L'attesa del Papa a Cuba: la riflessione dall'Avana del prof. Baggio
A Cuba, Stato e Chiesa collaborano per organizzare la visita del Papa nell'isola caraibica dal 26 al 28 marzo prossimi. Dall'Avana, dove si trova per un progetto di formazione per laici sulla Dottrina sociale della Chiesa, il prof. Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia Politica all'Istituto universitario Sophia di Loppiano, fondato da Chiara Lubich, testimonia "il momento di forte iniziative di fede" che caratterizzala comunità cristiana locale riunita intorno alla Madonna della Caridad del Cobre. Il Papa visiterà Cuba dopo 14 anni dal viaggio di Giovanni Paolo II nell'isola e all'indomani della conclusione del Congresso del Partito comunista cubano che pur ribadendo la visione marxista della società, "sollecita innovazioni all'interno della società cubana". Ascoltiamo il prof. Antonio Maria Baggio da Cuba, al microfono di Luca Collodi:
R. – Tutti qui citano le parole di padre Lombardi che ha sottolineato come il Papa venga per stare con il popolo di Cuba in questo momento così particolare. E l’annuncio della visita è caduto, nel dicembre scorso, alla fine di un anno giubilare che qui a Cuba è stato molto importante perché ha avuto una partecipazione straordinaria da parte della popolazione.
D. – Quale realtà sta vivendo attualmente la società civile cubana, considerando anche le conclusioni del Congresso del Partito comunista di Cuba?
R. – Da una parte, in questo Congresso è stato sancito un accordo tra l’esercito e il partito stesso; però c’è stato – come dire – il ribadire formale e forte della scelta marxista-leninista. Sono segnali contrastanti: da un lato c’è l’esigenza di sviluppare dal basso una vitalità sociale, dall’altra si riafferma ideologicamente una struttura culturale che è basata sul controllo. La cosa positiva è che si nota un certo riconoscimento del ruolo della Chiesa: forse molti nel partito hanno questa idea, di riconoscere un ruolo ecclesiale, di favorire una collaborazione con un atteggiamento che può essere strumentale – cioè, si cerca un consenso. Però, bisogna anche dire che la Chiesa qui non è certo disposta a farsi strumentalizzare: fa quello che è bene fare, indipendentemente dai calcoli degli altri, come si è visto anche recentemente nella mediazione che il cardinale Ortega y Alamino ha avuto con Raul Castro e che ha permesso la liberazione dei prigionieri politici.
D. – Ci sono novità nella società cubana?
R. – Ci sono dei tentativi di sviluppare iniziative autonome e questo si vede soprattutto nelle campagne. Cominciano attività soprattutto nel campo dei servizi, però si tratta di attività abbastanza piccole e poco capitalizzate. Senza un aiuto dall’esterno, che dialoghi direttamente sulla singola attività, è difficile che si possano sviluppare le cose come si vorrebbe. Quello che un po’ tutti auspicano è che l’apertura sia reale, cioè che la spinta ad intraprendere dal basso sia anche accompagnata dalla possibilità concreta di farlo. Diciamo che è un momento nel quale è possibile dare un contributo positivo a questo slancio, anche formando le persone. E questo è ciò che la Chiesa sta facendo in tutta l’Isola.
D. – C’è continuità tra la prossima visita di Papa Benedetto a Cuba e quella di Giovanni Paolo II, secondo lei?
R. – Sì. La visita di Giovanni Paolo II è stata un pilastro importantissimo nella storia dell’Isola, non soltanto nella storia della Chiesa. E questa visita è altrettanto attesa. Dal settembre 2010, quando fu proclamato l’Anno giubilare perché ricorrevano i 450 anni dal ritrovamento dell’Immagine della Vergine della Carità del Cobre, è cominciato un movimento nazionale di pellegrinaggio: l’Immagine ha fatto il giro dell’Isola. L’Immagine non era quella originale, ma comunque era un’immagine storica molto legata al movimento dell’indipendenza cubana. Il nome della Vergine è “la Virgen Mambisa”, cioè la Vergine dei "mambì": “mambì” era la parola spregiativa con la quale i conquistatori spagnoli indicavano i cubani, che invece è diventata motivo di orgoglio. C’è una frase di una canzone che spiega bene la situazione, e dice: “La Vergine è la Madre della terra cubana e prega che "l’amore alla mia terra nasca dall’amore al mio Dio”. Quindi, il pellegrinaggio che ha fatto per tutta l’Isola suscitando folle impreviste e incredibili – si parla di milioni di persone – dà l’idea che per un anno Cuba abbia riflettuto sull’idea di Cuba rappresentata dalla Vergine. E l’elemento nuovo è che spesso la statua entrava nei Paesi scortata dalla polizia, quindi con un atteggiamento – per così dire – collaborativo da parte del governo. Atteggiamento collaborativo che c’è anche adesso nella commissione mista che sta preparando questa visita del Papa. Per una volta, mi si lasci parlare da credente: la statua della Vergine, percorrendo l’Isola, ha preparato la strada al Papa. (gf)
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