giovedì 26 luglio 2012

Siria, il patriarca latino: non si parli di primavera araba né di intervento militare. Conferenza Sant'Egidio: serve soluzione politica, non militare (Izzo)


SIRIA: PATRIARCA LIBANO, NON SI PARLI DI PRIMAVERA ARABA NE' DI INTERVENTO MILITARE


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 26 lug. 


"Come si puo' parlare di 'primavera', quando le vittime si contano tutti i giorni a decine, centinaia? Quando si distruggono le citta' e i cittadini sfollati diventano profughi?". 
Se lo domanda il patriarca maronita Bechera Rai, che risiede in Libano ma dal quale dipendono i fedeli cattolici di questo rito in tutto il mondo, compresa la Siria. "Non si sa - confida in un'intervista alla rubrica 'Rossoporpora, attualmente ospitata dal settimanale Tempi - dove si andra' a finire con questa violenza, con questa guerra: al momento l'orizzonte politico e' ancora chiuso".
“A me pare - rileva Bechera Rai - che non ci sia nessuna stabilita' politica ad esempio ne' in Libia ne' in Egitto; neppure in Iraq c'e' stabilita', malgrado l'intervento armato massiccio di alcuni Paesi". Secondo il patriarca maronita, "con la 'primavera' si fa un passo indietro sui piani della convivenza e dell'auspicata democrazia. I cristiani in ogni caso sono chiamati a perseverare nella presenza e nella testimonianza a favore della civilta' nata dal Vangelo".
E a proposito di un eventuale intervento armato in Siria, il capo della Chiesa Maronita si tratterebbe di un intervento "sempre piu' malefico che benefico. Noi - ricorda - siamo sempre stati per l’intesa e la soluzione nel dialogo, lontano dal linguaggio delle armi".
"Intanto - osserva l'altro prelato - in Siria bisogna mettere termine ad ogni costo al conflitto armato. In ogni caso ogni intervento militare accrescerebbe i danni umani e materiali, aumenterebbe odio e divisioni, rallenterebbe fortemente ogni soluzione di pace. Sono la Comunita' internazionale e gli uomini di buona volonta' - sottolinea Bechera Rai - che hanno il dovere di intervenire in modo positivo sia a livello politico che sociale", mentre anche "il Libano, essendo legato organicamente al mondo medio-orientale, si trova influenzato dagli avvenimenti regionali". Il Paese, infatti, "purtroppo oggi e' diviso a causa del conflitto tra sciiti e sunniti a livello internazionale, da cui si fanno condizionare anche i libanesi di tale appartenenza. Tale conflitto paralizza quasi del tutto la vita politica ed economica nazionale. Non tutti i libanesi, particolarmente i musulmani, manifestano lealtà verso il bene superiore della nazione: fanno invece prevalere gli interessi della propria comunita'". "Quanto a noi maroniti - assicura - continuiamo ad agire con tutti i mezzi per la ricostituzione dell'unita' nazionale". In tale contesto, subito 'dopo l'elezione dell'anno scorso a Patriarca, Bechera Rai ha convocato a Bkerké dapprima i capi cristiani delle diverse fazioni, poi ha promosso alcuni incontri tra i capi delle diverse religioni "e ora si sta preparando in vertice in tal senso a livello medio-orientale. Devo dire che alla fine di ogni incontro interreligioso e' stato emesso un comunicato ufficiale proprio per ribadire i principi - cui i capi religiosi sono tenuti - su cui si fonda il Libano: sempre c'e' stato l’appello ai politici perche' rispettino tali 'costanti nazionali' così da contribuire all'edificazione di una societa' libanese unita e caratterizzata dal pluralismo culturale e religioso". 


© Copyright (AGI)


SIRIA: CONFERENZA S. EGIDIO, SERVE SOLUZIONE POLITICA, NON MILITARE

Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 26 lug. 


"La soluzione militare tiene in ostaggio il popolo siriano e non offre una soluzione politica in grado di accogliere le sue aspirazioni profonde. Occorre rifiutare la violenza e lo scivolamento verso la guerra civile perche' mettono  a rischio lo Stato, l'identita' e la sovranita' nazionale. ". 
Lo affermano le principali forze di opposizione al regime di Assad, riunite a Roma per iniziativa della Comunita' di Sant'Egidio. "Non e' troppo tardi per salvare il nostro Paese", sottolineano in un appello diffuso in serata, nel quale invitano tutti a deporre le armi e chiedono che "l'Onu sia l'unico soggetto internazionale ritenuto responsabile del coordinamento degli aiuti umanitari per sostenere i siriani in difficolta' sia in patria che all'estero".
"Pur riconoscendo  il diritto dei cittadini alla legittima difesa, ribadiamo che le armi non sono la soluzione", proclamano le diverse sigle rappresentate alla conferenza. 

"La violenza - rilevano i firmatari - porta a credere che non c'e' alternativa alle armi. Ma le vittime, i martiri, i feriti, i detenuti, gli scomparsi, i rapiti, la massa di rifugiati interni e i profughi all'estero, ci chiedono di assumere la responsabilita' di fermare questa spirale di violenza".
"Ci impegniamo a sostenere - assicurano i diversi gruppi che hanno partecipato al Forum -  tutte le forme di lotta politica pacifica e di resistenza civile, e di favorire una nuova fase di incontri e conferenze all’interno del Paese".
Secondo gli oppositori di Assad che hanno risposto all'invito della Comunita' di Sant'Egidio, "occorre, oggi piu' che mai, un'uscita politica dalla drammatica situazione" della Siria, ed e' questo "il modo migliore per difendere gli ideali e realizzare gli obiettivi di chi mette a rischio la propria vita per la liberta' e la dignita'". 

L'appello - si legge nel testo - e' rivolto da Roma "a tutti i Siriani e in particolar modo ai giovani: il nostro futuro lo costruiremo con le nostre mani. Insieme possiamo costruire una Siria democratica, civile, pacificata, pluralista". "Ci rivolgiamo a tutte e a tutti coloro che lottano per il cambiamento democratico in Siria, a qualunque parte essi appartengano: per porre in essere un dialogo e un coordinamento tra di noi  che avvii rapidamente la Siria ad una fase transitoria verso la democrazia, sulla base del patto nazionale comune", proclamano i firmatari.
"Invitiamo - concludono - i nostri concittadini dell'Esercito Siriano Libero, e tutti quelli che portano le armi, a partecipare a un processo politico per giungere a una Siria pacifica, sicura e democratica". 



© Copyright (AGI)

1 commento:

Guido ha detto...

Difendiamo la Siria e il presidente Assad.
Ricordiamoci che la Siria è stato l'unico paese ad ospitare gli armeni dopo il genocidio dei turchi,è sempre stato ospitale coi ceistiani che venivano da altre nazioni arabe ove erano perseguitati.
Svegliamoci una volta tanto o faremo una morte lenta sotto Al Qaeda.
Oggi son lì, domani verramnno qui,non illudiamoci!