La manifestazione di Cristo nell’innografia e nell’iconografia bizantina
Adamo riplasmato nel Giordano
Manuel Nin
Festa liturgica che celebra la manifestazione del Verbo di Dio incarnato, in un contesto trinitario e cristologico, l’Epifania è presente in tutte le tradizioni cristiane di oriente. I testi liturgici del 6 gennaio riassumono i principali misteri della fede cristiana: la professione di fede trinitaria, l’incarnazione del Verbo di Dio, la redenzione ricevuta nel battesimo, visto anche come nuova creazione.
I grandi innografi cristiani orientali hanno dedicato dei testi poetici alla contemplazione di questa celebrazione: Efrem (iv secolo), Romano il Melodo (vi secolo), Sofronio di Gerusalemme (VII secolo), Germano di Costantinopoli (VIII secolo), Andrea di Creta (VIII secolo), Giovanni Damasceno (VIII secolo), Giuseppe l’Innografo (x secolo). Sono testi dove sono messi in evidenza lo stupore e la meraviglia del Battista e di tutta la creazione di fronte alla manifestazione umile del Verbo di Dio incarnato che si avvia a ricevere il battesimo da Giovanni.
L’icona della festa ci presenta la figura di Cristo nel centro dell’immagine, immerso da Giovanni nel fiume Giordano. Questo, rappresentato con toni oscuri, accoglie Colui che è la luce del mondo e come tale si manifesta. A un lato dell’icona troviamo Giovanni Battista che battezza Cristo imponendogli la sua mano destra sulla testa. All’altro lato dell’icona troviamo delle figure angeliche chine verso Cristo in atteggiamento di adorazione e pronte ad accoglierlo quando esce dall’acqua. Nella parte superiore troviamo a volte la mano benedicente del Padre da cui parte lo Spirito Santo a forma di colomba che scende verso Cristo, oppure un raggio di luce che si posa sul capo di Cristo.
Nella sua sobrietà, l’icona mette in rilievo come nel battesimo di Cristo è tutta la creazione che si fa presente, cielo e terra, angeli e uomini: «Oggi la creazione viene illuminata, oggi tutto è nella gioia, gli esseri celesti e quelli terrestri. Angeli e uomini si uniscono insieme, poiché dove è presente il Re, là è anche il suo seguito».
I testi dell’ufficiatura della festa nella tradizione bizantina diventano allora un commento vero e proprio della rappresentazione iconografica e viceversa. Il battesimo di Cristo è visto come una nuova creazione di Adamo; il Signore stesso ricrea l’immagine rovinata dal peccato: «Nei flutti del Giordano il Re dei secoli, il Signore, riplasma Adamo che si era corrotto, spezza le teste dei draghi ivi annidati (...) Gesù, autore della vita, è venuto a sciogliere la condanna di Adamo, il primo creato: lui che non ha bisogno di purificazione, come Dio, nel Giordano si purifica per l’uomo caduto, e uccidendo là l’inimicizia, dona la pace che oltrepassa ogni intelligenza».
Il battesimo di Cristo e dei cristiani è presentato anche come una nuova nascita nella Chiesa: «Sterile un tempo, amaramente priva di prole, rallégrati oggi, o Chiesa di Cristo: poiché dall’acqua e dallo Spirito ti sono stati generati dei figli che con fede acclamano: Non c’è santo come il nostro Dio, e non c’è giusto all’infuori di te, Signore».
Infine, il battesimo è manifestazione, epifania della divinità; e per questo nell’icona il posto centrale è quello di Cristo incarnato e battezzato, ponte tra il cielo e la terra: «Ha udito, Signore, la tua voce, colui che hai chiamato “voce di uno che grida nel deserto”, quando tu hai tuonato sulle grandi acque, per rendere testimonianza al Figlio tuo; e, tutto posseduto dallo Spirito lì presente, ha gridato: “Tu sei il Cristo, sapienza e potenza di Dio”».
Il battesimo di Cristo è ancora illuminazione per tutto il mondo. Nell’icona troviamo volutamente il contrasto tra il buio del Giordano, rappresentato anche col Leviatan e i diversi mostri marini, e l’illuminazione del mondo e di coloro che sono in esso; la figura centrale di Cristo nell’icona è la fonte della luce per il mondo: «Il Signore che lava la sozzura degli uomini, purificandosi nel Giordano per loro, a cui si è volontariamente assimilato pur restando ciò che era, illumina quanti sono nella tenebra». Il battesimo come illuminazione lo troviamo ancora mirabilmente cantato in uno dei tropari del mattutino, attribuito a Romano il Melodo (vi secolo); in esso, a partire dal testo di Isaia, 8-9, l’innografo canta tutto il mistero della redenzione adoperata da Cristo: «Per la Galilea delle genti, per la regione di Zabulon e per la terra di Neftali, come disse il profeta, una grande luce è rifulsa, Cristo: per chi era nelle tenebre è apparso quale fulgido splendore, sfolgorante a Betlemme; o piuttosto, nascendo da Maria, il Signore, il sole di giustizia, su tutta la terra fa sorgere i suoi raggi. Venite, figli di Adamo rimasti nudi, venite tutti, rivestiamoci di lui per esserne riscaldati: sì, come riparo per gli ignudi, come luce per gli ottenebrati, tu sei venuto, sei apparso, o luce inaccessibile».
Diversi tropari si trattengono sulla figura di Giovanni Battista. Nell’iconografia della festa lo troviamo sempre raffigurato nella parte sinistra, con l’atteggiamento di imporre la mano sul capo di Cristo, quasi a invocare su di lui lo Spirito Santo. I testi liturgici danno a Giovanni dei titoli sempre in rapporto con Cristo stesso e la sua missione: «La voce del Verbo, la lampada della luce, la stella che precede l’aurora, il precursore del sole, grida a tutti i popoli nel deserto: “Convertitevi, e cominciate a purificarvi: ecco, è giunto il Cristo, per riscattare dalla corruzione il mondo”».
Direttamente sotto la figura di Giovanni, l’icona dell’Epifania rappresenta anche — in riferimento al testo di Matteo, 3, 10 — la scure messa alla radice dell’albero, nella profezia fatta dal Battista. Tra Cristo e Giovanni i tropari intrecciano il rapporto tra Creatore e creatura: «I flutti del Giordano hanno accolto te, la sorgente, e il Paraclito è sceso in forma di colomba; china il capo colui che ha inclinato i cieli; grida l’argilla a chi l’ha plasmato, ed esclama: “Perché mi comandi ciò che mi oltrepassa? Sono io ad aver bisogno del tuo battesimo. O Cristo senza peccato, Dio nostro, gloria a te”».
Nell’icona vediamo anche la presenza degli angeli a destra dell’immagine. Essi hanno un atteggiamento di adorazione verso Colui che è battezzato, verso Colui che si manifesta come Dio e Signore: «Come nel cielo, stavano al Giordano con tremore e stupore le potenze angeliche, considerando l’abbassamento tanto grande di Dio: perché colui che tiene in suo potere le acque al di sopra del cielo, stava, rivestito di un corpo, tra le acque, il Dio dei padri nostri».
Icona dell’epifania trinitaria, icona della manifestazione della vera incarnazione del Verbo di Dio, icona della restaurazione della bella immagine dell’uomo in Cristo Signore battezzato nel Giordano.
(©L'Osservatore Romano 6 gennaio 2012)
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