domenica 4 novembre 2012

Crisi, Bertone: la UE torni ai fondatori che volevano pace e prosperità. Il tema del lavoro resta troppo sullo sfondo (Izzo)


CRISI: BERTONE, UE TORNI AI FONDATORI CHE VOLEVANO PACE E PROSPERITA'

Salvatore Izzo

(AGI) - Cuneo, 3 nov. 

"Quando nel secondo dopoguerra nacque la prima comunita' europea, si crearono le pre-condizioni ideali e spirituali per realizzare una comune terra di pace e di prosperita'. 
Dobbiamo riportare quel grande progetto europeo nel nostro orizzonte". 
Lo ha chiesto il segretario di Stato della Santa Sede in una "lectio magistralis" tenuta questo pomeriggio a Cuneo, nel Centro incontri della Provincia, su invito dell'Associazione Insieme. Bertone ha rilevato che "l'Europa oggi attraversa una crisi non solo per la mancanza di una comune politica fiscale o per i debiti pubblici, ma soprattutto perche' si sono affievolite queste tradizioni ideali che hanno alimentato nei secoli il suo spirito". "Mai si dimentichi - ha raccomandato - che anche l'economia di mercato post-moderna ha bisogno essenzialmente di uno spirito per poter vivere e crescere".
Secondo il segretario di Stato di Papa Ratzinger, "se l'Europa non riscopre il legame fra essere e agire e conseguentemente il nesso fra etica e politica, cosi' come il contributo positivo della religione alla sua crescita, verranno a mancare gli strumenti per affrontare gli interrogativi posti dal tempo presente".
"In quanto europei - ha sottolineato il porporato -  dobbiamo sforzarci di riproporre a ogni generazione quella base etica che ha fondato l'Europa come patria dei diritti umani, della dignita' e dell'inviolabilita' della persona". 
"L'Europa - ha ricordato inoltre il cardinale Bertone nella sua lectio - l'hanno fatta soprattutto mercanti e monaci, e l'hanno fatta assieme. Le grandi fiere, gli scambi, i trattati commerciali non avrebbero creato durante il medioevo nessuna idea di Europa senza l'azione congiunta, complementare e coessenziale del monachesimo e poi di Francesco e Domenico e degli altri numerosi carismi".
Da parte sua, ha tenuto a rivendicara il cardinale, "il cristianesimo, che ha anche ereditato, rielaborandola, parte della cultura classica e ebraica, ha offerto quel soffio vitale e quel respiro che ha nutrito l'Europa, la sua economia di mercato, il suo welfare, le sue banche".

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CRISI: BERTONE, TEMA DEL LAVORO RESTA TROPPO SULLO SFONDO


Salvatore Izzo


(AGI) - Cuneo, 2 nov. 

Il tema del lavoro oggi "resta troppo sullo sfondo della crisi che attraversa l'intero pianeta, mentre il centro lo occupano finanza e consumo". 
Se ne e' lamentato oggi il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato di Benedetto XVI.
"Il primo fine che dovrebbe ricreare un nuovo progetto comune oggi - ha affermato il porporato intervenendo a Cuneo con una lectio magistralis sul tema dell'identita' europea - la creazione di nuovo lavoro, per una nuova stagione di piena e buona occupazione, perche' quando la gente non lavora ogni progetto di bene comune e di sviluppo diventa astratto e insostenibile".
"Il patrono dell'Europa, San Benedetto da Norcia - ha ricordato Bertone - scriveva nella regola per i suoi monaci 'prega e lavora'; cosi' il lavoro diventava per l'uomo una attivita' con pari dignita' della preghiera e diventava una sua attivita' fondamentale, costitutiva".
"Nell'ottica della spiritualita' cristiana incarnata socialmente, il lavoro umano - ha detto ancora il porporato salesiano - e' impagabile: lo stipendio diventa un premio, un ritorno di gratuita'; il lavoro è tale quando e' amore, quando serve a creare un prodotto o fornire un servizio per una o piu' persone, anche se magari non le conosceremo mai, e' sempre un'attivita' svolta 'per' gli altri".
Secondo Bertone, "se e' vero che il lavoro e' fondativo del consorzio umano, allora e' necessario edificare una 'cultura del lavoro' che aiuti i lavoratori a partecipare in modo pienamente umano alla vita dell'azienda; una cultura capace di portare a sintesi le sue varie dimensioni, da quella economica a quella sociale a quella spirituale". Di qui l'invito di Bertone "a pensare in termini di una 'ecologia umana', come l'ha descritta Giovanni Paolo II nell'enciclica Centesimus annus dove ha affermato che 'ci si impegna troppo poco per salvaguardare le condizioni morali'".
In sostanza, ha riassunto il segretario di Stato, "occorre spostare il fuoco dell'attenzione dal lavoro come puro processo lavorativo all'opera intesa come possibilita' di autorealizzazione". "Ecco perche' - ha concluso Bertone -  l'estromissione dell'attivita' lavorativa per lunghi periodi di tempo non rappresenta solo una perdita di produzione (e quindi uno spreco di risorse), ma costituisce un vero e proprio razionamento della liberta' personale", in quanto "se e' vero che 'si impara facendo', e' del pari vero che 'si disimpara non facendo'. E cio' mai come oggi e' stato tanto vero". 

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