giovedì 9 febbraio 2012

Per una risposta articolata alla sfida dell’abuso sessuale sui minori. Il testo integrale della prolusione del card. Levada al Simposio "Verso la guarigione e il rinnovamento"

LE DECISIONI E L'ESEMPIO DI BENEDETTO XVI NEL COMBATTERE LA PIAGA DELLA PEDOFILIA NELLA CHIESA. CRONOLOGIA

CHIESA E PEDOFILIA: LA TOLLERANZA ZERO DI PAPA BENEDETTO XVI

SIMPOSIO PER I VESCOVI CATTOLICI E I SUPERIORI DEGLI ORDINI RELIGIOSI SUGLI ABUSI SESSUALI SUI MINORI: LO SPECIALE

(Il testo della prolusione in inglese, spagnolo, francese, tedesco)

Per una risposta articolata alla sfida dell’abuso sessuale sui minori

Cardinale William Levada
Pontificia Università Gregoriana
6 febbraio 2012

“Verso la guarigione e il rinnovamento” è il titolo di questo Simposio per Vescovi Cattolici e Superiori Religiosi sull’abuso sessuale sui minori.
Per i responsabili della Chiesa cui si dirige questo Simposio la questione presenta al tempo stesso caratteristiche di delicatezza e di urgenza.
Appena due anni fa, nelle sue riflessioni sull’“Anno Sacerdotale” in occasione degli auguri natalizi alla Curia Romana, Papa Benedetto XVI ha fatto riferimento lungamente e in termini espliciti ai sacerdoti che “stravolgono il sacramento [dell’Ordine] nel suo contrario: sotto il manto del sacro feriscono profondamente la persona umana nella sua infanzia e le recano un danno per tutta la vita”. Ho scelto questa frase per cominciare le mie osservazioni odierne, poiché ritengo che sia importante non perdere di vista la gravità di questi crimini, proprio mentre interveniamo sui molteplici aspetti che devono integrare la risposta della Chiesa.
Per cominciare, vorrei esprimere il mio personale ringraziamento alla Pontificia Università Gregoriana per questa iniziativa. Anche coloro fra di noi che affrontano questo tema già da decenni sanno bene come ci troviamo ancora in una fase di apprendimento e come sia necessario sostenersi reciprocamente al fine di individuare le migliori modalità per fornire un aiuto alle vittime, proteggere i bambini e formare i sacerdoti di oggi e di domani, affinché siano consapevoli di questa piaga e la eliminino dal sacerdozio. La mia speranza è che questo Simposio possa fornire un contributo significativo verso il conseguimento di questi obiettivi. In particolare, colgo l’occasione per ringraziare Fr. Francois-Xavier Dumortier, S.J., Rettore dell’Università e Fr. Hans Zollner, S.J. e i suoi collaboratori per aver organizzato queste giornate.

Come indicato nel programma del Simposio, il titolo della mia presentazione è “Per una risposta articolata alla sfida dell’abuso sessuale sui minori”.

Per ragioni che spiegherò più tardi, per dare forma a questa risposta ho scelto di formulare alcuni commenti sulla Circolare della Congregazione per la Dottrina della Fede [nel prosieguo CDF] inviata l’anno scorso alle Conferenze Episcopali di tutto il mondo, quale strumento atto a sostenere lo sviluppo di linee direttrici per l’intervento nei casi di abuso sessuale sui minori ad opera di chierici.

Per fornire un contesto alla sopra citata Circolare, farò riferimento al motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela [nel prosieguo SST], promulgato dal Beato Papa Giovanni Paolo II il 30 aprile 2001. Questo documento papale chiarisce e aggiorna l’elenco dei reati canonici di competenza della CDF (esempi tipici sono i reati contro la fede, ovvero eresia, apostasia e scisma, ma anche reati più gravi, i cosiddetti graviora delicta, contro i sacramenti, come ad esempio la profanazione dell’Eucaristia o la violazione del sigillo della Confessione).

Tra i delitti più gravi erano inclusi reati collegati con la sollecitazione nella Confessione e Papa Giovanni Paolo aveva esplicitamente incluso tra questi crimini di maggiore gravità l’abuso sessuale sui minori da parte di chierici. Il motu proprio richiedeva quindi che tutti i casi di abuso sessuale sui minori da parte di esponenti del clero venissero denunciati alla Congregazione, affinché essa potesse fornire guida e coordinamento verso una equa risposta da parte delle autorità ecclesiastiche.

