Il Papa: educare è difficile mai essere possessivi
«Occorrono al contempo dolcezza e fermezza»
ROMA «Educare è molto impegnativo, a volte arduo per le nostre capacità umane, sempre limitate». Ma c'è una ricetta che non va mai dimenticata: non essere mai possessivi, non tentare di legare a sé le persone, perché appartengono a qualcun altro.
Nella tradizionale messa in Sistina per i battesimi, il Papa riflette sul ruolo dell'educatore, sull'essere genitori e figli. Sedici i neonati, bambini di dipendenti vaticani, che sono stati battezzati da Benedetto XVI e che ogni tanto, durante la celebrazione, hanno fatto sentire i loro vagiti.
«La prima e principale educazione avviene attraverso la testimonianza» e il «battesimo è la prima scelta educativa», ha detto il Pontefice nell'omelia.
Quanti educando devono «essere al tempo stesso teneri e forti, usare dolcezza e fermezza, tacere e parlare al momento giusto, rimproverare e correggere nella giusta maniera». Ma soprattutto, «il vero educatore non lega le persone a sé, non è possessivo», perché «vuole che il figlio, o il discepolo, impari a conoscere la verità, e stabilisca con essa un rapporto personale». La verità, ricorda il Papa, è Dio che «vuole darci cose buone da bere e da mangiare, cose che ci fanno bene; mentre a volte noi usiamo male le nostre risorse, le usiamo per cose che non servono, anzi, che sono addirittura nocive. Dio vuole darci soprattutto Se stesso».
In questa prospettiva, Dio è la fonte, da cui i genitori, devono alimentarsi «altrimenti si svuotano, si prosciugano. I genitori – ha rimarcato – non sono la fonte, come anche noi sacerdoti non siamo la fonte: siamo piuttosto come dei canali, attraverso cui deve passare la linfa vitale dell'amore di Dio».
© Copyright Gazzetta del sud, 9 gennaio 2012
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