venerdì 2 marzo 2012

Aperto alla Lateranense il ciclo di conferenze "Rileggere il Concilio". Intervista con mons. Dal Covolo

Aperto alla Lateranense il ciclo di conferenze "Rileggere il Concilio". Intervista con mons. Dal Covolo

Nell’anno del 50.mo anniversario del Vaticano II, si è aperto ieri all’Università Lateranense il ciclo di conferenze "Rileggere il Concilio", in collaborazione con il Centre Saint-Louis de France e l’ambasciata di Francia presso la Santa Sede. In ognuno dei sei incontri previsti, uno storico e un teologo prenderanno in esame importanti documenti conciliari: le quattro Costituzioni, il Decreto sull’ecumenismo, la Dichiarazione sulla libertà religiosa. A spiegare le finalità dell’intera iniziativa, al microfono di Davide Maggiore, è stato mons. Enrico Dal Covolo, rettore della Lateranense, che ha presieduto la prima conferenza, dedicata alla Costituzione Sacrosanctum Concilium:

R. - Di fronte a una situazione nella quale molti interpretano il Concilio in modi differenti, mi pare importante assumere elementi in più per poter dare una valutazione più sicura, più affidabile. E questo deve essere fatto proprio a un livello scientifico, quale quello di una Università pontificia.

D. – Rileggere il Concilio significa anche inquadrarlo all’interno della grande tradizione della Chiesa, mostrando quelli che sono gli elementi di continuità con essa?

R. – Questa è proprio la linea del Magistero del Papa Benedetto XVI che noi intendiamo convalidare attraverso questa ricerca – che si inaugura solo adesso, ma lo faremo nell’arco di questi anni – condotta sulla rivisitazione di archivi che finora non sono stati sufficientemente consultati.

D. – Il Beato Giovanni Paolo II ha scritto: “Per molti il messaggio del Concilio Vaticano II è stato percepito innanzitutto mediante la riforma liturgica”, che è oggetto della Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium”…

R. – Ritengo che la Sacrosanctum Concilium vada ristudiata oggi e attentamente: la liturgia è centrale nella tradizione della Chiesa. C’è un’interazione reciproca tra il modo di celebrare e di pregare e i contenuti della nostra fede. (mg)

A inquadrare dal punto di vista storico e spirituale la Sacrosanctum Concilium è stato, al microfono di Davide Maggiore, il prof. Philippe Chenaux, docente di Storia della Chiesa moderna e contemporanea alla Lateranense e direttore del Centro studi e ricerche sul Concilio Vaticano II della stessa Università:

R. – E’ stato il primo documento approvato dal Concilio, all’origine della grande riforma liturgica post-conciliare. Tuttavia, è un documento che è passato un po’ nell’ombra, rispetto ad altri, nei commenti fatti dopo il Concilio. Anche perché è stato superato dalla riforma che esso stesso ha suscitato negli anni che seguirono al Concilio. Dunque, mi sembra giusto iniziare questa rilettura dei grandi documenti del Concilio con questa Costituzione, Sacrosanctum Concilium.

D. – La Sacrosanctum Concilium si inscrive nell’intera storia della Chiesa...

R. – E’ ovviamente un posto particolare: occupa il movimento liturgico, che nacque alla fine del 1800, nelle gradi abbazie benedettine e che, dopo la Prima Guerra Mondiale, si spostò verso gli ambienti della Gioventù cattolica e poi anche verso le parrocchie. Lo stesso Pio XII dedicò una grande Enciclica, Mediator Dei, nel 1947, alla liturgia, che è una forma di riconoscimento di questo movimento liturgico, che troverà poi la sua consacrazione durante il Concilio Vaticano II.

D. – Quali possono essere definiti i frutti più duraturi della Sacrosanctum Concilium?

R. – Essa ha previsto una migliore partecipazione dei fedeli alla liturgia. La liturgia è la preghiera ufficiale della Chiesa, e dunque non riguarda solo il sacerdote ma l’intera comunità dei fedeli. Per questo, era anche importante introdurre, nella liturgia, le lingue volgari. (vv)

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4 commenti:

Elio ha detto...

Se si vuole salvare il Concilio dobbiamo tornare al Concilio... ai suoi documenti ,quelli veri.Studiandoli si scopriranno tante cose di un Concilio che era per la Tradizione,quella vera, e per la conservazione della Messa in latino pur con sagge opportune modifiche.
Artefici del disastro son stati i teologi del postconcilio, contrastati da Paolo VI solo con mezze misure e con ambiguità .Questi hanno dominato per quarant'anni in Curia , nelle università e nei seminari.
La Sacrosanctum Concilium è una Costituzione davvero bella ma tradita da coloro che hanno lacerato,con l'imposizione violenta della riforma liturgica, la Chiesa e il Corpo di Cristo.
Solo Benedetto XVI ha avuto il coraggio di affrontare il problema a viso aperto parlando di ermeneutica della continuità.
La guerra che gli hanno fatto e fanno per questo è sotto i nostri occhi.
Rivolgo un appello a coloro che amano la Tradizione perchè non si lasci nelle mani dei modernisti il Concilio ma lo si salvi studiandone i documenti alla luce della Tradizione,come richiesto dal Santo Padre Benedetto XVI e come fece il caro, venerato, card. Siri.

bernardino ha detto...

Dopo quello che e'successo in 40 anni, per rimettere tutte le pedine nelle proprie caselle, avendo la forza che hanno i progressisti/modernisti, ci vogliono 200 anni oppure ci vuole solo lo Spirito Santo. Ma non vedete che il Santo Padre e' solo ed e' accerchiato da chi non ama piu' la Chiesa di Nostro Signore?

GP ha detto...

La liturgia come è praticata oggi e come è proposta dai vescovi italiani non è quella del Concilio Vaticano II. I laici dovrebbero studiare la "Sacrosantum Concilium" e si renderebbero conto che le canzonette, gli adeguamenti liturgici costosi e orrendi, le liturgie creative e il disprezzo e l'abbandono del patrimonio di musica sacra (gregoriano, polifonia classica, musica d'organo) sono OPPOSTI a ciò che dice il Concilio. Occorre imparare a distinguere fra il Concilio vero e ciò che hanno fatto in questi decenni vescovi e clero ignorante, incompetente e arrogante.

Raffaella ha detto...

Concordo ma penso che siamo in un penosissimo e gravissimo ritardo.
Se qualcuno avesse spiegato bene i testi 45, 40, 30, 20 anni fa, non saremmo finiti in questo modo.
Ancora una volta Benedetto XVI si assume la responsabilita' di riportarci alle fonti.
Andava fatto tutto molto prima, ma Benedetto e' Papa da soli 7 anni, anche se molti fanno finta di confondere le date.
R.