venerdì 30 marzo 2012

Il Papa ai detenuti di Rebibbia: possiamo rialzarci dalle nostre cadute (Sir)

BENEDETTO XVI AI DETENUTI DI REBIBBIA: POSSIAMO RIALZARCI DALLE NOSTRE CADUTE

«Mi sento particolarmente vicino a questa iniziativa, perché è sempre vivo nel mio animo il ricordo della visita che ho compiuto nel carcere di Rebibbia poco prima dello scorso Natale; ricordo i volti che ho incontrato e le parole che ho ascoltato, e che hanno lasciato in me un segno profondo».
Lo ha scritto Benedetto XVI, in un messaggio che è stato letto oggi durante la Via Crucis nella casa circondariale di Rebibbia, presieduta dal card. Agostino Vallini, con la partecipazione di detenuti, operatori penitenziari e gruppi di fedeli da varie parrocchie della città. «Mi unisco spiritualmente alla vostra preghiera - ha sostenuto il Papa -, e così posso dare continuità alla mia presenza in mezzo a voi, e di questo ringrazio in particolare i vostri cappellani». «So - ha aggiunto - che questa Via Crucis vuole essere anche un segno di riconciliazione. In effetti, come disse uno dei detenuti durante il nostro incontro, il carcere serve per rialzarsi dopo essere caduti, per riconciliarsi con se stessi, con gli altri e con Dio, e poter poi rientrare di nuovo nella società». Quando, nella Via Crucis, vediamo Gesù che cade a terra, ha sottolineato il Pontefice, «comprendiamo che Lui ha condiviso la nostra condizione umana, il peso dei nostri peccati lo ha fatto cadere; ma per tre volte Gesù si è rialzato e ha proseguito il cammino verso il Calvario».
Con l'aiuto di Gesù, ha evidenziato il Santo Padre, «anche noi possiamo rialzarci dalle nostre cadute, e magari aiutare un altro, un fratello, a rialzarsi». Ma che cosa dava a Gesù la forza di andare avanti? «Era la certezza - ha chiarito Benedetto XVI - che il Padre era con Lui. Anche se nel suo cuore c'era tutta l'amarezza dell'abbandono, Gesù sapeva che il Padre lo amava, e proprio questo amore immenso, questa misericordia infinita del Padre celeste lo consolava ed era più grande delle violenze e degli oltraggi che lo circondavano. Anche se tutti lo disprezzavano e lo trattavano non più come un uomo, Gesù, nel suo cuore, aveva la ferma certezza di essere sempre figlio, il Figlio amato da Dio Padre». Questo, ha spiegato il Papa, «è il grande dono che Gesù ci ha fatto con la sua Via Crucis: ci ha rivelato che Dio è amore infinito, è misericordia, e porta fino in fondo il peso dei nostri peccati, perché noi possiamo rialzarci e riconciliarci e ritrovare la pace». «Anche noi, allora - ha osservato il Pontefice -, non abbiamo paura di percorrere la nostra ‘via crucis', di portare la nostra croce insieme con Gesù. Lui è con noi». Con noi, ha concluso, «c'è anche Maria, sua e nostra madre. Lei rimane fedele anche ai piedi della nostra croce, e prega per la nostra risurrezione, perché crede fermamente che, anche nella notte più buia, l'ultima parola è la luce dell'amore di Dio».

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