mercoledì 31 ottobre 2012

Il Papa all'udienza generale: la fede nasce e vive nella Chiesa, non è un fatto privato (R.V.)


Il Papa all'udienza generale: la fede nasce e vive nella Chiesa, non è un fatto privato 

Non esiste vera fede se non vissuta all’interno della Chiesa. Benedetto XVI lo ha ribadito questa mattina durante la catechesi dell’udienza generale, presieduta in Piazza San Pietro davanti a circa 20 mila fedeli. Il Papa ha definito una contraddizione la “tendenza” oggi diffusa di “relegare la fede nella sfera del privato”. Il servizio di Alessandro De Carolis: 

La fede è “popolo”, è “luce”. La fede non è da nascondere dietro un angolo, della società o dell’anima. Al terzo mercoledì di udienza generale dedicato all’Anno della Fede - in una Piazza San Pietro affollata nonostante nuvole e pioggia - Benedetto XVI dà nuova plasticità a un’altra di quelle che la settimana scorsa aveva chiamato “verità elementari”. Anche stavolta a innescare la sua riflessione è una domanda: la fede, in quanto mia è “individuale”, la vivo “da solo”?: 

“Certo, l’atto di fede è un atto eminentemente personale, che avviene nell’intimo più profondo e che segna un cambiamento di direzione, una conversione personale: è la mia esistenza personale che riceve una svolta (...) Ma questo mio credere non è il risultato di una mia riflessione solitaria, non è il prodotto di un mio pensiero, ma è frutto di una relazione, di un dialogo, in cui c’è un ascoltare, un ricevere e un rispondere; è il comunicare con Gesù che mi fa uscire dal mio ‘io’ racchiuso in me stesso per aprirmi all’amore di Dio Padre".

La fede, ha proseguito il Papa, non è allora “un dialogo privato con Gesù”: è un dono che viene da Dio e, ha sottolineato, arriva attraverso la Chiesa. “Fin dagli inizi”, ha ribadito, è la Chiesa “il luogo della fede”, “il luogo di trasmissione della fede”. Per questo, la Chiesa non è una entità “sociologica”, ma una comunità radicata in Dio, in Gesù, nello Spirito:

“La nostra fede è veramente personale, solo se è anche comunitaria: può essere la mia fede, solo se vive e si muove nel ‘noi’ della Chiesa, solo se è la nostra fede, la comune fede della Chiesa unica (…) La Chiesa è la Madre di tutti i credenti. ‘Nessuno può dire di avere Dio per Padre, se non ha la Chiesa come Madre’. Quindi la fede nasce nella Chiesa, conduce ad essa e vive in essa. Questo è importante ricordarlo”.

Chiariti i principi, Benedetto XVI è passato al modo in cui, da duemila anni, la Chiesa li annuncia e li testimonia. In particolare, ha messo in luce l’importanza della “Tradizione”, che “dà la garanzia – ha asserito – che ciò in cui crediamo è il messaggio originario di Cristo, predicato dagli Apostoli”:

“Se la Sacra Scrittura contiene la Parola di Dio, la Tradizione della Chiesa la conserva e la trasmette fedelmente, perché gli uomini di ogni epoca possano accedere alle sue immense risorse e arricchirsi dei suoi tesori di grazia”.

Infine, l’ultima, fondamentale, indicazione di Benedetto XVI: “È nella comunità ecclesiale che la fede personale cresce e matura”. Per cui, la nuova evangelizzazione – al centro del Sinodo appena terminato – altro non è che l’espressione pubblica, accompagnata dalla grazia di Dio, di questa fede. Per questo, ha concluso:

“La tendenza, oggi diffusa, a relegare la fede nella sfera del privato contraddice la sua stessa natura. Abbiamo bisogno della Chiesa per avere conferma della nostra fede e per fare insieme esperienza dei doni di Dio: la sua Parola, i Sacramenti, il sostegno della grazia e la testimonianza dell’amore (…) In un mondo in cui l’individualismo sembra regolare i rapporti fra le persone, rendendole sempre più fragili, la fede ci chiama ad essere popolo di Dio, ad essere Chiesa, portatori dell’amore e della comunione di Dio per tutto il genere umano”.

Al termine delle catechesi in sintesi e in otto lingue, tra cui l’arabo, il Papa ha salutato, fra gli altri, i rettori delle Università cattoliche, riuniti a Roma, e ha ricordato la Solennità di domani di Tutti i Santi. 

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