giovedì 8 marzo 2012

Pubblicato un nuovo documento della Commissione Teologica Internazionale (Radio Vaticana)

Pubblicato un nuovo documento della Commissione Teologica Internazionale

La Commissione Teologica Internazionale ha pubblicato oggi sul suo sito un nuovo documento, redatto in inglese, intitolato “Teologia oggi: Prospettive, Principi e Criteri”. Il testo esamina alcune questioni attuali della teologia e propone, alla luce dei principi costitutivi della teologia, i criteri metodologici che sono determinanti per la teologia cattolica rispetto ad altre discipline affini, come le scienze religiose. Il testo è distribuito in tre capitoli: la teologia presuppone l’ascolto della Parola di Dio accolta nella fede (capitolo 1); la si esercita nella comunione della Chiesa (capitolo 2); e mira a dare ragione di un modo scientifico di accostarsi alla verità di Dio in una prospettiva di autentica saggezza (capitolo 3). Ma qual è l’obiettivo di questo documento? Sergio Centofanti lo ha chiesto a mons. Krzysztof Charamsa, segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale:

R. – La Commissione teologica internazionale, formata di per sé da 30 teologi che provengono da diverse nazioni, che sono di diverse lingue e di diversa formazione teologica, ma distinti comunque per la scienza teologica, per la loro fedeltà al Magistero della Chiesa, in realtà proponendo i documenti, che oggi sono già 25 nella Storia quarantennale della Commissione, ha lo scopo di offrire un aiuto alla Santa Sede, in particolare alla Congregazione per la Dottrina della Fede, esaminando le questioni teologiche di particolare importanza e di particolare attualità. I testi, come noto, vengono di solito approvati in due forme: o a maggioranza assoluta, riguardo all’intero testo – così è stato approvato anche il testo che oggi viene reso di dominio pubblico: “Teologia oggi: prospettive, principi e criteri” – oppure solo in forma generica, quando i membri si esprimono favorevolmente solo riguardo alle idee principali del testo. Il nostro testo è stato approvato il 29 novembre dell’anno scorso, nella sessione plenaria, e poi sottoposto al presidente della Commissione, che è sempre il prefetto della Congregazione, il cardinale William Levada, che ha approvato e autorizzato la pubblicazione del documento. In realtà, c’è anche un altro scopo: quello di offrire alla comunità teologica intera, sparsa nel mondo, un testo che in un certo senso vuole dare un denominatore comune, vuole affrontare una questione a partire dalla prospettiva dell’unità della scienza teologica, e così suscitare anche una riflessione approfondita e un dibattito costruttivo nel mondo teologico di oggi. Forse vale la pena ricordare che i documenti della Commissione non sono testi del Magistero della Chiesa. Si presentano teologicamente autorevoli, non di meno sono i testi sui quali i teologi sono invitati a dibattere, a confrontarsi positivamente e costruttivamente. Direi che ogni documento della Commissione è, in un certo senso, frutto tangibile della collaborazione tra i teologi – tra di loro – e di collaborazione dei teologi con il Magistero, in un servizio comune, in una responsabilità che condividono davanti alla verità del deposito della fede.

D. – Nel testo si esaminano alcune questioni attuali della teologia…

R. – La questione di fondo è una sola: proprio l’identità della teologia rispetto a scienze affini o a tutto l’universo delle scienze di oggi, con i rispettivi criteri del metodo di procedere in questa scienza che a suo tempo San Tommaso chiamava “scienza sacra”, ed è una questione di primaria importanza per la stessa identità del pensiero teologico. La Commissione ha trattato questo tema, attenta alla situazione attuale, nei decenni successivi al Concilio Vaticano II, che ci hanno portato un arricchimento straordinario alla teologia, con nuove voci, con scuole teologiche diversificate nei nuovi contesti culturali, continentali, con nuovi temi di riflessione e l’approfondimento di quelli antichi … ma in realtà, ci ha fatto vedere anche una certa frammentazione della scienza teologica, la quale – invece – dovrebbe sempre, e in particolare oggi, ritrovarsi davanti alla sfida di mantenere la propria identità cattolica, di mantenere ciò che è essenziale nella propria missione. Dunque, la domanda di fondo, la questione di fondo del documento sarebbe: se c’è qualcosa che in mezzo alla molteplicità di legittimi approcci di varie scuole teologiche, c’è qualcosa che è indispensabile per tutti i teologi e le teologhe cattolici; qualcosa che dev’essere conservato da ogni cultore di questa scienza, un po’ come radice comune, come guida e criterio di ogni riflessione coerente con il deposito della fede. Questo, direi, è il tema di fondo del testo; di per sé, come noto, la Commissione ha trattato già varie volte i temi della teologia in sé, del suo metodo. Basti ricordare tre testi molto importanti: del ’72, dal titolo significativo: “L’unità della fede e il pluralismo teologico”; quello del ’75, sul rapporto tra Magistero e teologia; nel ’90 è uscito un testo molto importante sull’interpretazione dei dogmi … Non di meno, per la prima volta la Commissione affronta il tema della teologia come tale, nel suo insieme. E il frutto viene offerto proprio oggi alla comunità teologica sparsa nella Chiesa, a tutti i fedeli che sono interessati delle questioni di conoscenza di Dio.

