Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
Cinque laici nel mirino degli inquirenti
Pronte le rogatorie per l’autore di “Sua Santità” e per alcuni dipendenti dei Sacri palazzi
GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
Al ministero di Giustizia attendono dai magistrati vaticani due distinte richieste di rogatoria: una per i dipendenti laici della Santa Sede che risiedono in Italia e una per Gianluigi Nuzzi, autore di «Sua Santità», il libro che ha reso pubbliche alcune carte segrete del Papa e per il suo editore Lorenzo Fazio di Chiarelettere. Nel mirino degli investigatori ci sono cinque persone che, con diverse ipotesi di reato (furto aggravato, ricettazione, attentato alla sicurezza dello Stato) potrebbero finire a giudizio.
Benedetto XVI, nella preghiera di chiusura del mese mariano, auspica che ci sia più letizia anche in Vaticano: «La “famiglia” della Santa Sede serve la Chiesa universale». I legali del maggiordomo papale, Paolo Gabriele, detenuto da nove giorni nella caserma della Gendarmeria, presenteranno al giudice istruttore la richiesta di libertà vigilata o di arresti domiciliari. Intanto le indagini sulla fuga di carte riservate dal Vaticano e dal tavolo di lavoro del Pontefice si stanno concentrando sul materiale sequestrato nell’appartamento dell’assistente di camera di Benedetto XVI.
Fra la documentazione rinvenuta nel corso delle perquisizioni e ora all’esame dei magistrati della Santa Sede, ci sono anche documenti scritti in tedesco, la lingua parlata dal Papa, e da pochi altri stretti collaboratori, ma non dallo stesso Gabriele. Gli interrogatori del maggiordomo del Pontefice non cominceranno prima della settimana prossima, forse tra lunedì e martedì. Perché ciò avvenga, infatti, l’avvocato di Gabriele, Carlo Fusco, dovrà avanzare istanza formale. In questi giorni l’indagato sta infatti avendo diversi colloqui con il suo legale e ha dichiarato la propria intenzione di collaborare per consentire di appurare la verità su quanto è avvenuto. Sentire Nuzzi servirà invece ad accertare se c’è stato il passaggio di carte tra il maggiordomo e l’autore del libro.
«De facto» stanno seguendo percorsi paralleli le inchieste sui «corvi» condotte dalla commissione cardinalizia, che riferisce al Pontefice e al suo segretario don Georg, e dalla gendarmeria, che fa riferimento al segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Con il trasferimento negli Usa dell’arcivescovo Viganò (entrato in rotta di collisione con Bertone dopo la sua denuncia di malaffare in Curia), i nuovi vertici del Governatorato, Bertello e Sciacca hanno posto l’ispettorato guidato dal comandante Domenico Giani nell’alveo bertoniano. E così la Santa Sede ha dovuto precisare che i cardinali possono essere interrogati solo dai loro pari grado Herranz, De Giorgi, Tomko.
Insomma c’è divergenza anche tra le due entità che stanno indagando sulla fuga di notizie da cui esce gravemente incrinata l’attuale «governance» vaticana, impegnata in una lotta senza quartiere con la vecchia guardia diplomatica (Sodano, Sandri, Re).
L’attivismo della gendarmeria tra bunker per le intercettazioni di telefonate e mail, hacker ingaggiati per scoprire le «talpe» e indagini negli uffici curiali turba consolidati assetti interni. E in questo clima di veleni e sospetti, torna oggi a riunirsi la commissione di vigilanza sullo Ior, dopo che venerdì scorso i cardinali che la compongono si erano spaccati sul brusco allontanamento del presidente Ettore Gotti Tedeschi. Da oggi a domenica arriva per il Papa la boccata d’ossigeno tanto attesa, fuori dal clima dei «veleni» e dalla bufera che ha investito il Vaticano e scosso il governo della Chiesa. Benedetto XVI punta sull’Incontro della famiglie di Milano per riportare in primo piano valori pastorali e spirituali rimasti offuscati dall’imperversare del ciclone «Vatileaks». Intanto ieri sera, alla tradizionale processione nei Giardini vaticani, di fronte anche ai cardinali di Curia e ai vescovi, il Pontefice ha auspicato che la «letizia spirituale sia più consolidata nei nostri animi, nella nostra vita personale e familiare, in ogni ambiente», e «specialmente nella vita di questa famiglia che qui in Vaticano serve la Chiesa universale». Corvi e talpe non spaventano il Papa teologo.
© Copyright La Stampa, 1° giugno 2012
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2 commenti:
e i prelati?
o dovremmo credere che questa azione sia tutta opera dei laici?
O si ha paura di toccare certe persone?
Calma.
Per procedere contro un prelato è giusto e prudente che siano le prove raccolte presso i laici a coinvolgerlo. Altrimenti ci si esporrebbe all'accusa mediatica di regolamento di conti interno. Occorre invece che sia chiaro che si fa semplicemente giustizia, senza privilegi ma anche senza accanimenti personali.
Alberto
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