Papa/ Crisi e primavera araba, appello per giovani e diritti
Con ambasciatori chiede equilibrio Italia-Chiesa. Il 14 vede Monti
Città del Vaticano, 9 gen. (TMNews)
Giovani colpiti dalla crisi economica in Occidente, giovani che animano le rivolte del mondo arabo. Il Papa pronuncia il tradizionale discorso di inizio anno al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede e parte da un appello per la difesa dei diritti di coloro che vede come i protagonisti dell'anno appena passato.
La crisi economica e finanziaria mondiale "non ha colpito soltanto le famiglie e le imprese dei Paesi economicamente più avanzati, dove ha avuto origine, creando una situazione in cui molti, soprattutto tra i giovani, si sono sentiti disorientati e frustrati nelle loro aspirazioni ad un avvenire sereno, ma ha inciso profondamente anche sulla vita dei Paesi in via di sviluppo", ha detto Benedetto XVI ai 177 rappresentanti dei paesi che hanno rapporti diplomatici con il Palazzo apostolico. Benedetto XVI auspica "nuove regole che assicurino a tutti la possibilità di vivere dignitosamente e di sviluppare le proprie capacità a beneficio dell'intera comunità" per poi passare a parlare del "malessere" di altri giovani, quelli del Nord Africa e del Medio Oriente, "dove i giovani, che soffrono tra l'altro per la povertà e la disoccupazione e temono l'assenza di prospettive certe, hanno lanciato quello che è diventato un vasto movimento di rivendicazione di riforme e di partecipazione più attiva alla vita politica e sociale". E qui Benedetto XVI, di nuovo, sottolinea che "il rispetto della persona dev'essere al centro delle istituzioni e delle leggi, deve condurre alla fine di ogni violenza e prevenire il rischio che la doverosa attenzione alle richieste dei cittadini e la necessaria solidarietà sociale si trasformino in semplici strumenti per conservare o conquistare il potere". Il Papa dedica una particolare attenzione alla drammatica situazione in Siria, per la quale auspica "una rapida fine degli spargimenti di sangue e l'inizio di un dialogo fruttuoso tra gli attori politici, favorito dalla presenza di osservatori indipendenti".
Benedetto XVI ricorda agli ambasciatori che "in non pochi Paesi i cristiani sono privati dei diritti fondamentali e messi ai margini della vita pubblica; in altri subiscono attacchi violenti contro le loro chiese e le loro abitazioni", ma evita di addentrarsi in complesse vicende geopolitiche. Il Papa preferisce ricordare la figura del ministro per le minoranze cristiane assassinato in Pakistan, Shahbaz Bhatti ed annoverare "gli attentati commessi contro varie chiese nel tempo di Natale" in Nigeria tra le difficoltà che i cristiani devono affrontare in vari paesi africani.
Non manca il Papa, nel suo affresco annuale della diplomazia della Santa Sede, di menzionare tematiche più specificamente occidentali: con uno occhio agli Stati Uniti ricorda la dottrina della Chiesa in materia di matrimonio tra uomo e donna, di aborto, di cellule staminali embrionali. Parla poi di Italia elogiando la decisione sul crocifisso nelle scuole assunta dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. E alla Penisola rivolge "un particolare pensiero, al termine del 150esimo anniversario della sua unificazione politica. Le relazioni tra la Santa Sede e lo Stato italiano hanno attraversato momenti difficili dopo l'unificazione. Nel tempo, però, hanno prevalso la concordia e la reciproca volontà di cooperare, ciascuno nel proprio ambito, per favorire il bene comune. Auspico che l'Italia - afferma il Papa - continui a promuovere un rapporto equilibrato fra la Chiesa e lo Stato, costituendo così un esempio, al quale le altre Nazioni possano riferirsi con rispetto e interesse". Il 14 gennaio, intanto, è prevista l'udienza del Papa al presidente del Consiglio Mario Monti.
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