D. – Il testo propone i criteri metodologici che sono determinanti per la teologia cattolica. Quali sono questi criteri?

R. – Questo è il cuore del documento: i criteri, i principi metodologici della teologia. E direi che sono offerti – e questo vale la pena di sottolineare – non tanto come una disciplina quasi imposta dall’esterno, ma piuttosto come tratti familiari di un’opera comune della comunità teologica, della stessa casa che i teologi abitano con il loro servizio ecclesiale, corrispondendo alla vocazione ecclesiale del teologo. Dunque, non tanto imposizione quanto la lettura dell’identità stessa di ciò che la teologia è e che ci impone dei criteri e dei principi metodologici. Devo dire che proprio a questo punto il testo mi ha colpito per la sua chiarezza di esposizione, per un modo quasi luminoso e sintetico nell’esprimere, in un documento tutto sommato lungo, di 100 punti, quei principi indispensabili, quei criteri che costituiscono l’essere stesso della riflessione teologica. Il primo, ovviamente, per i cattolici, non può essere altro che il riconoscimento del primato della Parola di Dio, di quel Dio che ha parlato molte volte, in diversi modi, e definitivamente ci ha parlato attraverso la vita, morte e resurrezione di Gesù Cristo. Se la Parola di Dio deve essere accolta dal teologo nell’obbedienza della fede, come sottolinea il documento – perché ogni conoscenza di Dio, anche quella scientifica, teologica appunto, presuppone la fede – allora il teologo in primis deve essere un uomo credente e così la teologia può essere ciò che è per la sua natura, intelligenza della fede. Ma una risposta di fede alla Parola di Dio non è mai un atto solo individualistico, quasi racchiuso nell’orizzonte del singolo, è sempre un atto anche comunitario. Così nasce il secondo criterio della teologia, che è la sua ecclesialità, il criterio costitutivo dell’impegno, della riflessione sulla fede, perché la rivelazione è rivolta alla convocazione del popolo di Dio, di una comunità, è l’oggetto anche della ricerca stessa. I teologi la ricevono attraverso la Chiesa e non ci potrebbe essere un’altra via. Il che, dunque, presuppone la fedeltà alla tradizione apostolica, che non è separabile dal magistero della Chiesa, a cui l’ufficio d’interpretazione autentica è stato affidato rispetto alla Parola di Dio scritta e trasmessa. Il richiamo, dunque, di un’adesione responsabile al magistero, nelle sue diverse gradazioni, è un criterio indispensabile alla teologia cattolica, che serenamente viene riaffermato, a partire dalla natura stessa della scienza, e che in realtà alla fine è la vera garanzia della libertà della ricerca teologica. I teologi cattolici, per essere fedeli alla natura della loro vocazione, devono riconoscere la competenza dottrinale dei vescovi, in particolare nel collegio dei vescovi con il Papa a capo. In questo carattere ecclesiale della teologia non va però trascurata anche la dovuta attenzione al “sensus fidelium”, il cui significato non è stato sempre rettamente compreso. Infatti, c’è il senso soprannaturale della fede, del popolo di Dio, che però non va confuso con un’opinione di maggioranza, ma che è un senso soprannaturale della fede nell’obbedienza alla Parola di Dio e sotto la guida dei pastori, che diventa un luogo di confronto per la riflessione teologica: la scrittura, la tradizione, il magistero, i primi luoghi dell’alto impegno teologico, che nel documento vengono riaffermati con particolare incisività e attualità, non come qualcosa del passato, ma come qualcosa di costitutivo per il momento presente, come per ogni epoca della teologia.

D. – Il documento parla anche delle prospettive della teologia oggi. Cosa dice in proposito?

R. – Tra le varie prospettive, io vorrei sottolinearne una sola, che mi è particolarmente cara ed è un aspetto importante che viene richiamato dal testo: quando si sottolinea l’importanza della comunità dei teologi, di coloro che in vari contesti culturali, nazionali, in vari contesti ecclesiali esercitano la scienza divina e che non sono mai dei liberi battitori, quasi privati, ma coltivano la loro scienza in modo comunitario e collegiale, in una sorta di solidarietà con la Chiesa, all’interno della Chiesa, ma anche tra di loro. Uno dei mezzi di questo confronto vicendevole, di maturazione, anche di correzione fraterna, è la discussione costruttiva, positiva, un po’ riprendendo la scia della medievale “disputatio”, che non va mai dimenticata del tutto. Anzi, direi che proprio un rilancio dell’importanza della “disputatio”, della discussione, per il coerente sviluppo teologico, all’interno della comunità dei teologi, viene ribadita dal documento, come una sfida che sta davanti a questa scienza che, non di rado, rischia frammentarietà, come dicevamo. Devo dire che la Commissione Teologica Internazionale, quel corpo di 30 teologi che si incontrano regolarmente e collaborano nell’arco di tutto l’anno alla preparazione dei testi, in realtà, in un certo senso, è proprio esempio di una comunità teologica, con un libero e rispettoso dibattito, in un clima di grande serenità, ma anche grande responsabilità dei teologi, delle teologhe davanti alla verità della fede, e che potrebbe essere anche esempio per il mondo teologico di una collaborazione, di una riflessione comune, in cui ci incontriamo – coloro che sono chiamati a svolgere un impegno teologico – proprio come dottori della verità cattolica, come diceva San Tommaso nel prologo alla prima parte della “Somma Teologica”. Questa alta chiamata dei teologi all’interno della Chiesa riceve nel documento della Commissione una nuova spinta e una riflessione, che sicuramente susciterà un dibattito e speriamo anche un approfondimento.

Il testo viene pubblicato nella pagina internet della Commissione Teologia Internazionale sul Sito Vaticano (www.vatican.va) aggiornato negli ultimi mesi. Il documento appare anche sulla rivista Origins. CNS Documentary Service e sul sito internet della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d’America. Una traduzione italiana sarà prossimamente disponibile su La Civiltà Cattolica e successivamente sono previste anche le traduzioni nelle principali lingue.

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