I disegni preparatori in mostra alla Camera dei deputati
Nel cinquecentesimo anniversario del giorno in cui si riaprì la Cappella Sistina, il 31 ottobre, si inaugura a Roma, a Palazzo San Macuto presso la Biblioteca della Camera dei deputati, la mostra «Michelangelo e la Cappella Sistina nei disegni della casa Buonarroti». Curata da Pina Ragionieri e visitabile gratuitamente fino al 7 dicembre, l'esposizione presenta disegni autografi del grande maestro, affiancati da pregevoli stampe d'epoca, in un percorso che va dalla Volta Sistina fino al Giudizio finale. I disegni che riguardano la volta vengono confrontati, nell'apparato didattico dell'esposizione, con le corrispondenti immagini della Sistina. L'intento è quello di offrire al visitatore la scoperta del momento progettuale dello straordinario capolavoro, per il quale Michelangelo si sottopose anche a notevoli sforzi fisici, come egli stesso racconta in un sonetto esposto alla mostra, accanto al quale si è ritratto nell'atto di dipingere la volta. Da sottolineare la presenza dell'unico progetto complessivo per il Giudizio finale sopravvissuto al rogo nel quale il Buonarroti, negli ultimi anni della vita, distrusse gran parte dei suoi disegni romani, affinché -- come racconta Vasari -- «nessuno vedesse le fatiche durate da lui et i modi di tentare l'ingegno suo, per non apparire se non perfetto». Tutti i disegni esposti alla Camera dei Deputati provengono dalla Casa Buonarroti, di cui Ragionieri è la direttrice.
Alla cerimonia inaugurale della mostra, dopo il saluto del presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, intervengono Pietro Folena, presidente dell'Associazione MetaMorfosi che, con la Camera, ha organizzato la mostra; il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci; e Pina Ragionieri, che ha anche curato il catalogo dell'esposizione (Palombi editore). «Quando, il primo di novembre del 1541, l'opera venne inaugurata, fu enorme lo sconcerto e innumerevoli le critiche, rivolte soprattutto alle anomalie iconografiche -- racconta Ragionieri -- al grande numero di figure nude. L'opera rischiò la distruzione totale, ma la fama ormai sovrumana di Michelangelo fece sì che il danno si limitasse alla copertura delle nudità e alla distruzione e rifacimento di qualche figura». Il capolavoro venne salvato: «Si era nel 1565, un anno appena dopo la morte dell'artista».
(©L'Osservatore Romano 31 ottobre 2012)
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