Sotto l’attenta guida dell’allora Prefetto della CDF, il Cardinale Ratzinger, la Santa Sede è stata in grado di garantire una risposta coordinata al crescente numero di denunce di abuso sessuale, intervenendo con efficacia sulle relative questioni canoniche, tra l’altro attraverso ricorsi contro le decisioni di Vescovi e Superiori Religiosi.

Verso la fine del 2001 e nel 2002, con la tempesta scatenata dai media con la pubblicazione di casi di abuso sessuale, i Vescovi degli Stati Uniti adottarono la Carta per la protezione dei bambini e dei giovani, mentre un comitato di Vescovi sviluppò una serie di Norme Essenziali le quali, una volta ricevuto il riconoscimento della Santa Sede, divennero altrettante norme vincolanti per i Vescovi degli Stati Uniti, fornendo a noi tutti un’ulteriore guida per intervenire in un gran numero di casi storici tornati alla ribalta in conseguenza della pubblicità mediatica.

Vorrei esprimere la mia gratitudine personale a Papa Benedetto che nel suo incarico di Prefetto svolse un ruolo essenziale nel dare attuazione a queste nuove norme per il bene della Chiesa, come pure per aver appoggiato l’approvazione delle Norme Essenziali per gli Stati Uniti. Tuttavia negli ultimi anni il Pontefice è stato oggetto di attacchi da parte dei media in diversi paesi del mondo, laddove avrebbe invece dovuto ricevere la gratitudine da parte di noi tutti, all’interno come all’esterno della Chiesa.

Con l’esplosione della copertura mediatica dei casi di abuso sessuale sui minori commessi da chierici della Chiesa Cattolica, in particolare, ma non esclusivamente, negli Stati Uniti, la Congregazione per la Dottrina della Fede, sotto la solida guida del Cardinale Joseph Ratzinger, assistette a un drammatico incremento del numero dei casi denunciati, scoprendo così le numerose e complesse sfaccettature del delitto di abuso sessuale dei minori da parte di chierici.

Oltre 4000 casi di abuso sessuale su minori sono stati denunciati alla CDF nell’ultimo decennio, incluse accuse che risalgono a decenni indietro. Nello studiare questi casi è stato rivelato da un lato l’inadeguatezza di una risposta esclusivamente canonica (o incentrata esclusivamente sul diritto canonico) a questa tragedia, dall’altro la necessità di una risposta veramente articolata.

Per quanto la responsabilità principale della Congregazione stia nell’applicazione di norme eque nel disciplinare i chierici colpevoli, essa ha dovuto necessariamente identificare le migliori modalità per fornire assistenza nel processo di guarigione delle vittime e nella promozione di programmi per la protezione dei bambini e dei giovani, sollecitando i vescovi affinché garantissero l’educazione delle comunità di fedeli verso le responsabilità nei confronti dei propri giovani, collaborando inoltre con altri Dicasteri della Santa Sede e Conferenze Episcopali affinché garantissero un’adeguata formazione dei sacerdoti di oggi e di domani nei diversi aspetti relativi ai temi dell’abuso sessuale sui minori.

Nove anni dopo l’introduzione del SST e alla luce dell’esperienza maturata attraverso l’intervento su migliaia di casi denunciati in diverse parti del mondo, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha sottoposto al Santo Padre alcune proposte di modifica delle norme adottate nel 2001.

Sebbene le linee guida principali del SST permangano tuttora valide, alcune norme sostanziali e procedurali sono state modificate con l’obiettivo di permettere di affrontare al meglio le complessità di tali casi.

Papa Benedetto XVI ha approvato e ordinato la promulgazione delle norme così rivedute il 21 maggio 2010.


Alcune delle principali aggiunte alle norme già in vigore prevedono il consolidamento delle procedure che già erano state accettate e approvate da Papa Giovanni Paolo e da Papa Benedetto, come ad esempio il diritto di derogare alla prescrizione di questi delitti, la facoltà di dispensare dalla via processuale giudiziale ammettendo quindi il processo extragiudiziale (amministrativo) nei casi in cui i fatti appaiano chiari, la facoltà di sottoporre i casi direttamente al Santo Padre per la dimissione dallo stato clericale in casi di estrema gravità, l’introduzione del delitto di possesso e/o distribuzione di materiale pedopornografico (relativo a soggetti minori di 14 anni), altre disposizioni specifiche relative al crimine contro l’Eucaristia e al sacramento della Penitenza, oltre al delitto contro il Sacramento dell’Ordine.

