Pubblichiamo di seguito una trascrizione provvisoria del colloquio del Papa con i giornalisti, a cura della Radio Vaticana, poiché l’audio giuntoci dall’aereo papale non è pienamente comprensibile .
Introduzione della conferenza stampa di P. Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede:
… all’inizio di questo viaggio così bello e importante. Come vede, la nostra assemblea viaggiante è numerosa: ci sono più di 70 giornalisti che la seguono con attenzione, e il gruppo più importante – a parte gli italiani – sono naturalmente i messicani, che sono un bel gruppo: ce ne sono almeno 14, rappresentanti delle televisioni messicane che seguiranno e copriranno tutto il viaggio. C’è anche un bel gruppo dagli Stati Uniti, un bel gruppo dalla Francia, di altri Paesi. Ecco, quindi siamo un po’ rappresentanti di tutto il mondo. Come al solito, abbiamo raccolto nei giorni scorsi diverse domande da parte dei giornalisti e ne abbiamo scelte cinque, che sono l’espressione, un po’, dell’attesa generale. E questa volta, dato che abbiamo più spazio e un po’ più di tempo, non le pongo io ma le pongono i giornalisti stessi che le hanno formulate o comunque che ci siamo distribuite tra noi per farle. Allora, cominciamo con una domanda che viene posta dalla signora Collins per la televisione “Univision”, che è una delle televisioni che segue questo viaggio; è una signora messicana che fa la domanda in spagnolo e poi io la ripeto in italiano per tutti.
(Domanda in spagnolo)
(1) D. – Santo Padre, il Messico e Cuba sono stati terre in cui i viaggi del Suo Predecessore hanno fatto storia. Con quale animo e con quali speranze Lei si mette oggi sulle sue tracce?
Benedetto XVI: – Cari amici, anzitutto vorrei dire benvenuti e grazie per il vostro accompagnamento in questo viaggio che speriamo sia benedetto dal Signore. Io in questo viaggio mi sento totalmente nella continuità con Papa Giovanni Paolo II. Mi ricordo benissimo del suo primo viaggio in Messico che è stato veramente storico, in una situazione giuridica molto confusa, ancora aperte le porte, incominciato una nuova fase della collaborazione tra Chiesa, società e Stato. E anche mi ricordo bene del suo viaggio storico a Cuba. Quindi, cerco di andare nelle sue tracce e continuare quanto lui ha cominciato. Per me era dall’inizio il desiderio di visitare il Messico; da cardinale sono stato in Messico con ottimi ricordi. E ogni mercoledì, sento l’applauso, la gioia dei messicani adesso da Papa, qui. Per me è una grande gioia e risponde ad un desiderio che ho avuto da tanto tempo. Io, per dire quali sentimenti mi [...] mi vengono in mente le parole del Vaticano II “gaudium et spes, luctus et angor”, gioia e speranza, ma anche lutto e angoscia. Condivido le gioie e le speranze, ma anche condivido il lutto e le difficoltà di questo grande Paese; vado per incoraggiare e per imparare, per confortare nella fede, nella speranza e nella carità, e confortare nell’impegno per il bene e l’impegno per la lotta contro il male. Speriamo che il Signore ci aiuti!
Grazie, Santità.
E ora diamo la parola al dr. … che rappresenta Tv Azteca, una delle grandi televisioni messicane che ci seguiranno in questi giorni:
(2) D. - Santità, il Messico è un Paese con risorse e possibilità meravigliose, ma in questi anni sappiamo che è anche terra di violenza per il problema del narcotraffico. Si parla di 50.000 morti negli ultimi cinque anni. Come affronta la Chiesa cattolica questa situazione? Lei avrà parole per i responsabili, e per i trafficanti che a volte si professano cattolici o addirittura benefattori della Chiesa?
