domenica 1 gennaio 2012

Il Papa: dopo le tragedie delle guerre mondiali è più avvertito il dovere della pace. Le ombre che si addensano devono spingere ad impegno educativo. I giovani vogliono la pace ma c'è il rischio che diventino violenti (Izzo)

PAPA: DOPO TRAGEDIE GUERRE MONDIALI PIU' AVVERTITO DOVERE PACE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 1 gen.

La pace si costruisce dal basso, attraverso un'opera educativa che non deve mai essere trascurata. Lo ha ricrdato Bendetto XVI nell'omelia della celebrazione per la Giornata Mondiale della Pace.
Secondo il Papa, "la famiglia umana, dopo le tragedie delle due grandi guerre mondiali, ha mostrato di esserne sempre piu' consapevole, come attestano, da una parte, dichiarazioni e iniziative internazionali e, dall'altra, l'affermarsi tra i giovani stessi, negli ultimi decenni, di tante e diverse forme di impegno sociale in questo campo".
"Per la Comunita' ecclesiale educare alla pace rientra - ha scandito - nella missione ricevuta da Cristo, fa parte integrante dell'evangelizzazione, perche' il Vangelo di Cristo e' anche il Vangelo della giustizia e della pace".

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PAPA: OMBRE CHE SI ADDENSANO DEVONO SPINGERE A IMPEGNO EDUCATIVO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 1 gen.

"Di fronte alle ombre che oggi oscurano l'orizzonte del mondo, assumersi la responsabilita' di educare i giovani alla conoscenza della verita', ai valori fondamentali dell'esistenza, alle virtu' intellettuali, teologali e morali, significa guardare al futuro con speranza".
Ne e' convinto il Papa che per questo ha dedicato al tema dell'educazione il messaggio per l'odierna Giornata Mondiale della Pace.
"Nell'era attuale, fortemente caratterizzata dalla mentalita' tecnologica, voler educare e non solo istruire - ha sottolineato nell'omelia della messa celebrata questa mattina in San Pietro - non e' scontato, ma e' una scelta" e cio' in particolare "perche' la cultura relativista pone una questione radicale: ha ancora senso educare?, e poi educare a che cosa?". Per Benedetto XVI, proprio, "in questo impegno per un'educazione integrale, entra anche la formazione alla giustizia e alla pace".
Un'opera educativa verso le nuove generazioni, nella quale, ha tenuto a ripetere a due mesi dall'incontro dei leader delle grandi religioni da lui presieduto ad Assisi il 27 ottobre, "una responsabilita' particolare spetta anche alle comunita' religiose".
Infatti, "ogni itinerario di autentica formazione religiosa accompagna la persona, fin dalla piu' tenera eta', a conoscere Dio, ad amarlo e a fare la sua volonta'". "Dio - ha ricordato citando un salmo - e' amore, e' giusto e pacifico, e chi vuole onorarlo deve anzitutto comportarsi come un figlio che segue l'esempio del Padre" che "difende i diritti di tutti gli oppressi".

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PAPA: GIOVANI VOGLIONO LA PACE MA C'E' RISCHIO DIVENTINO VIOLENTI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 1 gen.

"I ragazzi e le ragazze di oggi crescono in un mondo che e' diventato, per cosi' dire, piu' piccolo, dove i contatti tra le differenti culture e tradizioni, anche se non sempre diretti, sono costanti". Per loro, dunque, "piu' che mai, e' indispensabile imparare il valore e il metodo della convivenza pacifica, del rispetto reciproco, del dialogo e della comprensione". Lo ha affermato Benedetto XVI nell'omelia per la Giornata Mondiale della Pace.
Secondo il Pontefice, "i giovani sono per loro natura aperti a questi atteggiamenti, ma proprio la realta' sociale in cui crescono puo' portarli a pensare e ad agire in modo opposto, persino intollerante e violento". "Solo una solida educazione della loro coscienza - dunque - puo' metterli al riparo da questi rischi e renderli capaci di lottare sempre e soltanto contando sulla forza della verita' e del bene". E per il Papa teologo, "questa educazione parte dalla famiglia e si sviluppa nella scuola e nelle altre esperienze formative".
"Si tratta essenzialmente - ha spiegato - di aiutare i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, a sviluppare una personalita' che unisca un profondo senso della giustizia con il rispetto dell'altro, con la capacita' di affrontare i conflitti senza prepotenza, con la forza interiore di testimoniare il bene anche quando costa sacrificio, con il perdono e la riconciliazione". Per Joseph Ratzinger, i giovani di oggi "cosi' potranno diventare uomini e donne veramente pacifici e costruttori di pace".
Questo ragionamento sui giovani e la speranza che essi possano davvero cambiare la situazione del mondo, il Papa 84enne lo ha poi ripreso anche nel breve discorso che ha preceduto la preghiera dell'Angelus.
"I giovani - ha osservato - guardano oggi con una certa apprensione al futuro, manifestando aspetti della loro vita che meritano attenzione, come il desiderio di ricevere una formazione che li prepari in modo piu' profondo ad affrontare la realta', la difficolta' a formare una famiglia e a trovare un posto stabile di lavoro, l'effettiva capacita' di contribuire al mondo della politica, della cultura e dell'economia per la costruzione di una societa' dal volto piu' umano e solidale".

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