Ravvivare la brace
L'omelia alla messa di chiusura del Sinodo. All'Angelus un pensiero al terremoto in Basilicata-Calabria e all'uragano a Cuba, Haiti, Giamaica e Bahamas.
“Bartimeo rappresenta l’uomo che riconosce il proprio male e grida al Signore, fiducioso di essere sanato. La sua invocazione, semplice e sincera, è esemplare”. Lo ha ricordato, stamattina, Benedetto XVI, nella messa conclusiva del Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione, nella basilica di San Pietro. Nell’incontro con Cristo, vissuto con fede, “Bartimeo riacquista la luce che aveva perduto, e con essa la pienezza della propria dignità: si rialza in piedi e riprende il cammino, che da quel momento ha una guida, Gesù, e una strada, la stessa che Gesù percorre”.
Un nuovo incontro con Gesù. Ricordando l’osservazione di Sant’Agostino che Bartimeo fosse una persona decaduta da una condizione di “grande prosperità”, il Papa ha evidenziato che questa interpretazione “ci invita a riflettere sul fatto che ci sono ricchezze preziose per la nostra vita che possiamo perdere, e che non sono materiali”. In questa prospettiva, “Bartimeo potrebbe rappresentare quanti vivono in regioni di antica evangelizzazione, dove la luce della fede si è affievolita, e si sono allontanati da Dio, non lo ritengono più rilevante per la vita: persone che perciò hanno perso una grande ricchezza, sono ‘decadute’ da un’alta dignità - non quella economica o di potere terreno, ma quella cristiana -, hanno perso l’orientamento sicuro e solido della vita e sono diventati, spesso inconsciamente, mendicanti del senso dell’esistenza”. Sono “le tante persone che hanno bisogno di una nuova evangelizzazione, cioè di un nuovo incontro con Gesù”, che “può aprire nuovamente i loro occhi e insegnare loro la strada”.
I santi protagonisti. “La nuova evangelizzazione – ha evidenziato il Pontefice - riguarda tutta la vita della Chiesa. Essa si riferisce, in primo luogo, alla pastorale ordinaria che deve essere maggiormente animata dal fuoco dello Spirito, per incendiare i cuori dei fedeli che regolarmente frequentano la comunità e che si radunano nel giorno del Signore per nutrirsi della sua Parola e del Pane di vita eterna”. Il Santo Padre ha sottolineato tre linee pastorali emerse dal Sinodo: “La prima riguarda i Sacramenti dell’iniziazione cristiana”, con la riaffermazione dell’“esigenza di accompagnare con un’appropriata catechesi la preparazione al Battesimo, alla Cresima e all’Eucaristia” e dell’“importanza della Penitenza”. Attraverso questo itinerario sacramentale passa “la chiamata del Signore alla santità, rivolta a tutti i cristiani”. Infatti, “i veri protagonisti della nuova evangelizzazione sono i santi: essi parlano un linguaggio a tutti comprensibile con l’esempio della vita e con le opere della carità”.
La missio ad gentes. La nuova evangelizzazione, ha proseguito Benedetto XVI, è “essenzialmente connessa con la missione ad gentes. La Chiesa ha il compito di evangelizzare, di annunciare il messaggio di salvezza agli uomini che tuttora non conoscono Gesù Cristo”. Anche nelle riflessioni sinodali “è stato sottolineato che esistono tanti ambienti in Africa, in Asia e in Oceania i cui abitanti aspettano con viva attesa, talvolta senza esserne pienamente coscienti, il primo annuncio del Vangelo”. Pertanto “occorre pregare lo Spirito Santo affinché susciti nella Chiesa un rinnovato dinamismo missionario i cui protagonisti siano, in modo speciale, gli operatori pastorali e i fedeli laici”. La globalizzazione, poi, “ha causato un notevole spostamento di popolazioni”; pertanto, “il primo annuncio si impone anche nei Paesi di antica evangelizzazione”.
Creatività pastorale. Un terzo aspetto riguarda “le persone battezzate che però non vivono le esigenze del Battesimo”. Nel corso dei lavori sinodali “è stato messo in luce che queste persone si trovano in tutti i continenti, specialmente nei Paesi più secolarizzati. La Chiesa ha un’attenzione particolare verso di loro, affinché incontrino nuovamente Gesù Cristo”. Oltre ai metodi pastorali tradizionali, “sempre validi”, “la Chiesa cerca di adoperare anche metodi nuovi, curando pure nuovi linguaggi, appropriati alle differenti culture del mondo”. In varie parti del mondo, “la Chiesa ha già intrapreso tale cammino di creatività pastorale”, come alcune “missioni cittadine”, il “Cortile dei gentili” e la “missione continentale”. I nuovi evangelizzatori, ha precisato il Papa, come Bartimeo, sono “persone che hanno fatto l’esperienza di essere risanati da Dio, mediante Gesù Cristo. E la loro caratteristica è una gioia del cuore”.
