Sette anni fa moriva Papa Wojtyla: intervista col postulatore della Causa di Canonizzazione
Oggi si celebra il settimo anniversario della morte di Papa Wojtyla, salito alla casa del Padre la sera del 2 aprile 2005. Tante le iniziative in tutto il mondo per ricordare il Beato Giovanni Paolo II, un Pontefice che continua ad essere vivo nel cuore di tanti, come ci riferisce il postulatore della Causa di Canonizzazione, mons. Slawomir Oder. L’intervista è di Sergio Centofanti:
R. - È vero che oggi celebriamo la memoria della sua morte, ma ricordiamo che per i cristiani, il giorno della morte, è il “dies natalis”. Ed è vero anche che Giovanni Paolo II è rimasto nei nostri cuori ed è rimasto in mezzo a noi come persona amata. È entrato nei nostri cuori, è entrato nelle nostre case. In tante case sono rimaste le sue foto, le benedizioni che lui ha rilasciato, come segno della sua vicinanza. Ma la cosa più importante è che veramente è rimasto nei cuori delle persone. Un segno molto particolare e tangibile di questa presenza, sono le costanti visite alla sua tomba a San Pietro. Un altro fenomeno che è cresciuto in quest’ultimo anno - il primo anno dalla sua Beatificazione - è quello del pellegrinaggio delle reliquie che è sorto in maniera spontanea. È iniziato con la presenza della reliquia del sangue durante la Giornata mondiale della gioventù a Madrid, per poi proseguire il suo pellegrinaggio internazionale. La prima tappa è stata il Messico, con la visita di tutte le diocesi del Paese, poi la Colombia, con la visita di alcune diocesi. Attualmente il reliquiario si trova in Nigeria. In qualche modo questa presenza del Beato in mezzo a noi ricalca la sua attività quando era in vita, la dimensione internazionale del suo ministero. Ma la cosa che forse si percepisce ancora di più adesso è l’abbondanza dell’amore che lui ha seminato. E infatti, la presenza, non è semplicemente la presenza fisica, che poi con il tempo in maniera naturale viene meno, perché questo è il decorso della vita umana, ma la presenza significa la presenza delle idee, la presenza dei sentimenti, la presenza, soprattutto dell’amore che uno ha donato, e adesso riceve come ricordo caro ed affettuoso.
D. - Ancora oggi risuonano le sue parole di inizio Pontificato “Non abbiate paura, aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!” … un messaggio ancora molto attuale…
R. - È un messaggio assolutamente attuale, pressante, impegnativo e incoraggiante. È un momento in cui sicuramente la Chiesa vive i segni di tante difficoltà, di chi non vede la sua presenza come una presenza positiva. Ecco, il segreto di questo “ Nolite timere!”, che lui ha gridato in Piazza San Pietro, era il suo essere radicato nel mistero di Dio. Lui stesso lo diceva: “L’uomo che sta di fronte a Dio, l’uomo immerso in Dio, non ha paura di nulla. Non deve aver paura di nulla”. Ecco, risentiamo in queste sue parole, in questa sua esperienza, sicuramente profonda, che possiamo definire mistica, sentiamo le parole di San Paolo: “Chi ci potrà separare dall’amore di Cristo?”.
D. - Dopo sette anni, che ricordo di Papa Wojtyla porta nel cuore?
R. - Di una persona vera, autentica. Di un uomo di grande intelligenza, di grande cultura, ma soprattutto di grande spiritualità; ma nello stesso tempo, un uomo di spessore religioso e culturale… Era un uomo di vicinanza, di attenzione, con una capacità di vedere anche coloro che non venivano visti, osservati, notati dagli altri. Ecco, un uomo che era capace di entrare effettivamente in sintonia con i sentimenti del suo interlocutore. Un uomo che sapeva scrutare il cuore della persona, e sapeva trovare sempre la parola giusta per poter dare coraggio e invitare ad affrontare la vita con la speranza cristiana.
D. – A che punto è la Causa di Canonizzazione di Giovanni Paolo II?
R. – Naturalmente, l’iter della causa non è finito immediatamente dopo la Beatificazione. La Beatificazione è solamente una tappa. È vero che per la Canonizzazione non è necessario più lo studio della vita e delle virtù che costituivano lo studio previo per la Beatificazione. Attualmente, siamo in attesa di captare il segno di Dio per poter andare avanti con il processo di Canonizzazione: quel segno di Dio è un nuovo miracolo. Al momento, posso dire che mi arrivano, da tante parti del mondo, numerose segnalazioni di grazie attribuite all’intercessione del Beato Giovanni Paolo II e alcune sicuramente sono interessanti. Al momento, sto aspettando la documentazione per poter dare inizio ad uno studio più approfondito per fare un buon discernimento. (bi)
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1 commento:
Stendo un pietoso telo sulle reliquie e l'orrido simulacro in cera portati in tour in lungo e in largo. Mi pare di scorgere una certa salutare prudenza nelle parole di Mons. Oder e me ne compiaccio! Certo che con una macchina propagandistica di tal genere è ben difficile che sul beato Papa polacco cada l'oblio o che possa essere consideraro altro che un santo. Non mi pare che per il beato Giovanni XXIII, per fare un esempio, sia stato fatto altrettanto o che registrino segnalazioni giornaliere di presunti miracoli dovuti alla sua intercessione. Mah, mysterium fidei!
Alessia
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