ogni campanile, in ogni piega del territorio, dietro il profilo di ogni collina.
È un fatto tuttavia che esistono grandi musei (pochissimi in tutto il mondo, non più di dieci) che funzionano come attrattori fatali, irrinunciabili, per i migranti del turismo cosiddetto “culturale”. I Musei Vaticani appartengono a questa ristretta categoria. Tale è la loro fama, legata ai nomi mitici di Raffaello e di Michelangelo e, in misura non minore, al prestigio e alla suggestione rappresentati dalla Sede Apostolica, da giustificare una affluenza annuale oggi misurabile in più di cinque milioni di persone. Il fenomeno pone problemi logistici e “politici” di non facile soluzione.
Cinque milioni di visitatori vogliono dire dieci milioni di mani che toccano o possono toccare, dieci milioni di piedi che, giorno dopo giorno, consumano i litostrati policromi e i mosaici archeologici più famosi del mondo.
Cinque milioni di persone portano con sé una percentuale incognita ma sicuramente significativa di psicolabili, di mitomani, di gente tendenzialmente pericolosa per se stessa, per gli altri e anche per le opere custodite nel museo.
Cinque milioni indicano la soglia oltre la quale la filosofia della tutela deve necessariamente mutare. Il servizio di custodia andrà sempre di più qualificato, aggiornato, professionalizzato perché la vigilanza umana è sempre stata e oggi più che mai continua a essere, insostituibile. Allo stesso tempo sempre di più e sempre meglio dovremo utilizzare le più avanzate tecnologie digitali e telematiche al fine di garantire il massimo livello di efficacia alla protezione del patrimonio.
I servizi di accoglienza (la caffetteria, la ristorazione, i punti vendita di libri, cartoline e souvenir) dovranno essere messi in grado di servire al meglio un popolo così vasto e così differenziato di utenti.
È necessario che i visitatori dei Musei Vaticani (gente di ogni provenienza, di ogni cultura, di ogni religione o di nessuna religione) possano capire quello che vedono. L’offerta didattica è quindi fondamentale. Abbiamo cercato di potenziarla e di qualificarla negli ultimi anni attrezzando percorsi conoscitivi rivolti anche alle categorie più difficili della disabilità (ipovedenti, non udenti). Mentre è in fase di conclusione la nuova segnaletica affidata ad apparati di bella qualità e di facile comprensione che illustrano i percorsi ma indicano anche i caratteri storici di ogni nucleo collezionistico e le eccellenze artistiche che lo abitano.
L’usura causata da cinque milioni di visitatori è inevitabile. Per questo va fronteggiata in modo metodico e programmato. Il flusso praticamente ininterrotto dei visitatori attraversa e consuma gallerie e sale di esposizione, scale e giardini, porta con sé detriti umidità e polveri, logora pareti affrescate, rilievi in stucco, pavimenti musivi o intarsiati.
Da due anni campagne di spolveratura delle opere e di revisione e di manutenzione dei percorsi — servizio diretto dall’Ufficio del Conservatore e affidato a restauratori professionisti — contrastano con riconosciuta efficacia i fenomeni prodotti dalla massiccia pressione antropica sulle collezioni. Insomma siamo consapevoli che entrare nel “club dei cinque milioni” significa per i grandi musei del mondo affrontare problemi fino a ieri incogniti e sperimentare inedite soluzioni.
Consola accorgersi che la valutazione internazionale dei Musei Vaticani resta molto alta. Cultor College, osservatorio straniero che dà il voto alle pubbliche collezioni d’arte (non solo le banche, le nazioni e i debiti sovrani hanno le loro agenzie di rating) colloca i musei del Papa al terzo posto nel mondo dopo il Louvre e il Metropolitan di New York. Gli ottanta punti di stima che vengono riconosciuti ai Musei Vaticani (contro i centoventi del Louvre, i novantasette del Metropolitan e i settanta degli Uffizi) sono il bilanciato mix di molti fattori quali, fra gli altri: la notorietà delle collezioni, il fascino dell’ambiente, la qualità dell’accoglienza, la professionalità dei servizi offerti.
Il mio augurio è di riuscire a consolidare e a migliorare ulteriormente una valutazione che ci vede terzi nel mondo. L’impresa è ardua ma abbiamo le risorse, le energie e i talenti per riuscirci.
(©L'Osservatore Romano 11 gennaio 2012)
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1 commento:
non vedo l'ora di tornarci presto al Museo vaticano, quando entro non ne uscirei più
OT di buon auspicio
http://www.periodistadigital.com/religion/mundo/2012/01/10/religion-iglesia-chile-karadima-condena-vaticano-justicia-civil-prescripcion.shtml
le regole antipedofilia introdotte da Benedetto sonno anche più severe di certe normative laiche, il caso del Cile
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