Le Chiese ortodosse festeggiano il Natale. Intervista con il nunzio in Bielorussia, mons. Gugerotti
Per le Chiese cristiane che seguono il calendario giuliano oggi è la solennità del Natale. A Mosca, circa seimila fedeli hanno preso parte, nella cattedrale del Cristo Salvatore, alla divina liturgia presieduta dal Patriarca ortodosso Kirill, alla presenza del capo del Cremlino, Dmitri Medvedev. Al termine della divina liturgia, Kirill ha rivolto un messaggio ai cristiani di Russia, Ucraina e Bielorussia perché restino saldi nella fede in Dio, a differenza di coloro che nella società contemporanea, ha detto, "non collegano alcuna luce di verità alla grotta di Betlemme". A Minsk, il nunzio apostolico in Bielorussia, l’arcivescovo Claudio Gugerotti, ha partecipato nella cattedrale ortodossa del Santo spirito alla solennità del Natale ortodosso. Il presule è stato raggiunto telefonicamente dalla collega della redazione bielorussa della nostra emittente, Elena Martetskaia:
R. – Sono stato invitato dal metropolita Filaret alla celebrazione del Natale ortodosso come segno di questa comunione, di questa fraternità nella venerazione dell’unico Signore. Con la Chiesa ortodossa abbiamo avuto parecchi incontri, ci sentiamo già in piena sintonia, senza alcuna difficoltà. Da parte mia, ho cercato di muovermi, di visitare tutte le diocesi, di incontrare i greco-cattolici e di avviare varie procedure per rinforzare la struttura della Chiesa.
D. – Prendendo servizio in veste di nunzio apostolico in Bielorussia, lo scorso autunno, lei ha immediatamente partecipato, insieme con il cardinale Koch, alla Conferenza di Minsk dedicata al dialogo tra gli ortodossi e cattolici e al loro contributo nella vita sociale europea. Quali sono state le sue impressioni a riguardo?
R. – L’ho trovata molto significativa, oltre che per i contenuti che sono stati espressi nelle varie relazioni, anche perché si sentiva anzitutto un grande clima di calore e di ascolto reciproco. Si percepiva, inoltre, la preoccupazione che le due Chiese hanno per questo tema, lì al’ordine del giorno: é una preoccupazione pastorale che non è soltanto un interesse teorico, ma condiziona e indirizza, in qualche modo, la quotidiana attività pastorale della Chiesa. È quindi stato un evento molto interessante. Anche il cardinale Koch vi ha partecipato e si è reso conto di questo clima particolare, sottolineandolo più volte nei nostri colloqui personali. So che ne ha riferito anche al Santo Padre, e credo sia stato davvero un grande avvenimento, che tra l’altro avrà la possibilità di avvicinare maggiormente le nostre Chiese.
D. – Lei ha appena festeggiato i dieci anni della consacrazione episcopale insieme ai cattolici bielorussi…
R. – Le emozioni di dieci anni fa sono ancora molto vive nel mio ricordo. Sento molto vivo l’affetto con cui il Santo Padre Giovanni Paolo II ha voluto impormi le mani, e anche la carezza che mi ha lasciato, come ricordo, sul volto, alla fine dell’ordinazione. Questa è una sensazione che non dimenticherò mai, che mi segna ancora, che mi dà forza e coraggio per continuare nella mia missione. (vv)
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