Aperto anno fede, fiaccolata a San Pietro
Organizzata alla stessa ora di quella di 50 anni fa
Fiaccolata da Castel Sant’Angelo a San Pietro, dove il Papa ha benedetto dal suo studio i partecipanti, in ricordo di quella storica di 50 anni fa, e per solennizzare l'Anno della fede, aperto da Benedetto XVI. La fiaccolata, organizzata dalla Azione cattolica e alla quale partecipa anche il ministro della Salute Renato Balduzzi, si svolge alla stessa ora di quella di 50 anni fa, quando i fedeli sostarono sotto le finestre di Giovanni XXIII che al mattino aveva inaugurato il Concilio ecumenico Vaticano II. In quella occasione papa Roncalli improvvisò quello che è noto come il "discorso alla luna", in cui tra l'altro invitò le famiglie, tornate a casa, a dare "una carezza ai vostri bambini - disse - e dite loro che è la carezza del Papa".
LETTERA' CONCILIO, NE' NOSTALGIE NE' CORSE AVANTI - Il Papa esorta a tornare ai 'documenti' e alla 'lettera' del Concilio, per trovarne la 'vera eredita'', 'al riparo dagli estremi di nostalgie anacronistiche e di corse in avanti' e per coglierne 'la novita' nella continuita".
Lo ha detto nell'omelia della messa per l'apertura dell'Anno della fede. Il Papa, dopo aver citato frasi del discorso inaugurale di Giovanni XXIII al Concilio, ha commentato: "Alla luce di queste parole, si comprende quello che io stesso allora ho avuto modo di sperimentare: durante il Concilio vi era una tensione commovente nei confronti del comune compito di far risplendere la verità e la bellezza della fede nell'oggi del nostro tempo, senza sacrificarla alle esigenze del presente né tenerla legata al passato: nella fede risuona l'eterno presente di Dio, che trascende il tempo e tuttavia può essere accolto da noi solamente nel nostro irripetibile oggi". "Perciò - ha aggiunto - ritengo che la cosa più importante, specialmente in una ricorrenza significativa come l'attuale, sia ravvivare in tutta la Chiesa quella positiva tensione, quell'anelito a riannunciare Cristo all'uomo contemporaneo. Ma affinché questa spinta interiore alla nuova evangelizzazione non rimanga soltanto ideale e non pecchi di confusione, occorre che essa si appoggi ad una base concreta e precisa, e questa base sono i documenti del Concilio Vaticano II, nei quali essa ha trovato espressione". Benedetto ha poi spiegato che proprio "per questo ho più volte insistito sulla necessità di ritornare, per così dire, alla 'lettera' del Concilio - cioè ai suoi testi - per trovarne anche l'autentico spirito, e ho ripetuto che la vera eredità del Vaticano II si trova in essi". Il "riferimento ai documenti" a giudizio del Papa, "mette al riparo dagli estremi di nostalgie anacronistiche e di corse in avanti, e consente di cogliere la novità nella continuità. Il Concilio non ha escogitato nulla di nuovo come materia di fede, né ha voluto sostituire quanto è antico. Piuttosto si è preoccupato di far sì che la medesima fede continui ad essere vissuta nell'oggi, continui ad essere una fede viva in un mondo in cambiamento".
IN QUESTI DECENNI AVANZATA DESERTIFICAZIONE SPIRITUALE - Nei "decenni" che ci separano dal Concilio è "avanzata una desertificazione spiritualé, anche se già all'epoca, per 'alcune pagine tragiche della storia' si poteva capire 'cosa significasse una vita senza Dio'. Si è diffuso il vuoto, denuncia il Papa, ma da ciò 'possiamo ripartire per riscoprire la gioia di credere e la sua importanza vitale per uomini e donne'. 'Nel deserto si scopre l'essenziale per viveré. Lo ha detto aprendo l'Anno della fede, a 50 anni dal Concilio.Il Papa, dopo aver sottolineato che oggi la Chiesa non si riunisce "per onorare una ricorrenza, ma perché" c'é "bisogno della nuova evangelizzazione, ancor più che 50 anni fa", ha osservato che "In questi decenni è avanzata una 'desertificazione' spirituale. Che cosa significasse una vita, un mondo senza Dio, ai tempi del Concilio - ha rimarcato Benedetto XVI - lo si poteva già sapere da alcune pagine tragiche della storia, ma ora purtroppo lo vediamo ogni giorno intorno a noi. E' il vuoto che si è diffuso. Ma - ha aggiunto - è proprio a partire dall'esperienza di questo deserto, da questo vuoto che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi uomini e donne. Nel deserto si riscopre il valore di ciò che è essenziale per vivere; così nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni, spesso espressi in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita". E nel deserto, ha commentato papa Ratzinger, "c'é bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indicano la via verso la Terra promessa e così tengono desta la speranza. La fede vissuta apre il cuore alla Grazia di Dio che libera dal pessimismo. Oggi più che mai evangelizzare vuol dire testimoniare una vita nuova, trasformata da Dio, e così indicare la strada". Quindi Benedetto XVI ha offerto una riflessione sul viaggio come metafora della vita e ha esortato al "pellegrinaggio nei deserti del mondo contemporaneo".
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