L’esperienza della Congregazione nel corso dell’ultimo decennio indica anche come sia giunto il momento per le autorità della Chiesa di tutto il mondo di predisporre una risposta adeguata alla crisi causata dagli abusi sessuali sui minori. Numerose Conferenze Episcopali avevano già sviluppato linee direttrici (talune addirittura norme specifiche), in modo da garantire una risposta uniforme a questo problema complesso all’interno dei rispettivi territori nazionali. A titolo di esempio, citerò il Canada e gli Stati Uniti nel Nord America, il Brasile in America meridionale, Gran Bretagna e Irlanda, Germania, Belgio e Francia in Europa e Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda nell’emisfero meridionale. Tuttavia in numerosi casi la risposta è giunta solamente sulla scia della pubblicazione sui mezzi di comunicazione di massa di notizie relative a comportamenti scandalosi da parte di sacerdoti. Per il futuro appare assai più utile un atteggiamento molto più attivo da parte delle Conferenze Episcopali di tutto il mondo. Sotto quali forme?

Nel tentativo di sostenere la Chiesa universale nell’adozione di misure adeguate in vista di un approccio di vasta portata rispetto al problema dell’abuso sessuale sui minori, sia da parte di chierici, sia da parte di altri soggetti operanti in nome della Chiesa, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha promulgato la Lettera circolare per aiutare le Conferenze Episcopali nel preparare linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici. Questa lettera, datata 3 maggio 2011, invita le Conferenze Episcopali di tutto il mondo ad intervenire sui diversi aspetti di questo problema: esse sono tenute a prestare la debita attenzione alla disciplina canonica del clero responsabile di questi crimini; devono inoltre disporre di criteri per valutare l’adeguatezza di chierici e di altri soggetti che svolgono funzioni presso enti e istituzioni ecclesiastiche, devono verificare che i programmi educativi destinati alle famiglie e alle comunità della Chiesa garantiscano la protezione dei bambini e dei giovani contro la possibilità di crimini di abuso sessuale in futuro e devono infine fungere da pastori e padri nei confronti di qualsivoglia vittima di abuso sessuale nel proprio gregge che possa interpellarle per ottenerne cura o aiuto.

La Lettera Circolare si divide in tre sezioni: la prima riguarda gli Aspetti generali, la seconda è un Breve resoconto della legislazione canonica in vigore, mentre la terza contiene Indicazioni agli Ordinari sul modo di procedere. Ciascuna sezione della Lettera propone ambiti di esame che possono aiutare le Conferenze Episcopali a predisporre linee guida uniformi per i vescovi diocesani membri delle Conferenze Episcopali e per i Superiori Religiosi residenti nel territorio della Conferenza nello sviluppo della rispettiva risposta ai casi di abuso sessuale da parte di chierici, adottando le misure necessarie per eliminare tale abuso dalla Chiesa e dalla società.

Il diritto ecclesiastico parla in termini chiari della responsabilità dei vescovi diocesani e di coloro che esercitano una giurisdizione territoriale o personale simile; altrettanto chiari sono i termini relativi alla responsabilità dei Superiori Maggiori delle congregazioni religiose nei confronti dei rispettivi sottoposti per quanto riguarda le accuse di abuso sessuale di minori da parte di chierici.

Il ruolo della Conferenza Episcopale è duplice: innanzitutto offrire assistenza ai vescovi diocesani membri della Conferenza nell’esercizio di tale responsabilità; in secondo luogo coordinare una risposta efficace e uniforme alla crisi dell’abuso sessuale sui minori che possa essere riconosciuta in quanto tale dai fedeli cristiani, dalla società in generale e dalle autorità civili responsabili della salvaguardia del benessere pubblico secondo le norme di legge.

Su questo punto desidero essere particolarmente chiaro. La Lettera Circolare alle Conferenze Episcopali non comporta un trasferimento di autorità o di responsabilità dai vescovi diocesani e dai religiosi superiori alle Conferenze. Al tempo stesso la Congregazione ritiene che sia un obbligo per i Vescovi e per i Superiori Religiosi partecipare allo sviluppo di queste linee direttrici, osservandole per il bene della Chiesa una volta che siano state approvate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Nessun vescovo o superiore religioso può considerarsi esentato dal fornire tale collaborazione.

