PAPA: LUNEDI' FESTEGGIA 85 ANNI, GIOVEDI' 7 ANNI DI PONTIFICATO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 14 apr.
A Benedetto XVI "non importano singole riforme, gli importa che il fondamento e il cuore della fede cristiana tornino a splendere: aspira a una semplificazione della fede cristiana, come ha annunciato finora esemplarmente nelle sue tre encicliche".
Riassume cosi' la linea seguita da Papa Ratzinger nei suoi primi sette anni di Pontificato il cardinale svizzero Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo ecumenico. Un'analisi che coglie molto bene le intenzioni ma anche lo stile di questo Pontificato.
Quello dell'"umile lavoratore della Vigna del Signore", come si presento' alla folla il giorno dell'elezione.
Ad essere Papa era stato chiamato infatti l'amico piu' fedele di Papa Wojtyla (che cosi' lo aveva definito pochi mesi prima nel libro "Alzatevi, andiamo") ma anche il piu' grande teologo tedesco vivente, autore si disse all'indomani dell'elezione, con un'iperbole che pero' rende bene l'idea, di piu' libri di quanti gli altri cardinali che partecipavano al Conclave tutti insieme ne avessero letti.
Ma non c'e' contraddizione tra l'umilta' che caratterizza questo Pontificato e la grandezza intellettuale (e morale) dell'attuale Papa. Lo si comprende quando si identificano i quattro obiettivi che si e' dato: far vincere la pace nella verita' e nella giustizia, promuovere una nuova evangelizzazione perche' il mondo ha bisogno di Cristo, difendere e favorire l'unita' dei cristiani e della Chiesa Cattolica, ripulire quest'ultima da sporcizia e carrierismi, mali contro i quali ha ingaggiato una durissima lotta.
Joseph Ratzinger in questi sette anni ha lottato energicamente contro gli abusi sessuali commessi da ecclesiastici, imponendo una inversione di rotta nelle coscienze, nelle norme e negli atteggiamenti della Chiesa nei confronti dei preti pedofili: le vittime che ha incontrato a Washington, Sydney, Malta e Berlino, e che in passato erano oggetto di sistematiche calunnie per vanificare le loro denunce, sono oggi al primo posto nella preoccupazione della Chiesa.
Ed entro quest'anno tutti gli Episcopati del mondo dovranno mettere a punto proprie linee-guida per la lotta a questo crimine.
Nella Lettera ai cattolici dell'Irlanda, Papa Benedetto ha confidato di aver versato le sue lacrime venendo a conoscenza delle sofferenze di tanti innocenti, ma questo non gli ha risparmiato lo strazio di false accuse con le quali soprattutto nel 2010 si e' tentato di coinvolgere lui stesso nello scandalo, facendolo passare ingiustamente come un insabbiatore, mentre in realta' altri cardinali di Curia gli avevano impedito di procedere contro il fondatore dei Legionari Marcial Maciel e l'arcivescovo di Vienna, cardinale Groer, spingendo l'allora prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede a chiedere di lasciare il suo incarico. Giovanni Paolo II volle che restasse al suo posto e, sia pure troppo tardi, consenti' che le inchieste fossero alla fine avviate. La stessa opposizione (e analoghe calunnie) Ratzinger ha dovuto poi subirle da Papa per il suo tentativo di riportare nella piena comunione i seguaci del vescovo tradizionalista Marcel Lefebvre.
E la lettera ai vescovi di tutto il mondo scritta con stile personalissimo per spiegare cosa lo avesse mosso a togliere le scomuniche al successore di Lefebvre e a altri tre vescovi illegittimi (compreso il negazionista Williamson, del quale gli fu tenuta nascosta la vergognosa sottovalutazione della Shoah) rappresenta una straordinaria testimonianza della sua ansia per l'unita' della Chiesa.
La stessa che lo ha portato nella recente messa crismale, ad allargare le braccia verso i preti dissidenti dell'Austria, alla cui buona fede ha detto di credere.
Con questo spirito ha varato gli ordinariati per gli anglo-cattolici (ammettendoli al sacerdozio anche se sposati), ricevuto il teologo antiromano Hans Kung e approvato le costituzioni dei Neocatecumenali, bersagliati da critiche e riserve di tanti vescovi e dell'intero episcopato giapponese.
Non si puo' incasellare, dunque, Benedetto XVI nel campo dei tradizionalisti, anche se la sua lettura del Concilio e della Liturgia e' quella della continuita' nella Tradizione.
L'anno scorso, cosi', il 27 ottobre ha voluto ripetere l'incontro con i leader delle grandi religioni convocato nel 1986 ad Assisi da Papa Wojtyla, che - anche qui sfidando non poche opposizioni di Curia - ha voluto beatificare ad appena 6 anni dalla morte.
Con altrettanto coraggio, nel suo impegno a favore della pace nella verita' e nella giustizia, ha imposto recentemente un netto cambiamento della linea della Chiesa fin qui troppo spesso lealista, aprendo alle "legittime aspirazioni del popolo siriano". E come pellegrino di pace ha compiuto 23 viaggi internazionali e 27 in Italia. Non solo: per spingere la Chiesa al rinnovamento ha promosso l'Anno Paolino e quello sacerdotale e ora a 85 anni compiuti (che ne fanno il piu' anziano Pontefice dopo Leone XIII) si appresta a guidare l'Anno della Fede. Ma ha anche scritto tre encicliche: Deus caritas est, Spe salvi,e Caritas in veritate.
Con i due volumi gia' pubblicati del Gesu' di Nazaret ha infine scalato le classifiche dei libri piu' venduti in tutto il mondo.
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