Il Papa all'udienza generale: la Chiesa non è la luce, ma riceve la luce di Cristo per diffonderla nel mondo
Portare nel mondo la luce e la gioia della Nascita di Cristo: è questo in sintesi l’invito che Benedetto XVI ha rivolto davanti a oltre 7mila persone nella prima udienza generale del 2012 che si è tenuta nell’Aula Paolo VI in Vaticano. “Il Natale celebra il fatto storico della nascita di Gesù a Betlemme”, ricorda il Papa, ed è la festa in cui Dio rivela all’uomo “la sua dignità più profonda: quella di essere figlio di Dio”. Il servizio di Debora Donnini.
Da una parte il nascondimento di Dio nell’umiltà della condizione umana, nel Bambino di Betlemme; dall’altra il suo apparire attraverso questa stessa umanità: due realtà sottolineate rispettivamente nel Natale e nell’Epifania, sottolinea il Papa nella prima udienza generale del nuovo anno. Una festa, l’Epifania, che ricorda l’adorazione dei Magi e, in quanto manifestazione, richiama anche il Battesimo di Gesù e le Nozze di Cana. Benedetto XVI pone l’accento su due aspetti di queste feste: la gioia e la luce. La gioia e lo stupore di contemplare “il volto di quell’umile bambino perché sappiamo che è il Volto di Dio presente per sempre nell’umanità, per noi e con noi”:
"Il Natale è gioia perché vediamo e siamo finalmente sicuri che Dio è il bene, la vita, la verità dell’uomo e si abbassa fino all’uomo, per innalzarlo a Sé: Dio diventa così vicino da poterlo vedere e toccare".
La teologia e la spiritualità del Natale parlano di un “mirabile scambio” fra la divinità e l’umanità: Dio assume la nostra umanità, condivide l’atto di nascere e rivela così all’uomo “la sua dignità più profonda: quella di essere figlio di Dio”:
"E così il sogno dell’umanità cominciando in Paradiso - vorremmo essere come Dio - si realizza in modo inaspettato non per la grandezza dell’uomo che non può farsi Dio, ma per l’umiltà di Dio che scende e così entra in noi nella sua umiltà e ci eleva alla vera grandezza del suo essere".
Uno scambio che si rende presente in modo reale nell’Eucaristia. L’invito del profeta Isaia: Alzati, rivestiti di luce…” è rivolto alla Chiesa e a ciascuno di noi, ricorda Benedetto XVI. Ed è un invito a prendere sempre più coscienza della missione di portare “la luce nuova del Vangelo”:
"Il Vangelo è la luce da non nascondere, da mettere sulla lucerna. La Chiesa non è la luce, ma riceve la luce di Cristo, la accoglie per esserne illuminata e per diffonderla in tutto il suo splendore. E questo deve avvenire anche nella nostra vita personale".
Anche oggi la luce di Cristo dirada le tenebre del mondo, ricorda Benedetto XVI:
"Celebrare il Natale è quindi manifestare la gioia, la novità, la luce che questa Nascita ha portato in tutta la nostra esistenza, per essere anche noi portatori della gioia, della vera novità, della luce di Dio agli altri".
L’esortazione centrale di Benedetto XVI è dunque quella di annunciare il Vangelo e accogliere in noi stessi quel Bambino “per vivere della sua stessa vita, per far sì che i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni, siano i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni”. Infine a tutti i presenti il Papa rivolge i suoi auguri di Natale:
"Ancora a tutti l’augurio di un tempo natalizio benedetto dalla presenza di Dio!"
Nei saluti finali il Papa rivolge un pensiero ai ministranti della diocesi di Asti e li esorta a svolgere con amore l’importante servizio all’altare che permette di essere particolarmente vicini al Signore. Quindi saluta le Suore Figlie della Misericordia e della Croce che celebrano in questi giorni il loro Capitolo Generale, assicurando la sua preghiera “affinché esso susciti nell’intero Istituto un rinnovato ardore apostolico”. E ancora i gruppi dell’Azione Cattolica di Pompei e di San Marzano sul Sarno e i giovani dell’Oratorio inter-parrocchiale di Mortara.
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