ABUSI DEL CLERO SU MINORI
La Chiesa si dà nuove linee guida
ANDREA GAGLIARDUCCI
Da una parte "l'inadeguatezza di una risposta esclusivamente canonica (o di diritto canonico). Dall'altro, "la necessità di una risposta più complessa".
William Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, apre i tre giorni di simposio "Verso la guarigione e il rinnovamento", per parlare dello scandalo degli abusi del clero su minori. Cento conferenze episcopali coinvolte, il progetto di una scuola di e-learning sul tema degli abusi sessuali sui minori pronto a partire (avrà sede a Monaco di Baviera), e la necessità per la Chiesa di promuovere uno sforzo globale e uniforme.
L'impegno è incoraggiato da Benedetto XVI, che fa inviare un messaggio al simposio a suo nome dal Segretario di Stato Bertone, in cui sottolinea che la «guarigione delle vittime deve essere la preoccupazione principale della comunità cristiana, e deve andare di pari passo con un profondo rinnovamento della Chiesa ad ogni livello».
Il Papa - scrive Bertone - «sostiene, dunque, e incoraggia ogni sforzo per rispondere con carità evangelica alla sfida di fornire a minori e adulti vulnerabili un ambiente ecclesiale propizio alla loro crescita umana e spirituale» ed «esorta i partecipanti al Simposio a fare uso di un'ampia gamma di competenze al fine di promuovere in tutta la Chiesa una cultura vigorosa di efficace per la salvaguardia e il sostegno delle vittime».
Un punto di partenza c'è, ed è la lettera circolare inviata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede alle Conferenze Episcopali di tutto il mondo. A tutte, è stato chiesto di dotarsi di linee guida per la lotta alla pedofilia nel clero (la Conferenza Episcopale Italiana presenterà le sue a maggio).
Parte dalla Circolare anche il Prefetto Levada. Il quale snocciola cifre, rivela che nell'ultimo decennio sono arrivati all'attenzione della Congregazione per la Dottrina della Fede oltre 4 mila casi di abusi sessuali compiuti da ecclesiastici su minori.
È stato Joseph Ratzinger, da Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, a fare in modo che i casi arrivassero a Roma, applicando la norma sui "delicta graviora" del 2001.
Una disposizione che in molti hanno visto come una volontà di copertura, ma che invece è stata necessaria per poter coordinare e dare risposta ai casi, che molte volte venivano insabbiati in diocesi. E intanto, i casi aumentavano, anche a causa "della copertura mediatica che questi scandali hanno avuto in tutto il mondo", e veniva attaccato Ratzinger, "quando invece - sottolinea Levada - avrebbe dovuto ricevere la gratitudine di tutti noi, nella Chiesa e fuori".
È il Papa stesso a mostrare la necessità di aver attenzione per le vittime, avendo volute personalmente incontrarle in Usa, Australia, Malta, Irlanda, Germania.
Le nuove linee guida riguardano la Chiesa. Ma non c'è dubbio che - sottolinea Levada - «la collaborazione della Chiesa con le autorità civili in questi casi riconosce la verità fondamentale che l'abuso sessuale di minori non è solo un crimine in diritto canonico, ma è anche un crimine che viola le leggi penali nella maggior parte delle giurisdizioni civili».
Per quanto riguarda la Chiesa stessa, Levada sottolinea che si deve rispondere da un lato proteggendo i minori abusati (una vittima, Marie Collins, è tra i relatori del simposio) e dall'altro migliorare la formazione dei «candidati al sacerdozio, che vanno sottoposti a un maggiore scrutinio».
Ma è anche tempo - afferma Levada - che le Conferenze episcopali nel mondo abbiano un approccio più propositivo contro gli abusi sessuali. Finora, infatti - riconosce il Prefetto - «molte Conferenze Episcopali hanno già divulgato delle linee guida, alcune addirittura un quadro normativo, per offrire un responso uniforme al complesso problema degli abusi del clero nei loro territory nazionali». E fa l'esempio di Canada e Stati Uniti, Brasile, Gran Bretagna, Irlanda, Germania, Belgio Francia, Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda. Ma lo hanno fatto sempre sull'onda degli scandali emersi dai media.
© Copyright La Sicilia, 7 febbraio 2012
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1 commento:
sarebbe bastato non crearle le conferenze episcopali: non avremmo adesso delle piccole grandi curie che recalcitrano se non si oppongono alle direttive vaticane.
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