venerdì 6 gennaio 2012

Anno della Fede. Anticipate le indicazioni pastorali per conferenze episcopali, diocesi e parrocchie (Collacciani)

"La Chiesa dia testimonianza credibile"

Anno della fede: è stato proclamato da Benedetto XVI con inizio l'11 ottobre prossimo, a 50 anni dal Concilio. Anticipate le indicazioni pastorali per conferenze episcopali, diocesi e parrocchie.

Marino Collacciani

La Chiesa si appresta a un appuntamento importante, probabilmente un punto di svolta nel senso della ripresa dottrinale, lungo il solco della continuità.
È il senso dell'Anno della fede, proclamato da Benedetto XVI con inizio dall'11 ottobre prossimo, a 50 anni dal Concilio e a venti dalla promulgazione del Catechismo della Chiesa cattolica: l'evento dovrà contribuire «alla riscoperta della fede, affinché tutti i membri della Chiesa siano testimoni credibili e gioiosi del Signore risorto, capaci di indicare alle tante persone in ricerca la "porta della fede"». Ma sarà «un'occasione privilegiata» per promuovere la corretta conoscenza dei contenuti sia del Concilio Vaticano II che dello stesso Catechismo.
Avrà la data di oggi, festa dell'Epifania, e sarà pubblicata domani, ma è stata in parte anticipata ieri dalla sala stampa vaticana, la Nota dell'ex Sant'Uffizio che in vista dell'Anno della fede offre le indicazioni pastorali sia alla Chiesa nel suo complesso che alle Conferenze episcopali, alle diocesi, alle parrocchie e ai movimenti.
Si fa riferimento, sin dall'introduzione, ai due «grandi eventi che hanno segnato il volto della Chiesa ai nostri giorni» e che l'Anno della fede richiama nella data di inizio: il 50° anniversario dell'apertura del Concilio (11 ottobre 1962) e il 20° della promulgazione del Catechismo (11 ottobre 1992). Essi sono fissati qiali punti fermi ai quali la Chiesa, «ben consapevole dei problemi che oggi la fede deve affrontare», si riaggancia anche nella prospettiva della nuova evangelizzazione. Così viene specificato che il Concilio «ha voluto approfondire l'intima natura della Chiesa e il suo rapporto con il mondo contemporaneo» mentre «dopo il Concilio, la Chiesa si è impegnata nella recezione e nell'applicazione del suo ricco insegnamento, in continuità con tutta la Tradizione, sotto la guida sicura del Magistero». La Nota preosegue spiegando che «sin dall'inizio del suo Pontificato, Papa Benedetto XVI si è impegnato decisamente per una corretta comprensione del Concilio, respingendo come erronea la cosiddetta "ermeneutica della discontinuità e della rottura" e promuovendo quella che lui stesso ha denominato "l'ermeneutica della riforma", del rinnovamento nella continuità». Lo stesso Catechismo, come «autentico frutto del Concilio Vaticano II», si pone nella linea di tale «rinnovamento nella continuità»: da una parte riprende l'antico ordine della catechesi, ma nel contempo la esprime «in modo nuovo per rispondere agli interrogativi della nostra epoca». Quindi, proprio la corretta lettura dei contenuti conciliari e del Catechismo è l'esigenza da cui partono le specifiche indicazioni pastorali, tanto che a livello di Conferenze episcopali viene incoraggiata anche «una verifica dei catechismi locali e dei vari sussidi catechistici in uso nelle Chiese particolari per assicurare la loro piena conformità con il Catechismo della Chiesa cattolica». A livello diocesano, vengono caldeggiati «simposi, convegni e giornate di studio», specie nelle Università cattoliche, per un «dialogo creativo tra fede e ragione».

© Copyright Il Tempo, 6 gennaio 2012 consultabile online anche qui.

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