mercoledì 18 aprile 2012

La fede della Baviera. Gioia e gratitudine del popolo nelle parole del ministro presidente e del cardinale Marx (O.R.)

Gioia e gratitudine del popolo nelle parole del ministro presidente e del cardinale Marx

La fede della Baviera

Una festa di compleanno trasformata in opportunità di vivere la gioia e la bellezza della fede per comunicarla attraverso la missione della nuova evangelizzazione.
È questo il regalo più bello che la gente della Baviera ha fatto a Benedetto XVI e che è stato presentato -- all'inizio dell'udienza nella Sala Clementina, lunedì mattina 16 aprile -- dalle parole del ministro presidente della Baviera, Horst Seehofer, e del cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga.
Seehofer ha dato voce al «desiderio profondo della gente che vive in Baviera di portare al bavarese più famoso i migliori auguri di benedizione per il compleanno». Infatti «quando ascoltiamo le sue parole e i suoi messaggi -- ha detto -- sappiamo che non parla solo Papa Benedetto XVI, il Successore di Pietro. Parla anche l'uomo che ha radici profonde nella nostra patria bavarese dall'impronta cristiana» e «ha reso ancora più forti le nostre radici cristiane».
Un punto fermo nell'insegnamento di Benedetto XVI è l'incoraggiamento «a riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l'entusiasmo nel comunicare la fede. Proprio nel nostro mondo secolarizzato -- ha proseguito il ministro presidente -- osservo con fiducia quanto sia viva la gioia della fede da noi in Baviera. Noi lo percepiamo ovunque nelle nostre comunità durante le solennità della Chiesa, come adesso a Pasqua. E ovunque in Baviera osserviamo segni importanti delle nostre radici cristiane: a cominciare dalle nostre tradizioni cristiane vive, passando dai crocifissi nelle aule scolastiche fino alle numerose edicole votive ai bordi delle strade». Così, come dono di compleanno, la gente di Baviera ha portato al Papa un crocifisso come dimostrazione delle proprie radici cristiane.
«Per noi bavaresi -- ha aggiunto Seehofer -- l'immagine cristiana dell'uomo e i nostri valori cristiani sono fondamenti irrinunciabili per un futuro degno di essere vissuto. La fede è importante, lo è per la singola persona e per la convivenza degli uomini. È questo che in Baviera sentiamo e viviamo. E trasmettiamo questa convinzione profonda ai nostri figli. Sappiamo che i nostri figli e i nostri nipoti manterranno vive le nostre radici cristiane e le nostre tradizioni bavaresi. La tradizione e la fede devono essere vissute e trasmesse».
Ha quindi preso la parola il cardinale Marx che ha innanzitutto ringraziato il Pontefice «per aver celebrato con noi la santa Eucaristia e per aver spiegato in modo così straordinario la Parola di Dio nella sua omelia. È sempre bello quando noi vescovi ci ritroviamo con il capo del collegio episcopale e possiamo farci rafforzare dal Successore di Pietro».
Al Papa il cardinale ha raccontato di aver celebrato, il giorno prima alla presenza di tanti fedeli, la messa «a Marktl, nella chiesa dove lei ha ricevuto il battesimo. Si riusciva a percepire quanto le persone siano legate a lei, e anche quanto siano orgogliose di questo grande figlio della terra bavarese. È una cosa che continuo a constatare nei numerosi incontri con i fedeli. Ovunque lei abbia operato come sacerdote, professore e vescovo in Baviera, si serba un vivo ricordo di lei e si nutre profonda stima per la sua persona. Non vale solo per Marktl, Aschau, Tittmoning, Traunstein, Monaco e Frisinga, ma va ben oltre questi luoghi. E naturalmente vale per tantissime persone in tutta la Germania».
Il porporato ha anche ringraziato il Papa per la sua testimonianza di servizio. «Lei ha continuato a ripetere il suo sì: al momento dell'ordinazione sacerdotale, a quello della consacrazione episcopale e sette anni fa nella Cappella Sistina. Per tutti i servitori della Chiesa questa è una straordinaria testimonianza di obbedienza, che è anche al centro dello spirito di Gesù. Proprio in questo momento della Chiesa, la testimonianza di fedeltà e di obbedienza è molto importante».
L'augurio più grande, ha detto, è «soprattutto serenità spirituale, espressione di vera libertà» e di conservare lo stupore perché, ha spiegato, «continua a colpirmi il fatto che lei non abbia mai smesso di stupirsi per ciò che Dio ha compiuto in noi e che continua a compiere. Non si tratta forse davvero di mettersi sempre di nuovo in cammino, di farsi condurre dallo Spirito nella vastità di Dio e d'intuire, pieni di gioia, che la fede cattolica è l'avventura più grande della mente umana? Sono fermamente convinto che un tale atteggiamento sia anche un importante mattone per costruire quella che lei chiama nuova evangelizzazione, che le è tanto cara e che ha dato come compito a tutti noi». Il dono più prezioso, ha concluso, è «la promessa di continuare a sostenerla nella preghiera. E portiamo con noi la promessa della nostra fedeltà e anche di più: del nostro affetto e del nostro amore. Lei ha ripetutamente ricordato le parole dette dal cardinale Faulhaber ai giovani presbiteri in occasione della sua ordinazione sacerdotale: “Non vi chiamo più servi, ma amici!”. Durante i miei incontri con lei ricordo spesso queste parole e forse, in maniera magari un po' audace, posso applicarle a lei. Anche lei grida a noi vescovi, ma in fondo anche a tutti i fratelli e le sorelle nella fede, queste parole di Gesù, e noi vogliamo rispondere con la nostra amicizia e il nostro affetto».

(©L'Osservatore Romano 18 aprile 2012)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo Sommo Pontefice è Pontefice Sommo: armonioso, vivace e melodico come... una sinfonia di Mozart! Angie

Anonimo ha detto...

Sul settimanale Zeit un'inchiesta di 4 pagine, Eufemia
http://www.zeit.de/2012/16/GZ-Papst

Anonimo ha detto...

Alla faccia del “...Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa ...".
Alessia