mercoledì 27 giugno 2012
I saluti al Pontefice. Nessuna crepa nei nostri cuori
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I saluti al Pontefice
Nessuna crepa nei nostri cuori
A dare il «caloroso benvenuto» al Papa, ringraziandolo per la visita, sono stati Vasco Errani, presidente della regione Emilia-Romagna, e il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna.
Un primo commosso pensiero Errani ha rivolto alle vittime dei terremoti e a don Ivan Martini, «testimone di un impegno e di una vicinanza spirituale vera della Chiesa, dei parroci, dei vescovi, delle associazioni del volontariato cattolico verso chi ha meno e chi soffre, che in questi giorni è stata molto importante per alleviare le tante ferite, in piena collaborazione con le istituzioni. Queste persone sono state colpite mentre svolgevano il loro lavoro, con i gesti quotidiani che rendono un consorzio umano, un paese, qualcosa di più: una comunità». Una comunità, ha detto, «che non cede alla disperazione e allo sconforto» ma «guarda avanti e vuole costruire qualcosa per domani».
Errani ha poi proseguito sottolineando che, «affrontata la prima emergenza con una grande solidarietà e una grande collaborazione davvero corale -- ricordiamo i tantissimi volontari e in primo luogo la grande collaborazione del Dipartimento nazionale della Protezione civile, per cui ringraziamo il prefetto Gabrielli -- abbiamo detto: prima di tutto le scuole. Perché una società moderna e solidale si misura da come tratta anziani e bambini. Come abbiamo considerato sanità e assistenza una priorità nell'emergenza, così vogliamo essere pronti, in modo dignitoso, per il prossimo anno scolastico».
«In parallelo -- ha proseguito -- abbiamo detto: ripresa in sicurezza del lavoro e delle attività produttive. Perché in questa straordinaria pianura fra Reggio, Modena, Ferrara e Bologna si trova un concentrato di buona economia e di buona occupazione che dobbiamo salvaguardare e rilanciare non solo per noi ma per il bene dell'Italia e dell'Europa. In sicurezza significa elevando subito, con interventi ad hoc, la tenuta degli edifici produttivi».
«Assieme a ciò -- ha spiegato -- si lavora sul patrimonio storico, artistico, religioso per ricostruire i nostri centri storici, tratto sostanziale della nostra vita comunitaria. Interverremo sulle abitazioni civili per dare soluzioni dignitose a chi ha la casa inagibile, in tempi accettabili, certamente prima dell'inverno, e accelerando il riconoscimento dei danni. Il tutto in trasparenza, sconfiggendo subito possibili infiltrazioni illegali, criminali e mafiose, lavorando alla luce del sole, con la collaborazione essenziale con il governo nazionale, a cui non chiediamo assistenza ma collaborazione, e le istituzioni democratiche». Si tratta di «una sfida con noi stessi, con la burocrazia, con quella forma di indifferenza che spesso subentra al grande cuore delle prime settimane che seguono un dramma come il terremoto». Una sfida da vincere -- anche con il sostegno della preghiera e la solidarietà «concreta e generosa» del Papa -- «non solamente per noi, ma anche, come ci ha indicato il presidente Giorgio Napolitano, per dimostrare a tutti che l'Italia ce la può fare. E poi non solamente per rendere doveroso onore alle vittime, al loro sacrificio, al gesto così umano e così altamente simbolico di don Ivan, ma anche per dare un significato e un orizzonte di tanti colori ai nostri figli».
Subito dopo il cardinale Caffarra ha ricordato come questo popolo abbia «perduto ciò che aveva di più caro: le sue case, le sue chiese, i suoi municipi, i luoghi del lavoro». Ha rimarcato l'eroica testimonianza di condivisione dei sacerdoti; il lavoro di tutti, specie dei volontari. «Alcuni giorni orsono -- ha raccontato -- un bambino mi ha detto: “Eminenza, ci sono tante crepe nelle nostre case, ma nessuna nei nostri cuori”. Pur così duramente flagellato, questo popolo sta ritrovando un'unità più vera e più profonda». Il cardinale ha anche ricordato le parole di speranza di Giovanni Guareschi, «il più emiliano degli scrittori, attraverso l'indimenticabile figura sacerdotale di don Camillo dopo la famosa alluvione». Con il Papa, ha concluso, la gente avrà più forza per «vivere questo momento così triste e faticoso nella luce della fede e nella certezza della speranza che non delude».
(©L'Osservatore Romano 27 giugno 2012)
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