giovedì 16 febbraio 2012

Il Papa mette in guardia i giovani seminaristi, nei quali ripone la speranza per il futuro della Chiesa, sulle insidie che li aspettano

L’allarme del Papa contro lo strapotere di media e finanza

Roma
Denaro, potere e manipolazione dell'opinione pubblica. Satana non ha più le corna e la coda a punta ma somiglia al Gekko di «Wall Street» in gessato doppio petto o ad un tycoon dei media.
Papa Benedetto XVI parla del «potere del male» nella sua «lectio divina», tenuta ieri ai seminaristi del Seminario Romano Maggiore. Un potere che oggi, avverte il Pontefice, si esprime attraverso la finanza e i media.
Nessun riferimento diretto da parte del Santo Padre, come è ovvio, ma certo non è difficile indovinare nel suo sermone una critica e un'allusione all'attualità. Prima di tutto alla notizia che ha fatto il giro del mondo sparata in prima pagina sul Fatto cinque giorni fa: quella di un complotto ai danni del Papa del quale si prevedeva la morte entro l'anno. Poi più in generale alle fughe di notizie e ai documenti riservati relativi sia al presunto complotto sia allo Ior, l'Istituto per le Opere di Religione, pubblicati a stralci dai quotidiani.
«Possiamo riflettere oggi sulla Chiesa - dice il Papa rivolto ai seminaristi -. Su come sta oggi la Chiesa. Se ne parla tanto, si dicono tante cose sulla Chiesa di Roma: speriamo si parli anche della nostra fede».
Un rammarico dunque da parte del Pontefice che mette in guardia i giovani seminaristi, nei quali ripone la speranza per il futuro della Chiesa, sulle insidie che li aspettano.
«Vedendo voi in cammino verso il sacerdozio, vedo la Chiesa di domani, la Chiesa che vive sempre», prosegue il Santo Padre. Una Chiesa però che è sempre più spesso sotto attacco.
«Il potere del male oggi è per esempio in due grandi poteri che di per sè sono utili e buoni ma facilmente abusabili - avverte Benedetto XVI -. Il potere della finanza e il potere dei media. Ambedue necessari, utili ma talmente abusabili che spesso diventano il contrario delle loro intenzioni vere». É il potere della finanza che arriva a dominare i sentimenti dell'uomo riducendolo a schiavo. Un potere demoniaco quindi, raffigurato come la Mammona che nel Vangelo rappresenta appunto il profitto, il guadagno. «L'avere e l'apparire dominano il mondo e lo schiavizzano - ammonisce il Papa -. Il mondo della finanza non è più uno strumento per favorire il benessere, per favorire la vita dell'uomo ma diventa un potere che lo opprime come adorare in Mammona, la divinità falsa che domina il mondo».
Attenzione, avverte il Papa, anche al potere dell'opinione pubblica. «C'è un grande bisogno di informazione, di conoscenza della realtà del mondo, ma c'è un potere dell'apparenza che alla fine conta più della realtà stessa - afferma il Santo Padre -. Un'apparenza che si sovrappone alla realtà stessa e diventa più importante mentre l'uomo non segue più la verità ma vuole solo apparire». Come può difendersi il vero cristiano? Deve avere la forza di uscire dal coro, di resistere. «Esiste un non conformismo cristiano, la libertà di non assoggettarsi ai conformismi - conclude il Pontefice -. Vogliamo non l'apparenza ma la verità. Soltanto la verità ci darà la vera libertà».
In Vaticano intanto proseguono gli accertamenti sulla fuga di notizie per identificare chi dall'interno ha permesso l'uscita dei documenti e lettere riservate. Tutta l'attenzione è concentrata sugli uffici della Segreteria di Stato dove si ipotizza siano rintracciabili i responsabili.

© Copyright Il Giornale, 16 febbraio 2012 consultabile online anche qui.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Purtroppo le insidie peggiori vengono da molti che indossano la talare, pardon il clergyman o, meglio ancora, il maglioncino lacoste. Questo il Papa lo sa benissimo. Mi auguro che i seminaristi lo abbiano ascoltato attentamente perché nessuno dopo di lui, in futuro, parlerà loro con tanta chiarezza e verità.
Alessia

Anonimo ha detto...

giustissimo,ho notato che i seminaristi non erano tutti giovani o giovanissimi,può essere un buon segno di maggiore consapevolezza e saldezza nella fede e nella missione loro affidata,perchè essere preti è una missione,non una professione,non abbiamo bisogno di sociologi,benefattori,cercalavori,pubblicitari e personaggi tv,vogliamo 'solo' che vivano fino in fondo quel che predicano,come BXVI,o è chiedere la luna?