Testimoni della gioia di credere
«Un pellegrinaggio nei deserti del mondo contemporaneo». È la suggestiva immagine scelta da Benedetto XVI per «raffigurare -- come ha spiegato all'omelia -- l'Anno della fede», inaugurato stamane, giovedì 11 ottobre, a cinquant'anni esatti dall'apertura del concilio Vaticano II e nel ventennale della pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica.
Sul sagrato della basilica di San Pietro, con la piazza antistante gremita di fedeli, il Papa ha presieduto la messa solenne, alla quale hanno partecipato il Patriarca ecumenico Bartolomeo e il Primate della Comunione anglicana Rowan Williams. Hanno concelebrato ottanta cardinali e quattrocento presuli, tra i quali i patriarchi e gli arcivescovi maggiori delle Chiese orientali cattoliche, gli oltre duecento vescovi impegnati in questi giorni nel Sinodo sulla nuova evangelizzazione, un centinaio di presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo e quattordici anziani vescovi che parteciparono alla storica assise conciliare: i cardinali Arinze, de Araújo e Canestri, e i monsignori Ramalho de Alarcón Santiago, Ramousse, Dupont, Leonardo, Bettazzi, Szymanski Ramírez, Capucci, Dosseh-Anyron, McNaughton, Cáceres e Davies.
Tutta la celebrazione del resto è stata caratterizzata da segni evocativi dell'avvenimento che cinquant'anni fa ha segnato in modo indelebile la storia della Chiesa. A cominciare dalla preparazione, quando durante l'attesa, è stata data lettura di alcuni brani tratti dalle quattro costituzioni Sacrosanctum concilium, Lumen gentium, Dei verbum e Gaudium et spes, seguita dalla preghiera del rosario. Poi, al suono delle campane, ha iniziato a sfilare dal Portone di Bronzo la lunga teoria dei concelebranti, per «richiamare quella memorabile dei Padri conciliari -- ha detto il Papa -- quando entrarono solennemente» nella basilica che custodisce la tomba di Pietro. Dietro a tutti il Pontefice, che a bordo della papamobile ha raggiunto la cattedra mentre veniva intonato il canto Tu es Petrus.
Al termine della liturgia della Parola ancora un segno del concilio: il Papa ha benedetto i presenti con l'evangeliario, che è stato poi collocato sull'altare, nello stesso supporto utilizzato durante le sessioni del Vaticano II. Per questo all'omelia Benedetto XVI ha insistito sulla necessità di ritornare alla «lettera» del concilio, citando più volte i suoi predecessori, Giovanni XXIII prima e Paolo VI poi, e sottolineando come l'attuale Anno della fede sia «legato coerentemente a tutto il cammino della Chiesa» nell'ultimo mezzo secolo, attraverso il magistero di Papa Montini, che indisse un'analoga iniziativa 45 anni fa, fino al grande Giubileo del 2000, con cui Giovanni Paolo II «ha riproposto all'intera umanità Gesù Cristo, quale unico Salvatore, ieri, oggi e sempre». E a ribadire l'universalità della Chiesa, alla preghiera dei fedeli, sono state elevate, tra le altre, intenzioni in cinese, in arabo e in swahili.
Alla preghiera eucaristica, si sono uniti a Benedetto XVI sull'altare i cardinali Sodano, decano del Collegio, Bertone, segretario di Stato, Etchegaray, vicedecano, e Re, e gli arcivescovi Fisichella e Ruiz Arenas, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione. Dopo la comunione, il patriarca Bartolomeo i ha rivolto un saluto in italiano a tutti i presenti, tra i quali otto cardinali, numerosi presuli e prelati della Curia Romana, il Corpo diplomatico presso la Santa Sede, con gli arcivescovi Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, e Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati; e i monsignori Wells, assessore, Balestrero, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, e Nwachukwu, capo del Protocollo. Hanno partecipato inoltre l'arcivescovo Harvey, prefetto della Casa Pontificia, i monsignori Gänswein, segretario particolare del Papa, e Xuereb, della segreteria particolare, padre Sapienza, reggente della Prefettura, il medico personale di Benedetto XVI, Polisca. Ha diretto il rito monsignor Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche del Pontefice; i canti sono stati eseguiti dalla Cappella Sistina, guidata dal maestro Palombella.
La cerimonia si è conclusa con un ultimo richiamo al Vaticano II, quando Benedetto XVI ha consegnato ad alcune categorie di fedeli i messaggi del concilio all'umanità e il Catechismo della Chiesa cattolica. In rappresentanza dei governanti sono saliti sull'altare per ricevere il testo dalle mani del Papa il decano del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, e un ambasciatore per ognuno dei cinque continenti; per gli uomini di scienza e di pensiero, sono stati il fisico del Cern, Fabiola Gianotti, il filosofo tedesco Robert Spaemann e il biblista Gerhard Lohfink; per gli artisti, il compositore scozzese James MacMillan, lo scultore Arnaldo Pomodoro, e i registi Ermanno Olmi e Giulio Base; per le donne, la giornalista vaticanista messicana Valentina Alazraki, la cantante e sportiva paralimpica Annalisa Minetti, la libanese Jocelyne Khoueiry, fondatrice di un movimento laicale femminile, suor Maria Ko Ha Fong, teologa delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Hong Kong, e Kathryn Lopez direttrice del quotidiano statunitense «National Review Online»; per il mondo del lavoro, il sindacalista Raffaele Bonanni, il minatore cileno Luis Alberto Urzúa Iribarren, rimasto intrappolato con altri 32 compagni a 700 metri di profondità per oltre due mesi, e Renato Caputol con Flor Ventura e i loro quattro figli, immigrati filippini in Italia; per i poveri, gli ammalati e i sofferenti, Vittoria Martino associata all'Unitalsi, il medico Gerardo Signore, la crocerossina Maria Luisa Pieroni e Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, presidente dell'Associazione italiana familiari e vittime della strada; per i giovani, la brasiliana Tatiane Araújo, l'australiana Anna Fsadni, lo statunitense Robert Prybyla, la congolese Chiara Azwka, il filippino Ivan Luna, il francese Cyril Brunet. Hanno ricevuto una copia del Catechismo in edizione speciale Caroline Fairey, del Maryvale Institute di Birmingham, e Tommaso Spinelli, della parrocchia romana di Santa Melania juniore. A ciascuno di loro il compito di far riscoprire al mondo «la gioia di credere».
(©L'Osservatore Romano 12 ottobre 2012)
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