mercoledì 14 novembre 2012

Anno della Fede, card. Bagnasco: evangelizzazione troppo flebile (Izzo)

ANNO DELLA FEDE: BAGNASCO, EVANGELIZZAZIONE TROPPO FLEBILE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 13 nov. -

"La liturgia, se ben celebrata e vissuta, opera la conversione del cuore e della vita". Mentre un'"evangelizzazione flebile" rappresenta piuttosto "il risultato di cristiani deboli, che non vivono profondamente i misteri che celebrano". 
Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, all'incontro sull'Anno della Fede che riunisce a Roma un centinaio di vescovi italiani (a porte chiuse). Il rapporto tra evangelizzazione e liturgia, ha affermato il cardinale soffermandosi sul recente Sinodo e i 50 anni del Concilio, e' "decisivo in ordine all'efficacia della missione della Chiesa".
"Quando la partecipazione alla liturgia viene considerata come una delle tante cose da fare, senza lasciarsi trasformare e coinvolgere in profondita' dal mistero celebrato", ha ammonito Bagnasco, "anche lo slancio e la passione per il Vangelo e per il suo annuncio" viene meno.
"La forza evangelizzante della liturgia - ha spiegato, infatti, il presidente della Cei - e' tanto piu' arricchita di vigore quanto piu' alta e' la qualita' dell'esperienza che si vive". "Udire, vedere, toccare, contemplare": sono questi i verbi che "descrivono anche cio' che l'uomo sperimenta nella celebrazione liturgica", e che dimostrano che "la dinamica della fede non puo' essere ridotta all'accoglienza di alcuni contenuti veritativi, ma comporta l'aprire la porta del cuore a Cristo". 
"Vivere la liturgia, in particolar modo la celebrazione dell'Eucaristia, come reale incontro con Cristo, riscalda il cuore - ha assicurato il cardinale Bagnasco - e aiuta a capire che fede autentica e' quella che e' pervasa da amore per il Signore", un amore che "coinvolge il cuore come autentica passione per Gesu' Cristo" e che sappia essere "intelligente", che sappia cioe' "entrare progressivamente nella logica di Dio, con una ragione che non rinunci alla fatica della ricerca e a rendere ragione della propria speranza". 
Un amore, infine, che coinvolge l'uomo "in tutte le sue energie, del corpo e dello spirito". "Non e' pensabile un amore per Dio solo intimistico o emotivo", ha affermato il cardinale, secondo il quale la celebrazione liturgica "riscatta e purifica l'amore dell'uomo verso Dio dal rischio di un soggettivismo illusorio, che pretende di amare Dio con modalita' che l'uomo pensa siano le migliori o le piu' rispondenti ai suoi propri bisogni". Nel rito liturgico, infatti, "l'uomo agisce non come primo attore, ma come destinatario dell'azione di Dio che e' il grande protagonista; nel rito l'uomo e' attivamente presente, ma a sua volta viene trasformato da cio' che celebra", ha concluso il presidente della Cei. 

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