mercoledì 29 febbraio 2012

L'Archivio Segreto Vaticano si rivela. Mostra ai Musei Capitolini. Intervista con mons. Pagano

L'Archivio Segreto Vaticano si rivela. Mostra ai Musei Capitolini. Intervista con mons. Pagano

Le celebri carte del processo a Galileo e quello contro i Templari, ma anche i più recenti e meno conosciuti documenti sulla seconda Guerra mondiale: questo e molto di più troveranno i visitatori che si recheranno, a partire da oggi, ai Musei Capitolini di Roma per la mostra dal titolo “Lux in Arcana: l’Archivio Segreto Vaticano si rivela”. Sulle particolarità di questa esposizione, organizzata in occasione del quarto centenario di fondazione dell’Archivio, si sofferma il prefetto dell’istituzione, il vescovo Sergio Pagano, intervistato da Eliana Astorri:

R. - La decisione si motiva con il quarto centenario della fondazione dell’Archivio ad opera di Paolo V, all’inizio del 1612. L’Archivio ha voluto celebrare, in questo modo, i 400 anni di attività culturale a servizio della cultura della Santa Sede, e della cultura del mondo, portando cento documenti tra i più significativi sotto diversi aspetti, ad un museo che fosse centrale per Roma, facilmente accessibile, con orari prolungati. Tutto ciò in Vaticano sarebbe stato un po’ difficile. Andare ai Musei Capitolini rappresenta anche un motivo di “idealità”; andare un po’ in quella che era la sede del governo papale sulla città di Roma. D’accordo con il sindaco di Roma e la Sovraintendenza, si è deciso di fare questa grande esposizione.

D. - Con quale criterio sono stati scelti i documenti?

R. - Con diversi criteri. Anzitutto la preziosità dei documenti stessi. Un altro criterio è stato la tipologia: far vedere al grande pubblico che cosa contiene l’Archivio Vaticano, che cosa conserva, dalla corteccia di betulla con cui gli indiani d’America scrivevano a Leone XVI, fino alle antiche pergamene, alle carte più recenti, ai sigilli in oro, ai concordati, alle teche, etc… Altro criterio: mostrare l’universalità della Chiesa, che detto in questo modo sembra un fatto assodato, ma dimostrata attraverso i documenti dei Concili, dei Patti, dei Sinodi, delle Leghe, mostra un po’ la vita della Chiesa lungo la storia. Altro criterio: mostrare la pastoralità del Romano Pontefice nel governo della Chiesa. Altro criterio ancora è mostrare un po’ il cammino nella storia della civiltà, quando la Chiesa era la cultura, fondazione delle Università, provvedimenti dei Romani Pontefici riguardo alle edizioni, alle stampe..

D. - A suo parere, fra tutti questi documenti che si riferiscono a tanti fatti storici, quali attireranno maggiormente l’interesse e la curiosità del pubblico?

R. - Dipende. Perché se per pubblico si intende un pubblico di studiosi -c redo abbastanza ridotto - questi andranno certamente a vedere documenti risalenti all’Alto o Basso Medioevo, ma generalmente parlando, penso che i più visitati saranno il processo di Galileo, il processo ai Templari, Giordano Bruno, le incoronazioni dei Papi, il potere temporale e il potere spirituale, le crociate.. Non escludo l’ultima Guerra Mondiale, per la quale la Segreteria di Stato ha concesso il benestare di esporre alcuni documenti che sono abbastanza autonomi dalle altre serie. Sono documenti significativi sul bombardamento di San Lorenzo, sul bombardamento della Città del Vaticano nel 1943. Per quest’ultimo, abbiamo raccolto alcune schegge delle bombe che caddero dietro la Basilica di San Pietro che erano allegate ad una relazione che fece un gendarme pontificio presente quella notte. Poi vi sono le ricerche di Edith e Rosa Stein, le relazioni sulle Fosse Ardeatine, quindi sono tante curiosità per un vasto pubblico.

D. - Quale cura richiede mantenere in perfetto stato meraviglie storiche e culturali di questo tipo?

R. - Richiede una cura notevole ed un dispendio enorme che la Santa Sede ha sempre avuto ed ha tutt’oggi per l’Archivio dei Papi. È un dispendio naturalmente per il suo personale, per i laboratori di restauro, per i laboratori di legatura di riproduzione fotografica. Adesso abbiamo anche i laboratori digitali, quindi l’informatica applicata agli archivi. È una somma di denaro che la Santa Sede ogni anno spende per mantenere a questo livello l’Archivio Vaticano. Tutto questo, a vantaggio degli studiosi e della cultura nel mondo. (bi)

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