domenica 4 novembre 2012
Caso Savile. L'ordine è perentorio e arriva direttamente dai piani altri del Vaticano: basta onorificenze a caso (Rodari)
Un altro scandalo in Vaticano «Basta onorificenze facili»
di Paolo Rodari
L'ordine è perentorio e arriva direttamente dai piani altri del Vaticano. Basta onorificenze a caso.
La vicenda che ha coinvolto Jimmy Savile, infatti, ha scosso parecchio presuli e prelati. E così l'indicazione d'ora innanzi è una: vagliare bene prima di concedere titoli a caso. Sul caso Savile è intervenuto direttamente Vincent Nichols, primate d'Inghilterra e arcivescovo di Westminster. Questi è sceso in campo furioso. Ha preso carta e penna e ha scritto alla segreteria di stato vaticana chiedendo che si facesse qualcosa per eliminare quell'onorificenza che sa di scandalo: Savile, presentatore della Bbc morto nel 2011 e accusato di essere un molestatore di donne e minori, nel 1990 fu insignito dell'onorificenza di commendatore dell'ordine pontifico di San Gregorio Magno per il suo impegno a favore di molte iniziative di beneficenza.
Commendatore, dunque, un grado raggiunto dopo che Savile inviò il proprio curriculum vitae (età, professione, condizione familiare e sociale, con descrizione accurata delle benemerenze acquisite nei riguardi della Chiesa), alla nunziatura apostolica che l'ha poi fatto pervenire - corredata dal proprio nulla osta - alla segreteria di stato.
Dal 1990, insomma, anche Savile aveva i numeri per andare in giro con l'insegna dell'ordine, costituita da una croce maltese con la figura di San Gregorio Magno sul diritto e il motto «Pro Deo et Principe» sul retro. Poteva mostrare la medaglia sostenuta da una fascia rossa bordata. E soprattutto sfoggiare l'uniforme in panno verde scuro con ricchi ricami in argento, speroni, sciabola e feluca piumata di nero. Un titolo onorifico, certo, nulla di più, ma pur sempre un titolo prestigioso perché concesso direttamente dal Vaticano.
Anche se padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, ha dichiarato che con la morte di Savile l'onorificenza che gli era stata concessa è di fatto decaduta, lo scandalo resta e in Vaticano non sono rimasti con le mani in mano.
Proprio mentre lo scandalo Savile montava, un telegrafico comunicato vaticano spiegava le nuove disposizioni riguardanti il proliferare di ordini equestri non riconosciuti dalla Santa Sede i quali, tramite «insegne» e «diplomi cavallereschi», compiono «abusi che poi risultano a danno di molte persone in buona fede».
La segreteria di stato, in sostanza, «ritiene opportuno ribadire che oltre ai propri ordini equestri (Ordine Supremo del Cristo, Ordine dello Speron d'Oro, Ordine Piano, Ordine di San Gregorio Magno e Ordine di San Silvestro Papa), la Santa Sede riconosce e tutela soltanto il Sovrano Militare Ordine di Malta ovvero Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta e l'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, e non intende innovare in merito».
Tutti gli altri ordini di nuova istituzione, o fatti derivare da quelli medievali non sono riconosciuti dalla Santa Sede, non potendosi questa far garante della loro legittimità storica e giuridica, delle loro finalità e dei loro sistemi organizzativi.
Ad evitare equivoci purtroppo possibili, anche a causa del rilascio illecito di documenti e dell'uso indebito di luoghi sacri, e ad impedire la continuazione di abusi che poi risultano a danno di molte persone in buona fede, «la Santa Sede conferma di non attribuire alcun valore ai diplomi cavallereschi e alle relative insegne che siano rilasciati dai sodalizi non riconosciuti e di non ritenere appropriato l'uso delle chiese e cappelle per le cosiddette "cerimonie di investitura"».
Anche per gli ordini ufficiali il controllo sarà maggiore. E lo sarà soprattutto per una delle onorificenze più ambite, quella che permette di fregiarsi del titolo di gentiluomo di Sua Santità. Fino al 1968 si chiamavano «Cavalieri di spada e cappa», divisi fra «Segreti» e «d'Onore». Era un club esclusivo, riservato alla nobiltà papalina.
Poi Paolo VI decise che il nome era troppo medioevale e lo cambiò. La Corte Pontificia divenne Casa Pontificia e i cavalieri si trasformarono, appunto, in gentiluomini di Sua Santità. Il resto rimase uguale: collare con le chiavi decusse, frac e sparata bianca. Membri laici della Famiglia Pontificia, i gentiluomini siedono vicini ad altri, i cui ruoli sono spesso di difficile interpretazione: dagli addetti di anticamera, prima detti «bussolanti», ai procuratori del sacro palazzo apostolico, ai protonotari apostolici. È il Papa in persona a dare il titolo, che non può essere ereditato. La nomina è da considerarsi a vita, ma la Santa Sede può deciderne la revoca.
Per essere membro bisogna aver acquisito sul campo particolari benemerenze. Ma d'ora innanzi queste benemerenze saranno vagliate a dovere: errori come quelli di Savile la Santa Sede è decisa a non commettere più.
© Copyright Il Giornale, 4 novembre 2012 consultabile online anche qui.
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1 commento:
Dunque,facciamo due conti,che anno era?1990?Sotto quale pontificato,anzi sotto quale'dittatura'curiale?Ma Ratzinger era solo un cardinale senza poteri o mi sbaglio?Le facce di tolla allora presenti e governanti e tuttora vive e vegete, non hanno proprio niente da dire?Strano,molto strano...
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