Poiché altri relatori a questo Simposio tratteranno gli importanti aspetti canonici del diritto ecclesiastico, con particolare riferimento al motu proprio SST, mi concentrerò sulla prima sezione della lettera, quella relativa agli Aspetti generali, poiché è proprio in questa sezione che, a mio modo di vedere, risulta più agevole individuare la “risposta articolata” della Chiesa alla sfida dell’abuso sessuale sui minori da parte di chierici.

Le vittime dell’abuso sessuale

La prima considerazione di carattere generale contenuta nella Lettera Circolare riguarda le vittime dell’abuso sessuale. Per molte – probabilmente per la maggior parte – delle vittime una necessità primaria è quella di essere ascoltate, di sapere che la Chiesa è pronta a recepire i racconti delle storie di abuso, comprende la gravità della loro sofferenza, è pronta ad accompagnarli nel cammino spesso assai lungo verso la guarigione e che la Chiesa stessa ha già intrapreso, o comunque è pronta a intraprendere, misure efficaci atte a garantire che altri bambini siano protetti da tali abusi.

Nel suo discorso ai Vescovi degli Stati Uniti (16 aprile 2008) nel Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione di Washington, D.C., Papa Benedetto XVI ha ricordato che “è responsabilità che vi viene da Dio, quali Pastori, quella di fasciare le ferite causate da ogni violazione della fiducia, di favorire la guarigione, di promuovere la riconciliazione e di accostare con amorevole preoccupazione quanti sono stati così seriamente danneggiati”.

Il Santo Padre ha fornito un esempio personale dell’importanza dell’ascolto delle vittime durante le sue numerose visite pastorali in Gran Bretagna, Malta, Germania, Australia e Stati Uniti.

Credo che vada sottolineata l’importanza di questo esempio per noi Vescovi e in generale per tutti i sacerdoti, affinché tutti siamo disponibili nei confronti delle vittime in questa importante fase della loro guarigione e riconciliazione. Dopotutto, è stato per mano di un rappresentante scelto della Chiesa che essi hanno sofferto un tale abuso. Non ci deve quindi meravigliare che essi ci dicano quanto sia importante per loro che la Chiesa, di nuovo attraverso un suo rappresentante scelto, li ascolti, ne comprenda la sofferenza e li aiuti a vedere il volto del vero amore e della vera compassione di Cristo.

Ascoltiamo di nuovo le parole del nostro Pastore Papa Benedetto nella sua Lettera pastorale ai Cattolici d’Irlanda, quando si rivolge alle vittime dell’abuso sessuale: “Avete sofferto tremendamente e io ne sono veramente dispiaciuto. So che nulla può cancellare il male che avete sopportato. È stata tradita la vostra fiducia, e la vostra dignità è stata violata”.

La profonda vicinanza espressa da queste parole dovrebbe animare il cuore di noi tutti vescovi e sacerdoti quando, come Cristo nostro Buon Pastore, ci curiamo dei feriti e assicuriamo loro che abbiamo avviato il processo di riconoscimento della profondità del tradimento che essi hanno sofferto. Inoltre, di pari passo con la volontà di ascoltare le vittime che parlano del dolore causato loro dall’abuso sessuale, deve andare l’impegno ad offrire loro la necessaria assistenza spirituale e psicologica.