Benedetto XVI: – Noi conosciamo bene tutte le bellezze del Messico, ma anche questo grande problema del narcotraffico e della violenza. E’ certamente una grande responsabilità per la Chiesa cattolica in un Paese con l’80 per cento dei cattolici. Dobbiamo fare il possibile contro questo male distruttivo dell’umanità e della nostra gioventù. Direi che il primo atto è annunciare Dio: Dio il giudice, Dio che ci ama ma ci ama per [tirare] al bene e alla verità contro il male. Quindi, è grande responsabilità della Chiesa educare le coscienze, educare alla responsabilità morale e di smascherare il male, di smascherare questa idolatria del denaro che schiavizza gli uomini solo per queste cose; smascherare anche queste false promesse, la menzogna, la truffa […] Dobbiamo vedere che l’uomo ha bisogno dell’infinito. Se Dio non c’è, l’infinito si crea i suoi propri paradisi, un’apparenza di infinitudini che può essere solo la menzogna. Perciò è tanto importante che Dio sia presente e accessibile; è una grande responsabilità. […] Dio giudice che ci guida, ci [gira] alla verità e alla fede e in questo senso la Chiesa smaschera il male: rendere presente la bontà di Dio, rendere presente la sua verità, il vero infinito […] è il grande dovere della Chiesa. Facciamo tutti insieme […], sempre più.
Santità, la terza domanda Le viene posta da Valentina Alazraki per Televisa, una delle veterane dei nostri viaggi che lei ben conosce e che è così lieta che lei finalmente possa andare anche nel suo Paese:
(3) D. – Santità, noi Le diamo veramente il benvenuto in Messico: siamo tutti contenti che Lei vada in Messico. La domanda è la seguente: Santo Padre, dal Messico Lei ha detto di volersi rivolgere all’intera America Latina nel bicentenario dell’indipendenza. L’America Latina, nonostante lo sviluppo, continua ad essere una regione di contrasti sociali, dove si trovano i più ricchi accanto ai più poveri. A volte sembra che la Chiesa cattolica non sia sufficientemente incoraggiata ad impegnarsi in questo campo. Si può continuare a parlare di “teologia della liberazione” in un modo positivo, dopo che certi eccessi – sul marxismo o la violenza – sono stati corretti?
Benedetto XVI: – Naturalmente, la Chiesa deve sempre chiedere se si fa a sufficienza per la giustizia sociale in questo grande continente. Questa è una questione di coscienza che dobbiamo sempre porci. […] cosa deve fare la Chiesa, che cosa non può e non deve fare? La Chiesa non è un potere politico, non è un partito, ma è una realtà morale, un potere morale. Infatti, la politica fondamentalmente dev’essere una realtà morale, la Chiesa ha su questo binario fondamentalmente da fare una politica. Ripeto quanto avevo già detto: il primo pensiero della Chiesa è educare le coscienze e così creare la responsabilità necessaria; educare le coscienze sia nell’etica individuale sia nell’etica pubblica. E qui forse c’è una mancanza. Si vede, in America Latina e anche altrove, presso non pochi cattolici, una certa schizofrenia tra morale individuale e pubblica […]: nella sfera individuale sono cattolici credenti, ma nella vita pubblica si seguono altre strade che non rispondono ai grandi valori del Vangelo che sono necessari per la fondazione di una società giusta. E’ bene educare a superare questa schizofrenia, educare non solo ad una […] morale individuale, ma ad una morale pubblica e questo cercare di farlo con la Dottrina sociale della Chiesa, perché naturalmente questa morale pubblica dev’essere una morale ragionevole, condivisa e condivisibile anche da non credenti, una morale della ragione. Certo, noi nella luce della fede possiamo meglio vedere tante cose che anche la ragione può vedere, ma proprio la fede serve anche per liberare dagli interessi falsi e dagli oscuramenti degli interessi la ragione, e così creare con la dottrina sociale, i modelli sostanziali della […]politica, soprattutto per il superamento di questa divisione sociale, anche sociale, che potrebbe […]. Per questo dobbiamo lavorare. […] molto bene, ci aiuterebbe molto. Importante è la comune razionalità alla quale la Chiesa offre un contributo fondamentale e deve sempre aiutare per la educazione delle coscienze, sia per la vita pubblica, sia per la vita privata.
(4) D. - (Paloma Gomez Borrero) Santità, guardiamo a Cuba. Tutti ricordiamo le famose parole di Giovanni Paolo II: “Che Cuba si apra al mondo e che il mondo si apra a Cuba”. Sono passati 14 anni, ma sembra che queste parole siano ancora attuali. Come Lei sa, durante l’attesa del suo viaggio, molte voci di oppositori e di sostenitori dei diritti umani si sono fatte sentire. Santità, Lei pensa di riprendere il messaggio di Giovanni Paolo II, pensando sia alla situazione interna di Cuba, sia a quella internazionale?
