lunedì 29 ottobre 2012

Immigrati, Santa Sede: nessuno Stato ha il diritto di respingerli (Izzo)


IMMIGRATI: SANTA SEDE, NESSUNO STATO HA DIRITTO DI RESPINGERLI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 29 ott. 

"Ci sono leggi e lo Stato deve difendere l'identita' culturale, di benessere, dei suoi propri cittadini. Questo non significa, pero', cacciare i migranti". 
Il cardinale Antonio Maria Veglio' commenta cosi' le parole del Papa che nel Messaggio per la Giornata delle migrazioni ribadisce due diritti che sono apparentemente in contraddizione: quello delle persone all'emigrazione e quello degli Stati a regolare i flussi. 
"Ci sono leggi e lo Stato - spiega il presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti - deve difendere l'identita' culturale, di benessere, dei suoi propri cittadini. Questo non significa pero' - chiarisce il poporato -  cacciare i migranti".  
Secondo Veglio', "di fronte al processo migratorio, non e' che uno lo incoraggia o lo scoraggia. Si cerca di risolvere i problemi che questo processo comporta". 
"Io credo - spiega - che nessuno Stato al mondo abbia il diritto di cacciare i migranti, ma nessuno Stato al mondo deve essere cosi' 'naif' che tutti quelli che vogliono entrare nel suo Stato possano farlo".
Per il capo dicastero, "la Chiesa ha un ruolo importante nel processo della integrazione" in quanto pone l'accento sulla centralita' e sulla dignita' della persona con la raccomandazione a tutelare le minoranze, valorizzando le loro culture, il contributo delle migrazioni alla pacificazione universale, la dimensione ecclesiale e missionaria del fenomeno migratorio, l'importanza del dialogo e del confronto all’interno della societa' civile, della comunita' ecclesiale e tra le diverse confessioni e religioni".
Nella conferenza stampa, il segretario del Pontificio Consiglio, monsignor Joseph Kalathiparambil, ha richiamato l'attenzione sui rifugiati e richiedenti asilo, e su quello che ha definito il loro "calvario per la sopravvivenza", fatto spesso di abbandono, di abusi, e di camion e carrette del mare come mezzi di una fuga verso la speranza".  
"Alcuni ad esempio - racconta il prelato indiano - devono camminare per settimane intere prima di varcare la frontiera di un Paese africano orientale. Purtroppo, durante questi esodi, non  raro che una madre perda uno o piu' figli, a causa di privazioni o stremati dalle fatiche, come e' successo in Sudan”.
Ci sono poi, conclude il segretario,  "gli sciacalli che sfruttano la miseria di queste persone".

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