La protezione dei minori

La seconda considerazione di carattere generale trattata nella Lettera Circolare è la “protezione dei minori”. In alcuni paesi sono già stati avviati programmi da parte delle autorità ecclesiastiche locali nel tentativo di creare “ambienti sicuri” per i minori. Tali iniziative prevedono la selezione e l’educazione dei soggetti impegnati nell’opera pastorale nella Chiesa, nelle scuole e nelle parrocchie, attraverso i programmi per il coinvolgimento dei giovani e per le attività ricreative, in particolare attraverso l’offerta di formazione che permetta di identificare i segnali di abuso. L’obiettivo auspicato di questi programmi di formazione per il clero e per i laici è naturalmente che attraverso una maggiore consapevolezza del problema sia possibile prevenire casi di abuso in futuro. Molti di questi programmi avviati dalla Chiesa per la creazione di “ambienti sicuri” per i bambini sono stati lodati quali “modelli dell’impegno volto ad eliminare i casi di abuso sessuale dei minori dalla società odierna”.
Un’area più delicata e altrettanto importante dell’intervento pastorale sta nell’educazione dei genitori e degli stessi bambini per quanto riguarda l’abuso sessuale nella società in generale. Qui le varie differenze culturali assumono un ruolo di particolare rilevanza. Le Conferenze Episcopali che stanno compiendo i primi passi verso la comprensione di quanto siano necessari tali programmi di diffusione della consapevolezza possono essere aiutate dalle esperienze di coloro che già hanno avviato tali programmi di partecipazione. Mentre la nostra Congregazione valuta la risposta data alla Lettera Circolare in questo ambito, la mia speranza è che sia possibile sfruttare la rete di comunicazione del Vaticano quale centro di diffusione di informazioni riguardo a tali programmi, con l’obiettivo di assistere la Chiesa in quelle aree del mondo in cui le risorse sono più limitate.

Formazione dei futuri sacerdoti e religiosi

Tutti noi riconosciamo l’importanza di garantire un’adeguata formazione ai sacerdoti e ai religiosi. Si tratta della terza considerazione di carattere generale trattata nella Lettera Circolare. Nel 2002 il Beato Papa Giovanni Paolo II dichiarò: “non c’è posto nel sacerdozio e nella vita religiosa per chi potrebbe far male ai giovani” (Discorso ai Cardinali Americani [n.3], 23 aprile 2002).
Questa frase coraggiosa ricorda a Vescovi e Superiori degli Ordini religiosi la necessità di esercitare un’attenzione ancora maggiore nell’accettazione dei candidati alla vita sacerdotale e religiosa, oltre alla necessità di istituire programmi educativi che garantiscano quella formazione umana fondamentale, corredata da un’adeguata formazione sulla sessualità umana. A questo proposito, vorrei citare alcuni passi della Circolare: “Le indicazioni fornite nell’Esortazione Apostolica Pastores Dabo Vobis al pari delle istruzioni dei Dicasteri competenti della Santa Sede acquistano crescente importanza in vista di un corretto discernimento vocazionale e di una sana formazione umana e spirituale dei candidati. In particolare si farà in modo che essi apprezzino la castità e il celibato e l’assunzione della responsabilità della paternità spirituale da parte del chierico”.
La Lettera Circolare sottolinea inoltre la necessità di vigilare, quando richiede che una diligenza particolare sia “riservata al doveroso scambio d’informazioni in merito a quei candidati al sacerdozio o alla vita religiosa che si trasferiscono da un seminario all’altro, tra diocesi diverse o tra Istituti religiosi e diocesi”. Potrei aggiungere che la dimensione internazionale di tali scambi sta chiaramente ampliandosi, ciò che rende necessarie linee guida chiare da parte delle Conferenze Episcopali e degli ordini religiosi, che dovranno essere attentamente osservate da parte di tutti per il bene della Chiesa

L’accompagnamento dei sacerdoti

La quarta considerazione di carattere generale contenuta nella Lettera Circolare riguarda direttamente i sacerdoti. Il Vescovo ha sempre “il dovere di trattare tutti i suoi sacerdoti come loro padre e fratello”. Quale espressione dell’attenzione paterna e fraterna per tutti i suoi sacerdoti, il Vescovo è tenuto a mettere a disposizione programmi di formazione continua, in particolare nei primi anni di sacerdozio. In qualità di padre, il Vescovo deve interessarsi alla vita di preghiera dei suoi sacerdoti, incoraggiandoli a sostenersi reciprocamente quali fratelli e a collaborare nella cura reciproca, facendo inoltre appello a tutti affinché svolgano un servizio più santo e più prossimo alla perfezione nei confronti del gregge di Cristo.
Oltre alla formazione continua e al sostegno spirituale dei suoi sacerdoti, il Vescovo ha la responsabilità di fornire un adeguato sostegno materiale ai suoi sacerdoti, inclusi coloro che siano accusati o che siano effettivamente colpevoli di abuso sessuale, in conformità con le norme del diritto canonico. Il Vescovo è in grado di limitare l’esercizio del ministero da parte di un chierico accusato, a seconda delle circostanze anche durante l’indagine preliminare (cfr. CIC can. 1722; SST art.19 [2010 ed. riv]), ma in qualità di padre e di fratello egli è anche responsabile della protezione del buon nome dei suoi sacerdoti, ed è quindi tenuto a compiere tutti gli sforzi possibili per riabilitare la buona fama di un chierico che sia stato accusato ingiustamente.