Rinnovamento spirituale. Con il Sinodo dei vescovi, ha ricordato il Pontefice all’Angelus, “per tre settimane ci siamo confrontati sulla realtà della nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana: tutta la Chiesa era rappresentata e, dunque, coinvolta in questo impegno, che non mancherà di dare i suoi frutti, con la grazia del Signore. Prima di tutto però il Sinodo è sempre un momento forte di comunione ecclesiale, e per questo desidero insieme con tutti voi ringraziare Dio, che ancora una volta ci ha fatto sperimentare la bellezza di essere Chiesa, e di esserlo proprio oggi, in questo mondo così com’è, in mezzo a questa umanità con le sue fatiche e le sue speranze”. Molto significativa, per il Santo Padre, è stata “la coincidenza di questa Assemblea sinodale con il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e quindi con l’inizio dell’Anno della fede”. “Ripensare al beato Giovanni XXIII, al servo di Dio Paolo VI, alla stagione conciliare, è stato – a giudizio di Benedetto XVI - quanto mai favorevole, perché ci ha aiutato a riconoscere che la nuova evangelizzazione non è una nostra invenzione, ma è un dinamismo che si è sviluppato nella Chiesa in modo particolare dagli anni ‘50 del secolo scorso, quando apparve evidente che anche i Paesi di antica tradizione cristiana erano diventati, come si suol dire, ‘terra di missione’”. Così è emersa “l’esigenza di un annuncio rinnovato del Vangelo nelle società secolarizzate, nella duplice certezza che, da una parte, è solo Lui, Gesù Cristo, la vera novità che risponde alle attese dell’uomo di ogni epoca, e dall’altra, che il suo messaggio chiede di essere trasmesso in modo adeguato nei mutati contesti sociali e culturali”. Oltre ad anticipare che offrirà a tutta la Chiesa una sintesi organica e indicazioni coerenti dell’Assemblea appena conclusa, Benedetto XVI ha affermato che “da questo Sinodo esce rafforzato l’impegno per il rinnovamento spirituale della Chiesa stessa, per poter rinnovare spiritualmente il mondo secolarizzato; e questo rinnovamento verrà dalla riscoperta di Gesù Cristo, della sua verità e della sua grazia, del suo ‘volto’, così umano e insieme così divino, sul quale risplende il mistero trascendente di Dio”.
Appello per Cuba. “Nei giorni scorsi un devastante uragano, che si è abbattuto con particolare violenza su Cuba, Haiti, la Giamaica e le Bahamas, ha causato vari morti e ingenti danni, costringendo numerose persone a lasciare le proprie case – ha dichiarato il Santo Padre, dopo l’Angelus -. Desidero assicurare la mia vicinanza e il mio ricordo a coloro che sono stati colpiti da questo disastro naturale, mentre invito tutti alla preghiera e alla solidarietà, per alleviare il dolore dei familiari delle vittime e offrire aiuto alle migliaia di danneggiati.
Un pensiero ai terremotati italiani. Anche nei saluti in varie lingue, il Papa ha parlato del Sinodo. In spagnolo, ha chiesto di pregare affinché “questo evento ecclesiale produca abbondanti frutti nella vita della Chiesa” e ha rinnovato l’invito a pregare Maria attraverso il rosario “affidandole tutte le nostre difficoltà, sfide e gioie, affinché le presenti a suo figlio Gesù Cristo, luce del mondo e speranza dell’uomo”. In polacco ha ricordato che “la nuova evangelizzazione è compito di ognuno di noi, esige da noi l’intensificazione nello zelo, la rinascita della vita sacramentale, il ritorno alle pratiche di pietà da parte di coloro che si sono allontanati dalla Chiesa, l’annunzio del messaggio di Cristo a tutti coloro che non lo conoscono. Lo Spirito di Dio ravvivi i nostri cuori con la forza della fede, desti il bisogno di rimanere nella vicinanza con Dio”. In italiano il Pontefice ha assicurato “un ricordo nella preghiera per le popolazioni della Basilicata e della Calabria che hanno subito un terremoto nei giorni scorsi”.
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