martedì 13 novembre 2012

Benedetto XVI «Io, anziano tra gli anziani» (Lucetta Scaraffia)

Benedetto XVI «Io, anziano tra gli anziani»

Lucetta Scaraffia


Non è frequente che Benedetto XVI parli di sé, della sua esperienza di vita: anche la sua autobiografia è il più possibile distaccata, lascia poco spazio alle emozioni, per privilegiare un percorso di intelletto e di fede. Ieri invece, davanti agli anziani ospitati dalla comunità di Sant`Egidio, ha parlato della sua condizione di uomo vecchio, che condivide con i suoi coetanei problemi e limiti di questa età: non solo la mancanza di energia e gli acciacchi, ma soprattutto la nostalgia del passato. E anche il senso di inutilità e di abbandono.

È una commovente confessione di debolezza, così vera da indurci a pensare che il Papa stesso, nonostante agli occhi del mondo sia un`autorità, si senta ogni tanto inutile e abbandonato. Perché quello che sentiamo non è solo suscitato dalla realtà, ma anche dall`interpretazione che diamo alle vicende della nostra vita.
Così quando dice loro, con convinzione, «è bello essere anziani» capiamo che propone un rovesciamento dei luoghi comuni che può aprire a tutti gli anziani una nuova possibilità di apprezzare la vecchiaia.
E fonda questo apprezzamento su valori ben diversi da quelli che la nostra cultura impone agli anziani. Egli dice infatti che essi sono portatori di una grande sapienza di vita, e che «non ci può essere vera crescita umana ed educazione senza un contatto fecondo con gli anziani» in un rapporto tra le generazioni rinnovato e fertile.
Oggi invece i media dipingono la terza età come fase sopportabile della vita solo se si presenta come una sorta di prolungamento della giovinezza, se i disastri del tempo vengono camuffati dalla chirurgia plastica e se il tempo libero - che in questa fase è abbondante - viene impegnato in viaggi, feste, magari flirt. Tutti abbiamo assistito a programmi televisivi impietosi che mostrano vegliardi, che si allenano per battere record sportivi o sfoggiano vestiti uguali a quelli dei nipoti. Per Ratzinger la vecchiaia si può apprezzare, invece, solo se la si accetta nella sua realtà, come fase della vita con caratteristiche sue proprie, in cui anche il dipendere dall`aiuto degli altri può diventare occasione di sentire l`affetto che ci circonda, in cui si vive compiutamente la necessità umana di rapportarsi agli altri. Gli anziani non sono solo persone che gravano sul bilancio dello Stato, che magari impediscono ai giovani di occupare posti di lavoro o appartamenti, come in questo momento di crisi spesso può sembrare.
Sono «un libro aperto nel quale le giovani generazioni possono trovare preziose indicazioni per il cammino della vita» e pure «una ricchezza per la società anche nella sofferenza e nella malattia».
Ma il Papa ha anche indicato agli anziani un modo per essere utili al mondo, proprio quando sembrano tagliati fuori da tutto: la preghiera, con la quale possono essere d`aiuto «forse in modo più incisivo dell`affannatsi dì tanti». Ancora una volta, il rovesciamento che Benedetto XVI opera dei valori del mondo si rivela fertile di suggerimenti per vivere una vita quotidiana ricca di senso e di soddisfazione.

© Copyright Il Messaggero, 13 novembre 2012

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