La cooperazione con le autorità civili

L’ultima considerazione di carattere generale trattata nella Lettera Circolare riguarda la cooperazione con le autorità civili. La collaborazione della Chiesa con le autorità civili riveste certamente un ruolo non meno importante rispetto agli altri elementi, poiché scaturisce dal riconoscimento della verità fondamentale in base alla quale l’abuso sessuale sui minori non costituisce solamente un delitto secondo il diritto canonico, ma anche un reato che viola il diritto penale nella maggior parte delle giurisdizioni civili. Poiché il diritto civile varia da nazione a nazione e dato che l’interazione tra i responsabili della Chiesa e le autorità civili varia da paese a paese, le modalità di tale cooperazione differiscono necessariamente a seconda del paese in questione. Tuttavia il principio permane lo stesso. La Chiesa ha l’obbligo di collaborare in base alle disposizioni del diritto civile per quanto riguarda la denuncia di tali reati alle autorità competenti. Tale cooperazione ovviamente riguarda anche le accuse di abuso sessuale da parte dei religiosi o dei laici che operano anche in qualità di volontari presso le istituzioni o nell’ambito di programmi della Chiesa. A tale proposito, i responsabili della Chiesa devono evitare qualsivoglia compromesso del foro interno sacramentale che deve comunque permanere inviolabile.

* * * * *

Oltre a queste considerazioni di carattere generale, la Lettera Circolare fornisce un riassunto delle norme canoniche da applicare in caso di abuso sessuale su un minore, oltre a suggerimenti sulle procedure da seguire sulla base dell’esperienza maturata in tali casi dalla Congregazione nell’ultimo decennio. Le ultime sezioni della Lettera Circolare costituiscono la parte “giuridica” della “risposta articolata” della Chiesa alla sfida dell’abuso sessuale nei confronti dei minori da parte di chierici.
Il viaggio “Verso la guarigione e il ritrovamento” deve essere compiuto dalla Chiesa nella sua interezza, costantemente convinti della potenza di Dio che “risana i cuori affranti e fascia le loro ferite (cfr. Sal 147:3)”.

Nel suo incontro con le vittime di abuso sessuale a Malta il Santo Padre Papa Benedetto XVI ha pregato non per una generica guarigione e riconciliazione con le vittime, ma per un percorso che potesse condurre le vittime stesse e l’intera Chiesa “verso una speranza rinnovata”.

Spero che le mie osservazioni odierne possano fornire un contributo, per quanto piccolo, a questa speranza rinnovata. Ho tentato di concentrare l’attenzione su misure concrete assunte dalla Chiesa denominata “Cattolica” – universale – nel tentativo di intervenire sui molteplici aspetti della sfida dell’abuso sessuale nei confronti dei minori da parte di chierici. Vale la pena ripetere come i responsabili di abusi costituiscano una piccola minoranza di un clero peraltro fedele e impegnato. Tuttavia questa piccola minoranza ha causato un grande danno alle vittime, come pure alla missione della Chiesa volta a portare l’amore di Cristo nel mondo odierno.

Sono personalmente convinto che i passi attualmente intrapresi, con particolare riferimento al motu proprio SST e alla Lettera circolare della Congregazione, unitamente alle numerosissime iniziative avviate a livello locale in risposta alla sfida dell’abuso sessuale sui minori da parte di chierici, ci aiuteranno a proseguire in questa risposta attraverso numerose e feconde modalità che guariranno le ferite del passato e ribadiranno il nostro impegno verso un futuro pieno di speranza, quel futuro che Dio misericordioso ci ha promesso. Vi ringrazio per l’iniziativa di questo Simposio “ Verso la guarigione e il rinnovamento”: che possa servire da modello per studi futuri che aiutino noi tutti a far fronte a tutte le necessità del nostro agire in quanto Chiesa. Possa questo Simposio essere una fonte di conoscenza e di speranza per quanti si adoperano al fine di eliminare dalla società la piaga dell’abuso sessuale sui minori.

http://thr.unigre.it/vescovi2012/Portals/0/Documenti/9_Giovedi/CardLevadaSymposium_ITA.pdf

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