venerdì 23 marzo 2012

Il Papa: il marxismo è superato, non le ingiustizie. La Chiesa deve domandarsi sempre se fa abbastanza in questo grande Continente che è l'America Latina (Izzo)

PAPA: MARXISMO E' SUPERATO, NON LE INGIUSTIZIE; CHIESA SI DOMANDI SE FA ABBASTANZA

(AGI) - Citta' del Messico, 23 mar.

(dall'inviato Salvatore Izzo)

L'ideologia marxista "non risponde piu' alla realta'", ma non per questo la Chiesa smette di condannare le ingiustizie sociali.
Benedetto XVI ha voluto ricordarlo con chiarezza parlando sull'aereo in volo verso il Messico, prima tappa del suo 23esimo viaggio internazionale che si concludera' poi a Cuba, dove e' ancora in atto una dittatura comunista nata pero' dall'intento di garantire uguaglianza di diritti e possibilita' dove non c'era mai stata.
Il compito della Chiesa in America Latina e' oggi piu' che mai, spiega il Papa ai giornalisti che viaggiano con lui, quello di "educare le coscienze, educare alla responsabilita' morale" e "smascherare il male".
Bisogna, scandisce, "smascherare questa idolatria del denaro che schiavizza gli uomini", "smascherare queste false promesse". Ha da poco salutato con grande cordialita' ai piedi della scaletta dell'aereo il premier italiano Mario Monti e si appresta a incontrare governanti molto discussi.
Il Papa infatti non puo' ignorare quel che e' sotto gli occhi di tutti: anche se i 5 viaggi di Giovanni Paolo II in Messico e lo storico incontro del 1998 a Cuba con Fidel Castro hanno avviato processi di rinnovamento, la situazionedi entrambi i paesi e' ancora difficile, si potrebbe dire a meta' del guado.
"Vado per incoraggiare e per imparare, per confortare nella fede, nella speranza e nella carità", confida il Pontefice rilevando che a Cuba con la visita di Giovanni Paolo II di 14 anni fa e' stata "inaugurata una strada di collaborazione e dialogo", una via che "esige pazienza" ma che "va avanti".
La meta indicata da Ratzinger e' quella di una reale democrazia e la Chiesa vuole aiutare a raggiungerla "in spirito di dialogo", per dar vita ad una societa' piu' giusta". La Chiesa, ha soggiunto con trasparente riferimento alle detenzioni di prigionieri politici che continuano, sebbene mitigate dai rilasci ottenuti proprio nelle scorse settimane, "sta sempre dalla parte della libertà, di coscienza e di religione". Ma, ha avvertito, "non è un potere politico, non è un partito, ma è una realtà morale, un'autorità morale".
Dunque, continua Benedetto XVI parlando ora del Messico, paese piagato da una forte violenza legata al narcotraffico (50mila morti negli ultimi 5 anni causati dalle lotte tra le gang rivali), "è responsabilità della Chiesa educare le coscienze e così creare la responsabilità necessaria; educare le coscienze sia nella sfera individuale sia nella sfera pubblica".
E questo soprattutto perche' in America Latina e altrove, "presso non pochi cattolici", si riscontra, denuncia il Papa tedesco, una certa "schizofrenia tra morale individuale e pubblica". Nella sfera individuale, infatti, "sono cattolici credenti, ma nella vita pubblica si seguono altre strade che non rispondono ai grandi valori del Vangelo che sono necessari per la fondazione di una società giusta". Parole che rispondevano alla domanda su un possibile appello diretto ai narcotrafficanti, alcuni dei quali si professano cattolici e sono cospicui benefattori della Chiesa.
Per Papa Ratzinger, la violenza e il narcotraffico sono un problema grave per il Messico e la Chiesa Cattolica ha un ruolo importante perche' i suoi fedeli sono il 91 per cento della popolazione. "Bisogna fare tutto il possibile - auspica - contro questo male che distrugge l'umanita' e la nostra gioventu': la prima cosa e' annunciare Dio, il giudice che ci ama e che ci spinge al bene e alla verita' e a lottare contro il male".
Al Papa e' stato chiesto anche se non ritenga che la Chiesa Cattolica - in una regione come l'America Latina di grandi, enormi contrasti sociali - non sia troppo distante dalla gente e se si possa riaprire il capitolo della teologia della liberazione, parlandone in modo positivo, una volta che sia stata depurata dagli eccessi come il marxismo e la violenza.
"La Chiesa - risponde l'uomo che da prefetto dell'ex Sant'Uffizio pubblico' due documenti sulla TdL rilevandone tutte le contraddizioni e ambiguita' - deve domandarsi sempre se fa abbastanza in questo grande Continente che e' l'America Latina".
Benedetto XVI che nel 2007 ha compiuto una visita pastorale in Brasile (dove tornera' anche l'anno prossimo per la Giornata Moniale della Gioventu') conosce bene il Messico per esservi stato da cardinale e vi torna oggi "con molta gioia" perche' realizza un desiderio che serbava da tempo. "Viaggio con gioia e speranza" per condividere con messicani e cubani questa sentimenti che li caratterizzano ma anche i loro "dolori e le loro difficolta'", conclude sorridendo. La fatica di un viaggio aereo di 14 ore non lospaventa, e davvero non dimostra i suoi quasi 85 anni, e il bastone da passeggio che aveva con se' ma sul quale non si e' appoggiato mentre camminava sulla pista di Fiumicino sembra dargli ancora piu' sicurezza.
"Bienvenido!" , titolano oggi tutti i quotidiani del Messico, che si e' preparato con molto impegno all'arrivo del Papa: "abbiamo mobilitato 6300 persone della protezione civile, dei servizi sanitari, dei vigili del fuoco, della Croce Rossa e per la sicurezza abbiamo schierato tutti gli agenti della forza del governo presenti nello stato, 1200 agenti", ha rivelato alla stampa Juan Manuel Oliva Ramirez, il governatore dello stato messicano di Guanajuato. Un piano di sicurezza "garantito e organizzato" dallo stesso governo centrale del presidente Felipe Caldeon che questa sera sara' all'aeroporto internazionale di Leon per ricevere Benedetto XVI.

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