SINODO: SEPE, NELLA CHIESA IL CARRIERISMO FA DANNI CONCRETI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 18 ott.
"Anche nella Chiesa il carrierismo non solo esiste, ma prospera". Lo denuncia il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli dopo una lunga carriera in Vaticano, che interviene sui temi del Sinodo in un'intervista al settimanale diocesano "Nuova Stagione".
"E' sotto gli occhi di tutti - afferma - che il carrierismo fa danni concreti, inquina i rapporti umani, avvelena gli ambienti in cui si sviluppa e matura". Sepe se la prende anche con "un certo centralismo burocratizzato, seppure su un livello diverso, non e' da meno, quanto ai danni che procura, soprattutto alla Chiesa - comunione".
Il cardinale Sepe si chiede: "quanta comunione si vive nella Chiesa?". "Alle volte - risponde - si ha l'impressione di vivere in una fossa di leoni che si sbranano tra loro, come, con altre parole, ha ricordato Papa Benedetto XVI,piuttosto che in una "Casa" di comunione, dove deve regnare l'amore di Cristo". Secondo il porporato, "il centralismo, quando e' condito di burocraticismo, diventa asfissiante".
"Abbiamo bisogno non di nuove procedure o riunioni, ma di testimoni e di guide", sostiene l'arcivescovo di Napoli in evidente polemica con l'attuale conduzione dei lavori del Sinodo, al quale peraltro egli non partecipa in quanto non eletto ne' invitato direttamente dal Pontefice. "Dobbiamo ritornare - esorta il porporato rivolto ai sinodali - ad essere la Chiesa di tutti e, particolarmente dei poveri mettendoli al centro delle nostre comunita' cristiane. Essi ci aiuteranno ad arricchirci spiritualmente piu' di quanto noi possiamo aiutarli materialmente".
"In realta' - sostiene Sepe nell'intervista - il vero dramma della Chiesa e' che essa non sempre riesce a far trasparire, in tutto il suo splendore, il volto di Cristo. Dobbiamo anche ammettere che spesso e' essa stessa ad appannarne l'immagine e a renderla opaca e poco attraente per un mondo che, pur nelle sue incertezze e nei suoi smarrimenti, non sembra cercare altro".
"Di questo - dice il cardinale i - dobbiamo non solo preoccuparci, ma provare dolore e terrore. E non bisogna pensare necessariamente agli scandali che hanno scosso e turbato recentemente la coscienza dei fedeli. A questa orrenda serie di misfatti e di vere e proprie contro-testimonianze il Papa ha dato risposte forti e convincenti". Per l'arcivescovo di Napoli - che nell'intervista rivendica il suo operato nella diocesi, cioe' di aver '"portato in strada il profumo di Cristo e, allo stesso tempo, spalancato i nostri templi perchè accogliessero l'aria, talvolta aspra ma autentica della vita vissuta" - "la preoccupazione piu' forte e' per una Chiesa che non riesce piu' ad essere se stessa, una Chiesa avvolta nella mediocrita' di un'esistenza grigia, conformata a certi stili di vita del mondo, una Chiesa chiusa e arroccata su se stessa, che spesso sa dire solo parole che restano inascoltate perche' fredde e scheletriche".
"Il mondo - spiega - capisce quando portiamo il Vangelo nel cuore. Nel Sinodo e nell'Anno della Fede, la Chiesa deve ritrovare il coraggio e l'umilta' di guardare in se stessa, rimettendo al primo posto il Vangelo, prima di pensare ad evangelizzare gli altri". Sepe chiede dunque al Sinodo di "tradurre in opere lo spirito della grande apertura al mondo della Gaudium et Spes, le speranze suscitate dalla Lumen Gentium". "E' necessario - osserva - attualizzare la commovente consegna che, nella celebrazione di chiusura, Papa Paolo VI fece al mondo, invitando tutti ad operare, ciascuno nel proprio ambito, al rinnovamento di pensiero, di azione, di costumi, di forza morale, di gioia e di speranza, che e' stato, affermo', lo scopo stesso del Concilio. Dopo quasi mezzo secolo - conclude l'arcivescovo di Napoli - credo con ancora piu' forza a questo programma. Abbiamo varcato le porte della citta', ma soprattutto abbiamo messo alle spalle quelle delle nostre sagrestie e dei nostri palazzi".
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2 commenti:
Il cardinale si sta togliendo qualche sassolino dalle scarpe?
Alessia
da quale pulpito...
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