lunedì 5 novembre 2012

Vaticano: Sciarpelletti incastrato da una informativa anonima (Izzo)

VATICANO: SCIARPELLETTI INCASTRATO DA UN'INFORMATIVA ANONIMA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 5 nov. 

"Tutto parte da un anonimo, credo un officiale della Segreteria di Stato, che parla di frequenti contatti tra Paolo Gabriele e Paolo Sciarpelletti. 
Un'informativa di un'autore ignoto, da cui qui si passa a una supposta amicizia su cui Sciarpelletti avrebbe mentito". L'avvocato rotale Gianluca Benedetti, difensore dell'informatico della Segreteria di Stato comparso oggi davanti ai giudici della Citta' del Vaticano per rispondere dell'accusa di favoreggiamento, ha riassunto cosi' l'iter istruttorio del secondo processo Vatileaks, che proseguira' sabato con i testimoni e forse con arringhe e sentenza.
"Voglio dunque porre - ha spiegato il legale ai giudici, introducendo le sue richieste preliminari - la questione su questa condotta. 
Per questo e' importante - ha scandito - conoscere le note personali di Sciarpelletti, ossia il suo fascicolo servizio, che ci farebbe capire la sua dedizione alla Santa Sede". "Si parla - ha ricordato Benedetti - di favoreggiamento personale e intralcio". "Ma su cosa si forma la prova? 
E' solo il convincimento dei giudici. Ma il mio assistito avrebbe messo a repentaglio vent'anni di onorata carriera per un amico a cui e' legato da un rapporto solo superficiale, nel senso del darsi del tu, ma non altro?". "E sarebbe interessante sapere come si e' svolto il ritrovamento della busta. A quanto hanno riferito in istruttoria l'ufficiale della Guardia Svizzera William Kloste e il funzionario della Gendarmeria Gianluca Broccoletti, Sciarpelletti ha avuto un atteggiamento collaborativo. Voglio siano ascoltati dal Tribunale: stiamo parlando di un reato consumato nell'arco di 36 ore e su questo reato ci stiamo limitando alla sommarieta' dei verbali".
Tra le argomentazioni svolte questa mattina dall'avvocato Benedetti, una in particolare riguardava la vicenda del computer di proprieta' della Santa Sede che Paolo Gabriele teneva in casa da 6 anni e che - ha affermato il legale - e' l'unico tra quelli gestiti da Sciarpelletti che mai e' stato sostituito, in quanto il maggiordomo si era sempre rifiutato di cambiare, anche se ormai obsoleto". 
Per Benedetti questa sarebbe la prova di "un non intenso rapporto" tra Sciarpelletti e Gabriele, il quale "non vuole che Sciarpelletti gli metta le mani sul pc". "Se ci fosse stata amicizia non sarebbe andata cosi': se c'era questa complicita' cosa sarebbe stato meglio di un nuovo pc piu' efficiente?", si e' chiesto l'avvocato rotale, aggiungendo che andrebbe anche precisato se da parte di Sciarpelletti, verso Gabriele ci fu "favoreggiamento personale o reale" e se inoltre fu detto un falso o solo ci fu una "condotta omissiva". 
"A parte il fatto - ha poi aggiunto - che il mio assistito ha collaborato con la giustizia e le 82 casse di documenti trovate in casa di Gabriele rappresentavano gia' la prova del furto, e quindi non si capisce da quale specifica condotta a si fa discendere l'accusa", ha affermato.
Davanti a questi ragionamenti del suo difensore, Sciarpelletti annuiva. Per l'avvocato si tratta di "un elemento di prova, un dettaglio di non poco conto sulla professionalita' di Sciarpelletti che ha potuto dimostrare che in questi anni una sola volta e' intervenuto sul pc per un problema relativo alla stampante". "Tutto questo - ha dichiarato il legale - non e' secondario. 
Il mio assistito non ha mai smentito che ci fosse un'amicizia con Gabriele, ma ha detto che non c'e' una grande amicizia". E quindi "del favoreggiamento non ci sarebbe movente". Infatti - secondo l'ipergarantista codice Zanardelli attualmente in vigore in Vaticano - "se manca la convenienza manca il dolo".
Ad un certo punto, pero', il presidente del Tribunale, professor Dalla Torre, si e' stancato di queste reiterazioni ed ha interrotto Benedetti dicendo: "ma il suo assistito ha cambiato tre volte la propria versione dei fatti. Da questo nasce l'accusa". L'avvocato ha risposto che le diverse versioni possono essere spiegate con "lo stato emotivo" nel quale Sciarpelletti era precipitato con la perquisizione e l'arresto del 25 maggio. In realta' agli atti istruttori risulta che l'informatico aveva prima dichiarato di aver ricevuto la busta bianca della Segreetria di Stato con documenti compromettenti prima da Paolo Gabriele e poi da un anonimo monsignore che gli avrebbe chiesto di consegnarla a Gabriele. 
Infine Sciarpelletti ha detto di aver segnato lui il nome di Gabriele sulla busta datagli da "Z". All'udienza di oggi, dalla risposta in merito a questi aspetti data in aula dal pm Picardi, e' emerso che nella vicenda della busta contenente mail e un libello contro la Gendarmeria vaticana e il suo comandante Domenico Giani (poi pubblicato nel libro "Sua Santita'" di Gianluigi Nuzzi in un capitolo intitolato "Napoleone in Vaticano") sono stati tirati in ballo dal maggiordomo anche due suoi presunti "amici", gia' citati come possibili "suggestionatori" nel primo processo Vatileaks: Luca Catano, del quale il maggiordomo si fidava credendolo un magistrato italiano, e l'ex compagno di scuola che glielo aveva presentato, tale Enzo Vangeli. 
Il pm si e' opposto a che siano ascoltati in aula "perche' sul loro ruolo c'e' una ricerca in corso". E cosi' non compariranno in questo troncone. Se ne riparlera' in un terzo processo Vatileaks, se mai ci sara'. 

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