Benedetto XVI: - Come ho già detto mi sento in assoluta continuità con le parole del Santo Padre Giovanni Paolo II, che sono ancora attualissime. Con questa visita è stata inaugurata una strada di collaborazione e di dialogo costruttivo; una strada che è lunga e che esige pazienza, ma che va avanti. Oggi è evidente che la ideologia marxista com’era concepita non risponde più alla realtà: così non si può più rispondere nel costruire una nuova società, devono essere trovate in nuovi modelli, con pazienza e in modo costruttivo. In questo processo, che esige pazienza ma anche decisione, vogliamo aiutare in spirito di dialogo, per evitare traumi e per aiutare verso una società fraterna e giusta, con … per tutto il popolo; e vogliamo collaborare in questo senso. E’ ovvio che la Chiesa sta sempre dalla parte della libertà: libertà della coscienza, libertà della religione. In questo senso […] contribuiscono anche proprio i semplici fedeli in questo cammino avanti.
(5) D. - (France Press) Santità, dopo la Conferenza di Aparecida si parla di “missione continentale” della Chiesa in America Latina; fra pochi mesi vi sarà il Sinodo sulla nuova evangelizzazione e inizierà l’Anno della fede. Anche in America Latina vi sono le sfide della secolarizzazione, delle sette. In Cuba vi sono le conseguenze di una lunga propaganda dell’ateismo, la religiosità afrocubana è molto diffusa. Pensa che questo viaggio sia un incoraggiamento per la “nuova evangelizzazione” e quali sono i punti che Le stanno più a cuore in questa prospettiva?
Benedetto XVI: - Il cammino della nuova evangelizzazione è cominciato con il Concilio e questa era fondamentalmente l’intenzione di Papa Giovanni XXIII e che è stata molto sottolineata da Papa Giovanni Paolo II. E la sua necessità in un mondo che è in grande cambiamento è divenuta più evidente; esiste nel senso che il Vangelo deve esprimersi in modi nuovi e […] ha bisogno di una parola […] nella difficoltà di orientarsi oggi. C’è una situazione comune del mondo, cioè la secolarizzazione: l’assenza di Dio, la difficoltà di trovarlo al centro, di vederlo come una realtà che concerne la mia vita. D’altra parte ci sono rischi specifici, lei ha accennato a quelli di Cuba con il sincretismo afro-cubano e tanti altri, […] culturale specifico. Dobbiamo partire dal […] comune: oggi è in questo contesto della nostra moderna razionalità che possiamo di nuovo riscoprire Dio, come orientamento fondamentale della vita e della speranza, il fondamento dei valori che realmente costruiscono una società, e come possiamo tener conto della specificità delle situazioni diverse. E prima mi sembra molto importante annunciare Dio che risponde alla nostra ragione, perche vediamo la razionalità del cosmo, vediamo che c’è qualcosa dietro e vediamo come sia vicino questo Dio, come […] è giusta la sintesi del Dio grande e maestoso: mentre Dio […] [qui vicino a me orienta i valori della verità], è il nucleo dell’evangelizzazione. Quindi, questa essenzialità, dove si trova realmente il nucleo fondamentale per vivere oggi con tutti i problemi del nostro tempo. D’altra parte, bisogna tenere conto della realtà concreta: in America Latina generalmente, direi, è molto importante che il cristianesimo non era mai tanto una cosa [della ragione] ma del cuore. La Madonna di Guadalupe è conosciuta ed amata da tutti, perché capiscono che è una Madre per tutti: è presente dall’inizio in questa nuova America Latina, dopo l’arrivo degli […] sanno intuitivamente che è vero che la Madonna ci aiuta, che esiste, ci ama e ci aiuta. Ma questa - diciamo - intuizione del cuore deve collegarsi con la razionalità della fede e con la profondità della fede che va oltre la ragione. Dobbiamo cercare di non perdere il cuore ma di collegare il cuore e la ragione, così […] concreto, perché solo così l’uomo è completo (vuoto della linea) di aiutare la nuova evangelizzazione. (gf/mg)
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