Pedofilia/ Il simposio di "formazione dei vescovi" entra nel vivo
Roma, 7 feb. (TMNews)
La "conferenza di formazione dei vescovi" per il contrasto alla pedofilia del clero - per usare una definizione del sacerdote statunitense Stephen J. Rossetti - entra nel vivo. Al simposio 'Verso la guarigione e il rinnovamento', ospitato dalla Pontificia università Gregoriana dei gesuiti e sostenuto dal Vaticano, dopo la cerimonia di apertura di ieri sera e le relazioni introduttive di stamane si sono iniziati a riunire i gruppi di lavoro per affrontare singoli temi come la pedopornografia su internet.
"La Chiesa Cattolica si trova attualmente di fronte ad una svolta importante. Le autorità cattoliche di diversi continenti hanno tutte dovuto attraversare lo stesso doloroso percorso di apprendimento nel corso di diversi decenni.
E' veramente necessario che tutti i paesi al mondo debbano attraversare lo stesso tormentoso processo?", si è domandato monsignor Rossetti nella relazione successiva alla testimonianza di apertura di una donna irlandese vittima di un prete pedofilo quando era adolescente.
"Finalmente la Chiesa ha maturato la conoscenza degli elementi essenziali per un efficace programma che garantisca la sicurezza dei bambini.
E' necessario dare applicazione a un tale programma oggi stesso, in tutto il mondo". Mons Rossetti ha analizzato sei errori compiuti in passato dalla Chiesa cattolica in questo ambito. Il simposio della Gregoriana, al quale partecipano rappresentanti di quasi tutti gli episcopati del mondo, dovrebbe aiutare le conferenze episcopali a mettere a punto le linee-guida anti-abusi che la Santa Sede attende entro maggio. La Conferenza episcopale italiana discuterà il proprio documento nell'assemblea plenaria di maggio stesso.
"Un giorno - ha detto il prelato americano, esperto della Catholic University of America di Washington - le vittime dell'abuso sessuale guarderanno a noi non come i loro nemici, ma come loro sostenitori e amici. Quel giorno non è ancora arrivato e ciò significa che non siamo ancora pienamente quella Chiesa che siamo chiamati ad essere".
Il sacerdote statunitense, forte della triste esperienza accumulata negli anni passati dalla Chiesa di oltre Atlantico, ha esposto nella sua relazione "sei tipologie di errori che le autorità della Chiesa hanno talvolta commesso quando sono intervenute nei confronti dei sacerdoti autori di abusi" ed ha poi riproposto "alcuni rimedi che hanno già dimostrato la loro efficacia".
Gli errori sono il mancato ascolto delle vittime ("I trasgressori spesso mentono sul proprio comportamento nel momento stesso in cui devono affrontarlo", la sottovalutazione degli abusi sessuali sui bambini nella propria diocesi, la convinzione errata che i perpetratori possano essere curati e non rappresentino più un rischio. Ancora, il malinteso sul perdono per i perpetratori: "C'è stata un'epoca in cui le autorità della Chiesa, spesso con la collaborazione delle autorità civili, hanno messo i sacerdoti al riparo dalle leggi civili.
Si riteneva che lo scandalo conseguente alla vista dell'arresto di un sacerdote non fosse un bene né per la società, né per la Chiesa. Inoltre, avendo la Chiesa un proprio diritto si riteneva che dovesse gestire internamente le questioni disciplinari. Nel caso dell'abuso sessuale sui bambini un tale approccio si è rivelato disastroso". Mons. Rossetti ha invece spiegato la questione in modo semplice: "In paesi dotati di un sistema di giustizia penale funzionante ed equo è necessario che le autorità della Chiesa denuncino alle autorità civili tutte le accuse di abuso sessuale sui bambini". Altro errore, la formazione umana insufficiente dei sacerdoti, ivi compreso sul tema della sessualità dell'uomo (negli anni 70 e 80, quando si è verificato un picco di abusi, "la combinazione di sessualità deviata e di un ambiente culturale permissivo si è rivelata micidiale". Infine, ignorare i segnali d'allarme.
Se i paesi africani e asiatici - come ha rivelato mons. Charles J. Scicluna, promotore di giustizia della congreagazione vaticana per la Dottrina della fede - si sono dimostrati in ritardo nel contrasto alla pedofilia del clero, il sacerdote sudafricano Desmond Nair è intervenuto, sempre in mattinata, per illustrare le migliori pratiche nella prevenzione della violenza sessuale nella Chiesa in Sudafrica.
"Probabilmente", ha risposto ai giornalisti, il Sudafrica è un paese leader nel contrasto alla pedofilia del clero nel continente africano.
"E' un paese nel terzo mondo con infrastrutture da primo mondo. In particolare, grazie ai mass media arrivano informazioni da tutto il resto del mondo. I media hanno avuto un ruolo straordinario (a far emergere il problema della pedofilia, ndr.), portando alla luce questioni segrete e dando a noi la possibilità di spiegare cosa stiamo facendo per il contrasto al problema". Nel pomeriggio, infine, due gruppi di lavoro si sono riuniti per ascoltare Jan Slattery e fratello Brendan Geary sul tema "Internet e pornografia" e, successivamente, il gesuita Gerard J. McGlone e Rosanna Giacometto sul tema "prevenzione dell'abuso nei confronti di adulti vulnerabili".
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