giovedì 26 gennaio 2012

Cooperazione ecumenica in Europa. In Germania primo incontro continentale dei sinodi evangelici (Burigana)

In Germania primo incontro continentale dei sinodi evangelici

Cooperazione ecumenica in Europa

Riccardo Burigana

«Quali sono le diverse esperienze che le Chiese vivono nei loro Paesi attraversati dai cambiamenti sociali? Quali possono essere i contributi teologici e pratici comuni delle comunità evangeliche a favore di un’Europa in mutamento?»: con questi interrogativi il pastore Thomas Wipf ha aperto il Convegno internazionale che si è svolto a Bad Boll, in Germania, dal 20 al 22 gennaio. Wipf, presidente della Comunità delle Chiese protestanti in Europa (Ccpe), ha ricordato l’importanza di questo convegno per la storia della Chiesa in Europa. È stato infatti il primo incontro internazionale dei sinodi delle comunità evangeliche che fanno parte della Ccpe, con la partecipazione di 82 rappresentanti di oltre 70 sinodi in rappresentanza di 51 comunità ecclesiali da 17 Paesi europei.
Questo incontro fa parte delle iniziative promosse dalla Ccpe dopo l’assemblea generale di Budapest (2006) nella quale venne deciso «di intensificare lo scambio e il confronto di idee». Ma esso ha assunto un valore del tutto particolare per la sua novità e per il tema del convegno. I sinodi sono stati direttamente coinvolti con l’organizzazione di un incontro interamente dedicato a loro per favorire un confronto sui temi della prossima assemblea generale della Ccpe, prevista a Firenze in settembre. Un modo per rafforzare l’azione ecumenica delle Chiese in Europa. Il tema della prossima assemblea generale di Firenze, «Liberi per il futuro», ha costituito l’asse portante del convegno che ha rappresentato un passaggio particolarmente interessante per lo stato della riflessione sulla necessità di un ripensamento della vita e delle prassi della Ccpe. Il convegno, articolato in una serie di interventi, tavole rotonde e gruppi di lavoro, si è aperto con la relazione del pastore Wipf, il quale ha sottolineato come la dimensione ecumenica, che da sempre contraddistingue la Comunità delle Chiese protestanti, può contribuire alla crescita della testimonianza cristiana in Europa. Il tema della libertà rappresenta quindi una sfida per la Ccpe nella prospettiva di proporre un modello di comunione, nel rispetto dell’identità delle singole comunità, con il quale superare le difficoltà che sembrano frenare il dialogo ecumenico in Europa.
Proprio sul significato della parola “libertà” per i cristiani si è tenuta una tavola rotonda nella quale si è affrontato anche il tema della libertà religiosa in Europa, mettendo in evidenza come essa costituisca ancora un oggetto di discussione nella società contemporanea, anche in alcuni Paesi europei. Per questo si è auspicato un rinnovato impegno, proprio a livello ecumenico, per la sua affermazione come principio fondamentale e irrinunciabile.
Ampio spazio è stato dedicato ai gruppi di lavoro nei quali sono stati affrontati una serie di temi, strettamente connessi con la preparazione all’assemblea generale di Firenze. Si è discusso del ruolo dei laici nelle comunità protestanti in Europa, dello stato delle celebrazioni liturgiche condivise, del rapporto tra le generazioni nelle singole comunità, con particolare attenzione al coinvolgimento dei giovani nella vita quotidiana; si è parlato anche delle opere di assistenza caritativa nella società civile, del dibattito sull’Europa nell’attuale contesto storico nel quale anche i cristiani si interrogano sul futuro del continente, del rapporto tra giustizia e diritti umani.
Di particolare interesse per il dialogo ecumenico è stato il tema della testimonianza delle comunità evangeliche nell’accoglienza dell’altro, non solo del cristiano, dal momento che questa dimensione è strettamente connessa a quanto le Chiese e le comunità ecclesiali stanno facendo per l’accoglienza dei migranti. Il tema del ruolo delle Ccpe nel futuro dell’Europa è stato l’oggetto dell’intervento di Rainer Wieland, vice presidente del Parlamento europeo, che ha posto l’accento su quanto i cristiani possono fare per rafforzare l’unità europea con un’opera di dialogo e di condivisione. Per Wieland, «la crisi attuale richiede delle nuove possibilità per parlare dell’Europa: dobbiamo impegnarci a introdurre nel dibattito contemporaneo il pensiero europeo che è un pensiero di pace. Per questo le istituzioni europee hanno bisogno della collaborazione delle Chiese». Ai cristiani è chiesto di essere testimoni di una memoria storica che ha segnato profondamente non solo l’Europa ma il mondo intero, con l’affermarsi della libertà dell’individuo, come ha detto Wieland, evocando la storia delle origini della Riforma.
Proprio la riflessione sulla nascita della Riforma ha costituito un altro dei momenti forti del convegno, con la presentazione dei primi passi del cammino che porterà alle celebrazioni del 500° anniversario della nascita della Riforma, nel 2017. In questa riflessione a più voci è stata sottolineata l’importanza di dare un carattere ecumenico a questo anniversario, raccogliendo così l’invito formulato, mesi fa, da Munib A. Younan, presidente della Federazione luterana mondiale.
Nello spirito evocato da Wieland, per un impegno per la pace, è stata approvata una lettera comune rivolta alle comunità protestanti in Medio Oriente per riaffermare la piena solidarietà ecumenica dei sinodi evangelici in un momento tanto difficile per la vita di queste comunità.
Nel documento finale è stata affermata la volontà di approfondire la comunione a livello sinodale dopo che «questo primo incontro ha rivelato le tanto numerose possibilità per una sempre più fruttuosa collaborazione».
Al termine dell’incontro il pastore Wipf ha sottolineato che «da Bad Boll prosegue, con rinnovato vigore, il cammino verso una vera comunione ecclesiale, fondata sulla partecipazione e sulla collaborazione per la costruzione del futuro».

(©L'Osservatore Romano 26 gennaio 2012)

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